Servizio civile e green pass, primi casi di esclusione dall’attività

Il caso di una ragazza senza green pass in un ente di accoglienza di Associazione Mosaico, in Lombardia: la ragazza senza green pass era stata messa a svolgere attività formativa in remoto, ma il Dipartimento ha provveduto a comunicare la rescissione del contratto di servizio. Di Blasi: “Il 90-92% di giovani hanno il green pass. I problemi si potrebbero avere per la percentuale restante”

Servizio civile e green pass, primi casi di esclusione dall’attività

Dopo la Comunicazione del Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio Civile Universale dello scorso 15 ottobre, che stabilisce l’obbligo del green pass per tutti i giovani in servizio, arrivano notizie dei primi casi di esclusione. Il Dipartimento ha stabilito infatti che “l’operatore volontario che non adempia a quanto previsto dovrà essere, ove possibile, reimpiegato in altra attività che non preveda espressamente il possesso della certificazione richiesta. Laddove ciò non fosse possibile, l’Ente lo segnala al Dipartimento al fine di valutare l’eventuale sospensione o decadenza del volontario”.

“In un ente di accoglienza di Associazione Mosaico – ci dice il presidente dell’ente con sede in Lombardia, Claudio Di Blasi – abbiamo affrontato un primo caso che ha riguardato una ragazza. Dopo una serie di colloqui con gli OLP e con lei, avevamo trovato una strada alternativa permettendogli di svolgere delle attività in remoto, come ad esempio la formazione e il tutoraggio. Richiesta questa rimodulazione al Dipartimento, come previsto dalla normativa, quest’ultimo ha provveduto invece in pochi giorni a comunicarci la rescissione del contratto di servizio dell’operatrice volontaria”.
Secondo il Dipartimento infatti “la rimodulazione non sarebbe dettata da una situazione riferibile ad un cluster nell’ente e/o nel territorio di riferimento e quindi di interesse generale ma, di una scelta del singolo di non aderire all’obbligo di green pass”. “Non abbiamo dati certi del fenomeno qui in Lombardia, ma da un rapido confronto con i nostri enti di accoglienza, possiamo stimare un 90-92% di giovani che hanno il green pass. I problemi si potrebbero avere per la percentuale restante, soprattutto se lo stato di emergenza venisse prorogato oltre il 31 dicembre”, conclude Di Blasi. Interpellati per l’occasione, i responsabili di altri enti di servizio civile ci hanno confermato la presenza di casi analoghi nei loro progetti, anche se l’entità dei numeri sarebbe molto bassa.

Intanto è stato approvato in Commissione Affari Costituzionali al Senato l’emendamento al DL 127/21 “Estensione certificazione verde Covid-19 e rafforzamento screening”, proposto  da un gruppo di senatori della Lega, prima firmataria la sen. Erica Rivolta. Il provvedimento è atteso in Aula martedì 9 novembre. Se venisse approvato in via definitiva anche l’operatore volontario in servizio civile senza green pass potrebbe essere considerato “assente ingiustificato”, non percependo il compenso in base ai giorni di assenza, ma senza conseguenze disciplinari e senza interruzione del contratto di servizio da parte del Dipartimento, come avvenuto invece nel caso della volontaria dell’Associazione Mosaico.

Francesco Spagnolo

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)