Tutti insieme (appassionatamente?). Gli aspetti, positivi e meno, del combinato disposto di smartworking e Dad
Il periodo della quarantena ci è caduto addosso come una tegola e ci siamo ritrovati a dover conciliare in casa le esigenze di genitori in smartworking e di figli in didattica a distanza (DaD).
Dallo scorso marzo molti italiani hanno trasformato radicalmente la routine lavorativa e hanno iniziato a svolgere la propria professione in smartworking, detto anche “lavoro agile”.
Lo smartworking è per alcuni Paesi europei una pratica già avviata da tempo per i vantaggi che esso pare offrire alle aziende e anche ai lavoratori. Nel primo caso, i datori di lavoro hanno la possibilità di ridurre i costi di gestione degli ambienti destinati ai dipendenti e anche di poter contare su una maggiore flessibilità oraria degli stessi. Nel secondo, lo smartworking apparirebbe una formula maggiormente sostenibile sia dal punto di vista del benessere psicofisico del lavoratore, che della gestione familiare.
Il condizionale è d’obbligo perché, soprattutto per quanto concerne la gestione familiare, qualche criticità è emersa nel corso di questi mesi. Il periodo della quarantena ci è caduto addosso come una tegola e ci siamo ritrovati a dover conciliare in casa le esigenze di genitori in smartworking e di figli in didattica a distanza (DaD). A testimoniare il disagio sono circolate in rete una serie di vignette satiriche o video divertenti che immortalavano la famiglia italiana in isolamento col mondo esterno e alle prese con oggettivi problemi di coesistenza di DaD e smartworking.
Insomma, si tratta di adattarsi a un nuovo stile di vita e, come sempre accade in questi casi, occorrono tempo e buone riflessioni.
Partiamo dagli aspetti positivi. Lo smartworking offre l’opportunità di trascorrere più tempo con i propri figli e approfondire anche il loro modo di vivere la scuola e il momento dell’apprendimento. Alcuni genitori hanno potuto toccare con mano le difficoltà dei propri ragazzi e in alcuni casi si è innescato un interessante meccanismo di cooperazione. Anche i figli hanno potuto approfondire le peculiarità e criticità della professione dei propri genitori. In un certo senso hanno “familiarizzato” con la giornata genitoriale, che fino a pochi mesi prima era essenzialmente fatta di “assenza” almeno fino alle ore 17.
Sono tornati i pranzi in famiglia. Certamente rapidi e conditi da stress, ma consumati in presenza e con l’opportunità, se non altro, di guardarsi negli occhi. Sono scomparsi pure il nervosismo delle attese interminabili in auto in mezzo al traffico, magari trascorse nel mutismo dei passeggeri concentrati sui piccoli personali drammi della giornata. La contemporanea presenza in casa rende anche più numerose le occasioni da dedicare alla tenerezza tra gli umani attraverso piccoli gesti e anche, perché no, con i preziosi animali domestici.
Ma la convivenza così serrata e continua innesca naturalmente anche frizioni e piccoli scontri. La gestione degli spazi e della connessione non è affatto semplice. Il lavoro, poi, svolto in casa porta a una sorta di intermittente “alienazione”. Cadono i confini della giornata lavorativa che diventa pervasiva e tende a cannibalizzare anche gli altri spazi della vivere insieme. Il rischio è di trasformare l’abitazione in una specie di alveare con celle insonorizzate e non comunicanti, dove schiantarsi in una solitudine straniante. Non è detto, poi, che la gestione delle relazioni familiari ne benefici, soprattutto quando i figli sono piccoli e richiedono continue attenzioni anche durante l’orario di lavoro dei propri genitori. C’è poi la questione “abbrutimento”. Stare troppo chiusi in casa, con i piedi “a mollo” nello stress non aiuta affatto il benessere psicofisico.
Gli psicologi suggeriscono organizzazione e condivisione familiare nella gestione del tempo lavorativo. Incoraggiano i genitori a parlare con i figli del proprio lavoro, a interessarsi in maniera più approfondita del tempo scuola dei propri figli e a cercare assieme soluzioni per l’organizzazione della giornata.
Ancora una volta una buona comunicazione verbale ed emotiva diventa condizione essenziale per l’equilibrio e il benessere dell’intero nucleo familiare.
I tempi ci offrono un’occasione preziosa per reimpostare le dinamiche familiare e ricavare dal cambiamento, stavolta epocale, una buona occasione di crescita e di rinnovamento felice.