Un Paese col mal di pancia e senza fiducia. Ma da fuori il mondo vede il nostro lato migliore
Non abbiamo molta fiducia nelle nostre potenzialità, ma fortunatamente l’opinione degli altri è diversa.
È opinione diffusa tra i cittadini di abitare in un’Italia in ritardo, incapace di offrire risposte sul presente e di proiettarsi verso il futuro in modo positivo. I sentimenti che prevalgono sono di insicurezza e di rabbia, e alcuni li cavalcano senza troppe remore. In effetti problemi ce ne sono, a partire dall’incapacità di invertire l’inverno demografico fino ad arrivare alle difficoltà del mercato del lavoro per le nuove generazioni, agli sterili tentativi di ridurre le disuguaglianze socio-economiche a partire dalla distanza tra il Nord e il Sud del Paese o all’emorragia di giovani che emigrano.
Eppure ci sono segni importanti che andrebbero rilevati per capire da dove è possibile partire per invertire la rotta. La ricerca ITALIA, promossa da Union Camere insieme alle Fondazioni Symbola ed Edison, raccoglie alcuni dei risultati del sistema Paese, che vengono apprezzati all’estero, anche se segnala la sfiducia degli italiani, quando rileva che, mentre l’Italia è tra i primi 10 Paesi del mondo per investimenti in ricerca e sviluppo, solo il 13% ne è consapevole e il 45% ritiene l’informazione una bugia, oppure quando si osserva che l’Italia è il primo Paese in Europa per riciclo di rifiuti col 76,9% sul totale di quelli prodotti, solo il 10% lo ritiene credibile, invece per il 51% è un’affermazione falsa.
Insomma non abbiamo molta fiducia nelle nostre potenzialità. Fortunatamente l’opinione degli altri è diversa. L’italianità è ricercata nel mondo come testimonia il numero di ricerche su Google di parole chiave per il made in Italy, cresciuto del 56%. L’attrazione è anche culturale, dato che la nostra lingua è la più studiata al mondo dopo l’inglese, il cinese e lo spagnolo. Siamo tra i primi nel manifatturiero, nell’agroalimentare, nell’economia circolare, nel turismo, nella creatività.
Interessanti appaiono le caratteristiche delle esperienze di successo, che presentano tutte alcune caratteristiche simili: la capacità di combinare innovazione nella tradizione, la forza di creare sinergie tra realtà territoriale, comunità, capitale umano e culturale. L’immagine sintetica che offre la ricerca è quella della “soft economy” cioè un’economia dolce che si fonda su conoscenza, valorizzazione dell’identità comunitaria e rispetto dell’ambiente.
L’indagine ci mostra che l’Italia e gli italiani sono ancora in grado di promuovere esperienze positive e di successo nel mondo. Quello che manca è un’azione coordinata, di governance, che sia in grado di mettere a sistema le buone pratiche in modo da contrastare il mal di pancia diffuso che danneggia il clima culturale, oltre a soffocare nelle lamentazioni la speranza.