Un patto per educare. Quanto è accaduto con la pandemia richiama tutti a lavorare insieme contro le povertà educative
Quanto è accaduto con la pandemia richiama tutti, anche le comunità ecclesiali, a lavorare insieme contro le povertà educative e la dispersione scolastica
L’emergenza da Covid-19 è stata ed è tutt’ora per la scuola italiana e per tutte le sue componenti un tempo difficile, tuttavia non va trascurato un aspetto di capitale importanza. Quanto è accaduto ha riportato l’attenzione sull’educazione e sulla scuola, mettendo in evidenza, oltre a tanti altri fattori, la centralità dell’educazione come bene comune primario che chiede di essere tutelato e incrementato; la scuola è tornata a essere riconosciuta non solo come il veicolo fondamentale nella trasmissione del patrimonio culturale, ma come luogo di educazione alla socialità, cioè luogo che attraverso il suo stesso essere comunità educa a “fare comunità”, nel rispetto dei diritti di ognuno e nel dovere reciproco alla solidarietà.
Custodire il frutto di questo tempo vuol dire valorizzare anche nella riflessione e nel dialogo quanto è accaduto in questi mesi, soprattutto le emozioni, i sentimenti, le azioni, le difficoltà. Dalla grande reazione collettiva delle comunità scolastiche unite dal desiderio di dare continuità educativa, dalla densità delle varie esperienze umane e dalle diverse sperimentazioni didattiche emerge comunque, anche di fronte alla “frammentazione” del sistema scolastico e del Paese, un’immagine di scuola che condivide una visione forte e alta dell’educazione.
Tutte le forze del nostro Paese sentono ora di essere chiamate a passare dalle idee ai fatti, così da ri-creare le condizioni per affrontare in modo nuovo e più efficace la battaglia contro le povertà educative e la dispersione scolastica, attraverso il rilancio dell’autonomia e il rapporto con il territorio, ponendo sempre la persona al centro di ogni scelta. La prospettiva non può essere solo quella dell’hinc et nunc, ma deve abbracciare il medio e lungo periodo.
Le nostre comunità cristiane non possono non sentirsi parte attiva in questa progettualità che chiama in causa tutti gli attori sociali: lo ha ribadito il Papa promuovendo il Patto educativo globale, ricordando l’esigenza di passare dalla frammentazione alla ricostruzione e realizzare un “villaggio dell’educazione” attraverso l’alleanza fra i diversi soggetti dell’educare (famiglia e scuola) e le agenzie educative. Se le nostre parrocchie vivono in e al servizio di un territorio, non possono rimanere indifferenti a questa chiamata e, qualora non fossero altri soggetti istituzionali a farsene carico come sarebbe corretto, dovrebbero loro stesse farsi promotrici di iniziative che generino processi nuovi a sostegno dell’educazione.
Tra queste iniziative meritano un’attenzione speciale i cosiddetti “patti educativi di comunità” che non sono altro che un modo per «costruire comunità» facendo della scuola il perno di un nuovo servizio al bene comune. Traggono ispirazione dai “patti di corresponsabilità” tra scuola e famiglia (Dpr n. 235/2007), ma li superano in un coinvolgimento del territorio nella sua complessità, a favore di percorsi di comune responsabilità tesi alla prevenzione e alla lotta dei fenomeni di intolleranza, razzismo, violenza, bullismo, sfruttamento dell’ambiente, disuguaglianze, e attraverso l’assunzione di precisi impegni e condivisione di obiettivi e metodi.
I patti educativi di comunità si sono rivelati l’arma vincente in situazioni di grave emergenza come il terremoto che ha sconvolto l’Emilia nel 2011, ma anche in contesti ordinari di relativo benessere socio-economico, come alcuni comuni della Lombardia.
Nella loro realizzazione sono stati coinvolti i consigli di istituto delle scuole locali, i consigli comunali, i consigli pastorali delle parrocchie, e altre istituzioni, nonché associazioni di volontariato, culturali e sportive. Lavorando insieme in risposta ai bisogni dei bambini, dei giovani e delle famiglie del territorio, hanno favorito anche il rinvenimento e la liberazione di risorse che sembravano impossibili da reperire. I patti educativi di comunità richiedono che ciascuno si assuma le proprie responsabilità, si apra ed esca dalle proprie mura e dialoghi con l’esterno: una bella sfida anche per le nostre comunità ecclesiali.