Quella voglia di farcela, in bilico tra vita e morte
Due donne attaccate alla propria indipendenza si scoprono da un giorno all’altro, madri capaci di quella totale dedizione che solo un figlio fragile richiede. “La figlia unica” di Guadalupe Nettel (La Nuova Frontiera edizioni)
Diventare madre può voler dire abbracciare il dolore, la paura, la malattia: è quello che accade a Laura e ad Alina, diventate amiche a Parigi e poi tornate in Messico. Due destini incrociati: determinate prima a non avere mai figli, per non perdere leggerezza e libertà, si ritrovano poi madri, entrambe, in modi diversamente drammatici. Laura è costretta a prendersi cura di un figlio non suo, problematico e fragile, da cui poi dovrà dividersi, con dolore e nostalgia. Alina invece porta in grembo una creatura che, secondo la scienza, è condannata a non sopravvivere al parto, per colpa di una rara e poco conosciuta malformazione. Due donne attaccate alla propria indipendenza si scoprono così, da un giorno all’altro, madri capaci di quella totale dedizione che solo un figlio fragile richiede. Un figlio di cui, con tutta la forza e la tenacia di cui sono capaci, si prendono cura, affrontando paure e difficoltà, affinché la vita possa vincere sulla morte.
“La figlia unica”
di Guadalupe Nettel
La Nuova Frontiera edizioni
(La recensione è tratta dal numero di SuperAbile INAIL di marzo, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)