Scienza e innovazione: non è una questione di genere

Nell'Aula Magna di Palazzo Bo gremita di personalità istituzionali, scientifiche e accademiche, prevalentemente maschili, risuonano le parole dell’immunologa Antonella Viola invitata alla tavola rotonda: “Scienza e innovazione: non è una questione di genere” nell’ambito della Conferenza delle addette e degli addetti scientifici e spaziali 2023 dal titolo "La diplomazia scientifica al servizio della crescita dell'Italia" in programma oggi e domani a Padova.

Scienza e innovazione: non è una questione di genere

«È necessario combattere gli stereotipi di genere e superare le barriere che ancora oggi precludono alle donne ruoli importanti nel mondo del lavoro. Iniziare fin dai primi anni di vita dei bambini a diffondere una cultura di parità di genere. Invece ancora oggi troppo spesso i bambini sono educati alla competizione e le bambine alla rinuncia». Questa per l’immunologa Antonella Viola è la strada maestra per avere parità di genere.

Alla tavola rotonda – aperta dal Sottosegretario agli Affari esteri e alla Cooperazione internazionale Giorgio Silli e moderata dal giornalista del Corriere della Sera Giovanni Caprara – hanno preso parte, anche, Amalia Ercoli Finzi, ingegnera aerospaziale; Chiara Montanari, prima italiana capo spedizione in Antartide; Cinzia Zuffada, presidente Italian Scientists and Scholars of North America Foundation (Issnaf) e Piera Levi-Montalcini, nipote della Nobel e presidente dell'Associazione Levi-Montalcini.

2 Scienza e innovazione

«Sono convinta che scienza e innovazione sono una questione di genere perché le donne sono più brave degli uomini». Esordisce provocatoriamente Amalia Ercoli Finzi, prima ingegnera aerospaziale italiana, laureata al Politecnico di Milano. E prosegue «Fin da ragazza mi sono sempre occupata di cose da ingegnere e poi mi sono iscritta al Politecnico, allora eravamo solo 5 ragazze su oltre 650 uomini».

La dott.ssa Viola spiega: «il genere è molto importante nell'innovazione e lo dimostra, per esempio, la medicina. Abbiamo sempre testato i farmaci pensando al funzionamento del corpo maschile, invece, ora stiamo imparando che gli uomini e le donne reagiscono in maniera diversa ai farmaci e dunque occorre modularli per entrambi i sessi. Non dimentichiamo, anche, che i cambiamenti climatici sono una questione di genere. Gli scienziati stanno dimostrando come la nascita di esseri di sesso maschile o femminile dipende molto dall’aumento della temperatura. Quindi cambiare il nostro ambiente naturale comporterà una prevalenza di nascite solo di un determinato sesso».

Cinzia Zuffada è convinta che è necessaria «un’azione concreta per misurare la presenza femminile nelle istituzioni scientifiche» perché le donne ci sono ma non nelle sedi apicali.

E prosegue:«Mi occupo dei programmi e della gestione dei fondi per la ricerca del Jpl e in questo contesto competitivo mi sono dedicata a far sì che ci sia un'equità di opportunità per le donne all'interno. Fino al 2010 è stato molto difficile vedere il lavoro delle donne nell'ambito della Nasa, era tantissimo ma invisibile; le cose sono cambiate con l'amministrazione Obama e il passo successivo è stato passare dalla visibilità e il riconoscimento alla misura, ed è emerso che i numeri delle donne che avevano raggiunto posizioni apicali erano bassi».

Il cambiamento è sicuramente difficile ma possibile se lo si porta avanti al fianco degli uomini e non gli uni contro le altre. «Gli uomini – conclude Ercoli Finzi – devono rendersi conto che il contributo delle donne è anche a loro vantaggio, non è una competizione».

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