Rientro a scuola, questione (anche) di edilizia. Il rapporto di Con i bambini
La possibilità di ricavare nuovi spazi nelle scuole dipende da diversi fattori, tra cui il fatto che gli edifici siano nati come scuole e la loro storicità. Circa il 77% degli edifici scolastici è stato costruito già con questa funzione. In Liguria circa il 20% del patrimonio edilizio scolastico è stato costruito prima del 1920, in Piemonte il 16% e attorno al 10% in Lombardia
Perché le scuole riaprano, la sicurezza è d'obbligo: nella confusione e l'incertezza che caratterizzano questa fase storica, almeno questo è un punto fermo. Igiene, dispositivi di protezione individuale e distanza fisica saranno – anche questo è chiaro – elementi imprescindibili. Ricavare nuovi spazi, per rendere le classi meno affollate, sarà necessario in buona parte degli istituti scolastici. Ma in che misura e in che modo questo sarà possibile? Prova a rispondere Con i bambini, l'impresa sociale nata per attuare i programmi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, che con Openpolis ha appena pubblicato un rapporto proprio sull'edilizia sul territorio, in particolare per quanto riguarda la possibilità di ricavare spazi alternativi.
Le linee guida per il rientro
A fine giugno, il ministero dell’Istruzione ha presentato le linee guida per il rientro in classe a settembre 2020, che fissano prescrizioni e modalità di comportamento, sia generali sia più specifiche per alcuni casi tipici. Mentre le scelte operative, che devono adattarsi alla situazione concreta sul territorio, sono rimesse ai singoli istituti in collaborazione con gli enti locali, sulla base dell’autonomia scolastica. Sarà dall’applicazione concreta delle linee guida sul territorio che dipenderà il ritorno in aula di ragazze e ragazzi.
“La necessità di mantenere un distanziamento fisico tra gli alunni è alla base dell’impianto delle linee guida – ricorda il report - Infatti il documento del ministero dell’Istruzione cita espressamente le conclusioni formulate nel Comitato tecnico scientifico dello scorso 22 giugno: 'Il distanziamento fisico (inteso come 1 metro fra le rime buccali degli alunni), rimane un punto di primaria importanza nelle azioni di prevenzione'. Il comitato tecnico scientifico è poi intervenuto il 7 luglio scorso per chiarire la necessità di mantenere questa distanza minima da seduti e di indossare la mascherina quando l’alunno si alza dal banco. Al banco, la distanza dovrà essere di almeno un metro tra gli alunni e di almeno due metri dalla cattedra. Chiaramente questo impone una riconfigurazione totale degli spazi in aula (e nell’edificio scolastico), in modo da evitare contatti ravvicinati”.
Possibilità e fattibilità
Le linee guida del Miur “suggeriscono alcune possibilità – riferisce il report - dalla riconfigurazione della classe in più gruppi di apprendimento alla frequenza in turni differenziati, dalla rimodulazione dei tempi e delle materie alla previsione (solo per le superiori) di ricorrere anche alla didattica a distanza. Quali saranno le strade scelte – precisa il rapporto - dipenderà anche dallo stato dell’edilizia scolastica e dalla possibilità, ad esempio, di rimodulare gli spazi interni”. Ovviamente, c'è da valutare la fattibilità degli interventi richiesti, la quale a che fare con diversi fattori. “Ad esempio, in presenza di edifici che non erano nati per un uso scolastico, oppure vetusti, in alcuni casi potrebbe essere più difficile intervenire per rimodulare la distribuzione delle aule”, si legge nel report. E sono proprio questi i due fattori che il documento prende in esame, raccogliendo i dati del Miur.
Edifici nati come scuole, o riadattati?
Circa il 77% degli edifici scolastici è stato costruito già con questa funzione, mentre quasi un edificio su 4 (23%) è stato riadattato solo inseguito per un uso scolastico. Queste percentuali variano molto da regione a regione. Si trovano infatti al di sotto della media nazionale Campania (61% di edifici costruiti appositamente per uso scolastico), Emilia-Romagna (69%), Umbria e Calabria (70%), Lazio (73%), Liguria e Puglia (75%). Oltre l'85% degli edifici era concepito per un uso scolastico già al momento della costruzione in Abruzzo, Sardegna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Molise.
Edifici storici
Il secondo aspetto esaminato nel report, cruciale nella possibilità di realizzare interventi nelle scuole, è la presenza di edifici storici, o comunque vetusti. “Anche da questo punto di vista, vi sono differenze tra una regione e l'altra – di legge nel documento - Se si prende in considerazione l'incidenza di edifici che hanno almeno 100 anni, in Liguria circa il 20% del patrimonio edilizio scolastico è stato costruito prima del 1920, in Piemonte il 16% e attorno al 10% in Lombardia, Valle d'Aosta, Emilia-Romagna, Toscana e Friuli-Venezia Giulia. Questi dati, ovviamente, sono eterogenei anche all'interno delle stesse regioni, una volta osservati comune per comune. La quota di edifici costruiti dopo il 1976 è più bassa soprattutto nelle città principali, dove i servizi scolastici si sono sviluppati storicamente prima. Ad esempio nei comuni polo, baricentrici in termini di servizi, il 31% degli edifici è stato costruito dopo il 1976, dato che sale al 37% nei comuni più esterni, da quelli di cintura a quelli periferici”.