Ricordando don Ruggero Ruvoletto. Quindici anni dalla sua uccisione e sembra ieri
Gentile direttore, con piacere condividiamo con lei e con il suo giornale, il ricordo di cinque anni vissuti in missione accanto a don Ruggero Ruvoletto, nell’anniversario della sua uccisione a Manaus.
«Quindici anni! Quindici anni e sembra ieri!». Questo il pensiero che mi è frullato in testa per tutta la durata della messa in suo ricordo, la sera del 19 settembre scorso, a Galta. Condividerlo con Enrico, nel viaggio di ritorno a Padova, ci ha fatto sentire che il sentimento di amarezza per una morte ancora piena di misteri era ancora grande. Eravamo da poco rientrati dal Brasile, quel 19 settembre 2009, ancora disorientati e confusi nell’affrontare la nuova vita in Italia. È arrivata la notizia e subito mille immagini, mille situazioni, mille ricordi, ma anche mille ipotesi sul suo assassinio… perché sì, nei cinque anni trascorsi insieme oltreoceano era una possibilità che ognuno di noi metteva in conto, per sé e per gli altri, anche se mai avremmo voluto che accadesse. E poi un turbinio di ricordi. La preparazione all’esperienza missionaria durante la quale ci ha accompagnati con affetto. Poi le lunghe chiacchierate, i momenti di preghiera, le condivisioni, le sue barzellette e le sue buffe espressioni che spesso ci tornano alla mente e, sorridendo diciamo «come avrebbe detto Ruggero!». Sì, Ruggero, non don Ruggero perché l’uomo, l’amico per noi ha sempre prevalso sul sacerdote. La sua umanità, il suo essere uomo tra gli uomini e le donne della Baixada, il piacere da tutti provato nello stare insieme, nel condividere un pranzo o una cena dove sempre c’era posto per tutti, è tra le cose più belle che ci ha lasciato. Senza dimenticare la testimonianza di una fede vissuta con coraggio, l’esempio missionario, la sete di giustizia (giustizia sociale prima di tutto), l’amore per gli impoveriti, vissuti fino alle estreme conseguenze. Sembra ieri,… eh sì perché Ruggero è e sarà sempre con noi, nei nostri pensieri e nei nostri cuori.
Enrico Moreschi e Nicoletta Regonati