Sceneggiatura, riprese, montaggio: venti studenti impegnati al docufilm sull’Italicus
Terminate le riprese di “Italicus, la verità negata”, pellicola di Enza Negroni che indaga la strage del 1974 ancora senza colpevoli, realizzata in collaborazione con i ragazzi del liceo Laura Bassi di Bologna. “Purtroppo di questi argomenti si parla poco a scuola, ma a noi adolescenti interessa la storia e la politica”
“La storia dell’Italicus la conoscevo poco: purtroppo di questi argomenti si parla poco a scuola, e in maniera molto superficiale. È un tema spinoso, spesso ci siamo sentiti ripetere: ‘In classe non si parla di politica!’. Eppure io ho 16 anni, tra due anni voto: se non conosco la storia dell’Italia, anche quella più recente, come posso essere consapevole delle mie scelte?” Federica Giordano è una studentessa del liceo Laura Bassi di Bologna, l’anno prossimo inizierà il terzo anno. Lei, insieme a un gruppo di altri venti ragazzi e ragazze del corso Doc della sua scuola, di sette classi diverse, ha partecipato alla realizzazione del docufilm “Italicus, la verità negata”, di Enza Negroni, di cui sono state appena concluse le riprese.
La pellicola indaga la strage sul treno Italicus del 1974, uno dei più gravi attentati messi in atto durante gli anni di piombo, rimasto ancora senza colpevoli. “È stato molto interessante affrontare questi argomenti e indagare su un pezzo di storia poco conosciuta da noi giovani – continua Federica –. Abbiamo letto le perizie, abbiamo consultato tutti i giornali dell’epoca per capire la cronologia degli eventi, e visualizzato alcuni video di archivio della Rai, per poter scrivere la sceneggiatura. E poi, sul set, abbiamo intervistato i protagonisti di quegli eventi: il progetto ci ha messi alla prova in prima persona”.
Gli studenti del liceo Laura Bassi, coordinati dal professor Roberto Guglielmi, da marzo 2020 hanno partecipato a tutte le fasi di realizzazione del docufilm: dalla ricerca storica sugli anni di piombo e la strategia della tensione, e in particolare sulla strage dell’Italicus, realizzata insieme alla giornalista Antonella Beccaria, fino alla stesura della sceneggiatura, passando per i provini con gli attori per decidere il cast. E poi la realizzazione delle scenografie nei sotterranei della scuola: “Ci siamo messi a pulire tutto, scrostare i muri, faticare: non ho mai pulito così tanto neanche a casa mia – ride Federica –. E poi abbiamo costruito la scenografia con oggetti originali degli anni ’70”.
Gli studenti hanno condotto anche le interviste ai protagonisti della vicenda e hanno avuto una parte attiva nelle riprese sul set, dove hanno lavorato in prima persona alla videocamera, all’audio, alle luci, ma anche come runner e “ciacchista”, per arrivare infine alla fase di montaggio. “Svolgere le interviste mi ha fatto provare tante emozioni differenti – racconta Cecilia Mennetti, un’altra delle studentesse coinvolte nel progetto –. Intervistare una persona significa entrare nel suo mondo, è un lavoro estremamente empatico: attraverso le parole dei protagonisti della storia, ho rivissuto con loro le loro emozioni”.
Girato tra Bologna e l’Appennino, il documentario cerca di fare luce su quello che può essere definito come l’ultimo tassello del cosiddetto “quinquennio nero”, che trova origine nella strage di Piazza Fontana, avvenuta a Milano il 12 dicembre 1969. È l'1.23 del 4 agosto 1974 quando si interrompe la corsa del treno Espresso 1486 Italicus proveniente da Roma e diretto a Monaco di Baviera, a causa di una bomba che esplode nella quinta carrozza, in prima classe. Le vittime sono dodici mentre quarantotto viaggiatori rimangono feriti. Le indagini, nonostante i numerosi depistaggi e le contraddizioni dei testimoni, riescono a dimostrare la natura neofascista dell’attentato, senza però riuscire a individuare i colpevoli.
Attraverso un accurato studio dei tanti materiali raccolti, dopo l’esplosione a San Benedetto Val di Sambro, durante i processi conservati nelle teche Rai e negli archivi della Regione Emilia Romagna, il docufilm alterna parti di fiction a parti documentariste, con interviste alle persone chiave coinvolte: tra gli altri il giudice Vito Zincani, che indagò su “Ordine Nero”, l’organizzazione terroristica che rivendicò l’attentato; Leonardo Grassi, il giudice del processo Italicus bis; Franco Sirotti, fratello di Silver, il ferroviere forlivese che, uscito praticamente incolume dallo scoppio della bomba, con un estintore non esitò a risalire sulla carrozza devastata e in fiamme e che così perse la vita; e Mauro Russo, ferito nell’esplosione.
Le parti di fiction vedono coinvolto un cast proveniente dal territorio, tra cui il bolognese Stefano Pesce, che interpreta un commissario che indaga sull’Italicus, e la ferrarese Miriam Previati, nei panni di una giornalista che segue i vari processi. “È stato bello lavorare con due attori protagonisti che avevano due approcci molto diversi: Stefano Pesce viene dal teatro, mentre Miriam Previati dal cinema – racconta la studentessa del Laura Bassi Martina Spangher –.
Era la prima volta che partecipavo a un vero set, affiancando i professionisti del mestiere. I primi due giorni sono stati destabilizzanti: lavoravamo tutto il giorno, i ritmi erano veloci e i ruoli ben definiti. In quella situazione, però, impari molto di più rispetto a quando studi le stesse cose in classe: è un’esperienza che mi ha formato tantissimo, sia a livello tecnico, perché ho capito come utilizzare gli attrezzi concretamente, sia dal punto di vista umano”.
Il risultato è un docuweb, che è stato caricato sul sito del progetto, e il docufilm vero e proprio, che uscirà in sala a fine anno, per approdare successivamente in televisione. Tempi record se si pensa che, nella realizzazione del progetto, l’emergenza Covid ha complicato molto il lavoro dei ragazzi, che hanno svolto gran parte delle attività in remoto attraverso la didattica a distanza: “Abbiamo fatto solo poche lezioni in presenza, poi è arrivato il lockdown – spiega Federica –. Tutta la ricerca storica l’abbiamo svolta in dad con la giornalista Antonella Beccaria e il professor Guglielmi, così come la scrittura della sceneggiatura. Ci siamo sempre aiutati molto a vicenda, abbiamo collaborato e ci siamo confrontati intensamente: si sono strette anche delle amicizie, questo è stato un valore aggiunto. Chi è arrivato fino in fondo è perché veramente voleva sapere”.
Parlare di questi argomenti, insomma, è essenziale anche in un contesto come quello della scuola. “Non è vero che noi adolescenti non siamo interessati: solo che ovviamente, se nessuno ci informa, non sappiamo neanche che certi fatti siano mai accaduti – conclude Martina –. Dopo che abbiamo iniziato le nostre ricerche, tanti nostri compagni si sono incuriositi, ci hanno fatto domande e hanno iniziato a informarsi su quello che è accaduto. Perché il programma scolastico deve fermarsi alla Seconda guerra mondiale? È riduttivo. La politica fino a pochi anni fa non mi interessava, ora mi rendo conto che tutto nella vita è politica, perché politica significa società. Chi è al governo adesso, nel bene o nel male, è anche frutto di quegli anni. Come puoi capire il presente senza conoscere il tuo passato?”
Alice Facchini