Un amore più grande. Il 22 ottobre ricorrono i 25 anni dalla morte della serva di Dio Maria Cristina Cella Mocellin
Il 22 ottobre ricorrono 25 anni dalla morte di Mariacristina Cella Mocellin e, come ogni anno, la parrocchia di san Nazario nell’unità pastorale del Medio Brenta, la ricorda con una messa che quest’anno è stata presieduta dal Vescovo Claudio e preceduta da letture meditate tratte dai suoi scritti. Ne aveva 26 quando è morta a causa di un tumore. Si era sottoposta alle sole terapie che non avrebbero danneggiato la salute del terzo figlio che portava in grembo.
Giovedì 22 ottobre saranno trascorsi 25 anni dalla morte di Mariacristina Cella Mocellin e, come ogni anno, la parrocchia di San Nazario nell’unità pastorale del Medio Brenta la ricorderà con una messa che quest’anno sarà presieduta dal vescovo Claudio Cipolla e preceduta da letture meditate tratte dai suoi scritti. Mariacristina aveva 26 anni quando è morta a causa di un tumore. Si era sottoposta alle sole terapie che non avrebbero danneggiato la salute del terzo figlio che portava in grembo. «Vivo questa vedovanza umana da 25 anni – racconta il marito Carlo Mocellin – Ci sono vuoti che non possono essere colmati, mi è mancata l’esperienza di vita insieme, ma il pieno che è arrivato da questo vivere ti porta a sentirti felice. È un continuo rinnovarsi, crescere. C’è la sofferenza, che è quella che ti fa tenere i piedi per terra, ma c’è anche tanta gioia. Quando ami di un amore vero, quando entri in una dimensione diversa di bene e amore, capisci che lei è sempre qui. Non è mamma coraggio, il suo non è stato un atto eroico, ha donato la vita a Dio, ha vissuto nella scuola di Gesù. Il suo è un messaggio di forza, di un amore sconvolgente rispetto a quello umano».
Mariacristina testimonia che quando vivi alla scuola del Vangelo nulla è impossibile. Ha seminato, facendo ciò che Gesù le ha messo nel cuore. La sua era una fede vissuta nel quotidiano, nella famiglia, nell’essere madre. «Immagino questa donna – afferma il vescovo – come una signora con dei bambini e con tanta fede, con tanta sensibilità dal punto di vista spirituale, ma vissuta nell’ordinarietà, nella quotidianità, come mamma e moglie, come credente che partecipava alla vita di una comunità, che ha poi affrontato il tema della malattia. Ha attraversato la vita con fede. Una donna normale, come tante ce ne sono nelle nostre parrocchie, ma una normalità che si trasforma in testimonianza e che dice che è possibile per tutti credere in ciò che ci insegna il Vangelo, aderire alla testimonianza dei cristiani santi che ci hanno preceduto, vedere come il Vangelo anima e dà vita alle persone».
Concretezza e coerenza sono due parole che il marito associa alla moglie, insieme anche a fermezza e convinzione nelle scelte. «Non si è inventata nulla – chiarisce Carlo Mocellin – e le persone lo hanno capito. La santità è per ognuno di noi, il suo era un messaggio di grande forza». «La scelta che ha fatto, nella malattia, di dare attenzione al bambino – conclude il vescovo – dà il senso di un rispetto della vita, della preziosità della vita, di ogni vita. Diventa un annuncio del mistero di Dio che è all’origine della nostra vita. Non è solo affetto nei confronti del bambino che verrà, è testimonianza di rispetto e venerazione nei confronti di una vita che sta arrivando. È accettazione di un rischio e segno di abnegazione nei confronti della propria vita personale che viene persa per poter dar vita a una nuova creatura».
La causa
Per Mariacristina è in corso la causa di beatificazione e canonizzazione
«L’istruttoria diocesana e romana è conclusa – spiega don Marco Cappellari, direttore dell'Ufficio diocesano della cause dei santi – Mariacristina corre per l’esercizio eroico delle virtù o dell’offerta della vita. La prossima tappa è la commissione teologica, se il voto sarà favorevole si passerà in commissione cardinalizia e quindi il sommo pontefice esprimerà la conclusione. Se tutto andrà bene, verrà dichiarata venerabile e si aprirà la possibilità della beatificazione, il cui culto sarà delimitato al territorio padovano».
Mariacristina è la santità possibile. In Valbrenta un'amica per tutti
Il legame con Mariacristina nasce, in chi appartiene alle comunità cristiane dell'unità pastorale del Medio Brenta, al di là dell’averla conosciuta. È una figura familiare, vicina, amata, è punto di riferimento. La sua scelta esprime speranza e fede, anche oggi. Nel quaderno posto accanto alla cappellina, in cimitero a San Nazario, ogni giorno qualcuno scrive una frase, un pensiero, una preghiera. È luogo di devozione. «Ogni anno – afferma don Massimo Valente, parroco dell’unità pastorale – ricordiamo la morte di Mariacristina. È figura ancora molto viva, grazie anche alle testimonianze del marito, perché i valori che ha messo in primo piano nella sua vita, il suo essere giovane, ma aver trovato nel Signore la sua strada, sono di grande impatto, anche sui ragazzi».
Gli amici di infanzia, quelli di Cinisello Balsamo, luogo dove era nata, portano avanti la sua memoria attraverso l’Associazione Amici di Cristina onlus, che conta una cinquantina di iscritti anche dell’unita pastorale del Medio Brenta. Mariacristina possiede il carisma dei giovani, affascina con i suoi scritti dove si ritrovano ricerca vocazionale e interrogativi profondi. La sua è stata una vita affascinante perché profondamente umana, piena di dubbi e di ricerca, tipica degli adolescenti e dei giovani.
«Si tende a mostrare la sua figura e la sua scelta come culmine del suo cammino – dicono i volontari di San Nazario – ma dietro c’è un percorso di alta spiritualità, totale abbandono e fiducia. Cristina è bella perché è ragazza, giovane, madre di tutti i giorni, è santità vicina alla gente semplice».