Quando il giornalismo ha un merito per la coscienza
Le colpe della stampa, le conosciamo. Accuse e dissensi sperticati, non mancano. Peccato che con lo stesso slancio, non si riconosca quelle “perle” giornalistiche che, proprio perché rare, dovrebbero brillano di più davanti agli occhi.
Invece, spesso accusiamo, ma poco ringraziamo. Io un ringraziamento lo voglio dare a Pierfrancesco Diliberto, meglio conosciuto come Pif. Il suo programma va in onda ogni giorno alle 20,20 su Rai Tre. Qualcuno dirà che questa esternazione ha un sapore pubblicitario non si sbaglia! E’giusto riconoscere e diffondere, anzi promuovere la buona informazione. Reputo giusto che il “bello e bravo” meriti la dovuta attenzione, per equità ontologica. Giusto è l’essere meritocratici quando la televisione informa, con trasparente e autenticità tale da essere “educativa oltre che informativa”. “Bravo” Pif, allora. Bello il suo modo di fare giornalismo in solitudine: “consumando le scarpe”. Limpida la sua comunicazione, perché poco filtrata dall’essere personaggio e conduttore. Immediata quanto vera, al punto che le sue puntate sono un antidoto ai telegiornali del pessimismo. Pif però non fa il crociato. Non è l’ottimista di turno. Più semplicemente è un “realista” che vede e mostra, dandoci dei colpi allo stomaco che ci inducono ad aprire gli occhi, spingendoci oltre quella linea su cui noi spettatori ci trinceriamo da ignavi dell’informazione. Il caso emblematico sono state le sue tre puntate sulla tratta balcanica dei profughi. Una lezione di stile e giornalismo di denuncia, come pochi altri sanno fare con garbo e incisività, dando voce a quella quotidianità di centinaia di uomini (homeless) che scappano da un destino a noi inimmaginabile. Quasi un “esercizio spirituale e quaresimale” quello suo, adoperando parole come non si sentono neppure in chiesa, nelle migliori omelie. In fondo, certe immagini parlano più di tante parole. Ma Pif è saggio anche in questo: le dosa, le screma, le cerca, non senza un velo di saggia ironia. Mi sono così preso la briga di ricercare il testo che fa da coda a queste tre puntate, che voglio qui riproporre come riflessione sul nostro grado di umanità. «Caro Marziano -dice Pif-, nel caso volessi scendere su questo pianeta, e in particolare in Italia, è bene che tu sappia qualcosa su questo Paese. Da noi sono importanti i valori cristiani, da secoli. Lo sono perché crediamo in Cristo. La nostra società è basata sulla famiglia cristiana anche se essere cristiani non è sempre facile, perché bisogna amare il prossimo tuo come te stesso, anche quando il prossimo ti sta sulle palle. Noi crediamo così tanto nei valori cristiani, che il nostro simbolo, il crocifisso, lo mostriamo ovunque. Amiamo così tanto Cristo che abbiamo pensato anche di ricreare il luogo e il momento della sua nascita, utilizzando delle statuine. Il tutto lo abbiamo chiamato Presepe…però qualche mese fa, la parte credente è aumentata. È stato quando sono andato a visitare i Silos di Trieste. Vecchi ed enormi magazzini abbandonati, accanto alla stazione, abitati da circa 300 persone, per due, tre mesi. In un posto dove nessuno che conosco farebbe dormire il proprio cane, neanche per una notte. Sono persone dei Paesi dell'Est, molto lontani come l'Afghanistan, il Pakistan, l'Iran, per povertà o per sfuggire dalla guerra o situazioni violente, sono costrette ad emigrare. Usano tanti mezzi per spostarsi, ma la maggior parte del tragitto lo fa a piedi. Ogni volta che devono attraversare un confine, il più delle volte devono affrontare polizie molto violente (in particolare quella della Croazia, cattolica per eccellenza Ndr). Esausti giungono fino al nostro Paese. Nonostante la Legge, che prevede immediata ospitalità, non essendoci le istituzioni ad accoglierli, sono costretti a vagare per la città durante il giorno e dormire la notte nei Silos. In tenda quando va bene Sopravvivono grazie a persone (volontarie) di buona volontà che curiosamente, spesso, non credono neanche in Cristo. Io, invece, li ho cercati i nostri valori cristiani dentro i Silos. Ho ravanato nel fango, ho aperto tende, ho svegliato gente che dormiva sui cartoni, ma nulla. Nessuna traccia di questi valori cristiani. Nei Silos c'è Cristo, ma non ci sono i valori cristiani. Abbiamo la fortuna di toccare con mano Cristo, ma preferiamo vederlo nelle sue rappresentazioni: nei presepi, nel crocefisso, nei rosari, che arriviamo persino a baciare. Io, Caro Marziano, non so se esiste Dio, ma se esiste ed è come ce lo hanno raccontato, ci punirà per aver smesso di amarlo. E per punizione ci manderà a vivere all'inferno. E l'inferno sarà come i Silos di Trieste».