Ucraina. Vittorio Veneto, “l’inserimento dei bambini a scuola, tra prime timidezze, mediatori e l’aiuto dell’inglese”
Il settimanale diocesano racconta l'esperienza all’Istituto comprensivo Zanzotto di Vittorio Veneto, dove i bambini finora inseriti sono poco meno di una decina, tra primarie e medie
Tanti bambini ucraini in arrivo sono in età scolastica e si stanno inserendo, con tempistiche e organizzazioni diverse, nelle nostre scuole. Per raccontare un esempio, siamo andati all’Istituto comprensivo Zanzotto di Vittorio Veneto, dove i bambini finora inseriti sono poco meno di una decina, tra primarie e medie.
“Sono tutti a lingua zero (che in gergo scolastico significa che non sanno una parola di italiano, ndr) – racconta una insegnante – e distribuiti in classi diverse. Per fortuna sanno un po’ di inglese che, anche se a livello scolastico, permette di dialogare con una certa facilità: soprattutto, avendo studiato un po’ di inglese, hanno anche cominciato ad usare il nostro alfabeto e non solo quello cirillico”.
Alcuni sono arrivati in Italia con le mamme (che hanno parenti a Conegliano, e per questo sono arrivate nel nostro territorio), uno è ospite della nonna che già viveva per lavoro in città. “La presenza di questa nonna ucraina è preziosa anche per dialogare con le mamme degli altri”.
I primi bambini sono arrivati già da diversi giorni, all’inizio della guerra.
“Non hanno vissuto il trauma di bunker, bombardamenti e distruzioni. Forse anche per questo quando sono arrivati erano abbastanza sereni e hanno apprezzato molto l’accoglienza e anche le nostre scuole, più belle e colorate di quelle ucraine. Il primo giorno dopo un momento di imbarazzo, le bambine si sono sciolte nel ballo e nel canto, e già alla prima ricreazione si erano inserite: in una classe c’era anche già un bambino ucraino, da anni in Italia, che aiuta con le traduzioni, abbracciato tra i sorrisi dalle nuove compagne. Ora qualcuna ha dei momenti di malinconia, forse sta realizzando la situazione che sta vivendo.
Negli anni abbiamo accolto già tanti bambini stranieri e per esperienza credo che tra due-tre mesi saranno perfettamente integrati. Dal punto di vista didattico, la prima necessità è insegnare un po’ di italiano per capirsi. Per il resto c’è tempo”.
Nei giorni successivi sono arrivati altri bambini, distribuiti nelle varie classi, riservando anche qualche ora alla settimana solo tra loro ucraini, con un insegnante dedicato, per aiutarli a far gruppo.
I nostri bambini come hanno accolto i nuovi compagni?
“Molto bene. All’ingresso della scuola abbiamo messo un cartellone (nella foto) con la scritta ‘Pace’ e lo stampo delle mani di tutti i bambini, e poi sistemato dei fiori gialli e azzurri come la bandiera ucraina: così abbiamo anche preparato i bambini ad accogliere i nuovi compagni”.
Alessandro Toffoli (*)
(*) articolo pubblicato originariamente su “L’Azione” di Vittorio Veneto