Qualche riflessione a partire dal Report Istat sulla povertà. Il pericolo di escludere i poveri
Dal Report appaiono con forza tre gruppi colpiti dalla povertà assoluta: ci sono le famiglie con più di tre figli, le famiglie monogenitoriali e le famiglie dove ci sono cittadini immigrati.
È sostanzialmente stabile la porzione della popolazione italiana in condizione di povertà assoluta, afferma l’Istat nel suo Report annuale sulla Povertà: circa 5 milioni di persone tra questi 1 milione e 260 mila sono minori. La povertà relativa, invece riguarda 9 milioni di persone. circa il 15% della popolazione complessiva.
È interessante osservare meglio i dati per rilevare in modo più preciso quali sono le fasce sociali più vulnerabili. Dal Report appaiono con forza tre gruppi colpiti dalla povertà assoluta: ci sono le famiglie con più di tre figli, le famiglie monogenitoriali e le famiglie dove ci sono cittadini immigrati. La povertà cresce all’aumentare di famiglie dove ci sono figli: si va dal 9,7% dei nuclei con un solo figlio al 19,7% di quelli con 3 o più figli. Poi ci sono i nuclei monogenitoriali, che non se la passano bene: in media il tasso di povertà arriva all’11%. Ma la porzione maggiore di poveri si trova tra i cittadini stranieri. Sono il 30,3%, 1 milione e 500 mila persone. Quasi un terzo dei poveri in Italia è composto da cittadini non italiani.
Questi risultati delineano due gravi debolezze del nostro Paese: da un lato l’incapacità di sostenere le famiglie con figli che porterà conseguenze sui minori, perché avranno meno opportunità di istruzione, di fare esperienze culturali, di praticare sport, di seguire una dieta adeguata rispetto ai loro coetanei. Dall’altro lato ci sono i cittadini non italiani che partono da una qualità della vita più bassa rispetto a quella degli italiani, ma che rischiano di non raggiungere mai una vera inclusione, mantenendosi ai margini della società.
La povertà allora rischia di perpetuarsi tra le generazioni, si passare di padre in figlio. Così l’Italia mette in mostra la sua staticità. Non si riesce a promuovere né a incanalare risorse nuove come i giovanissimi o gli immigrati, invece di valorizzarli per favorire azioni di cambiamento.
Senza attivare processi che invertano questa tendenza si finirà per respingere quelle fasce sociali, oppure si relegheranno in sacche di esclusione sempre maggiore. In entrambi i casi si creeranno spaccature nella società che diventerà difficile risanare e rischiano di diventare esplosive. Occorre avviare percorsi per una nuova giustizia sociale. Come afferma Papa Francesco nel Messaggio per la III Giornata mondiale dei poveri, che verrà celebrata il 17 novembre 2019: «la condizione di emarginazione in cui sono vessati milioni di persone non potrà durare ancora a lungo. Il loro grido aumenta e abbraccia la terra intera. Come scriveva don Primo Mazzolari: “il povero è una protesta continua contro le nostre ingiustizie; il povero è una polveriera. Se le dai fuoco, il mondo salta”».