Previsioni economiche della Commissione Ue: la Germania si ferma, l’Italia è l’ultima
Si conferma la crescita del Pil per la zona euro nel 2019 all'1,2 % mentre quelle per il 2020 sono date all'1,4%, dato leggermente riviste al ribasso rispetto alla primavera (1,5%), a motivo del “ritmo più moderato della crescita” previsto di qui fino a fine 2019. Relativamente ai 28, le previsioni restano invariate all'1,4 % nel 2019 e all'1,6 % nel 2020. Il trend è in crescita “per il settimo anno consecutivo”, addirittura “più forte di quanto previsto” a inizio 2019 per “fattori temporanei”: le miti condizioni atmosferiche dell'inverno (che hanno favorito il settore dell’edilizia), l'aumento delle vendite di automobili, insieme a misure di politica di bilancio che hanno aumentato il reddito disponibile delle famiglie in diversi Stati membri e “un tasso della disoccupazione che è il più basso degli ultimi 10 anni”, ha sottolineato Moscovici
“L’economia europea continua a resistere a un ambiente esterno meno favorevole. Tutti i Paesi europei mantengono un andamento positivo”: questa l’immagine d’insieme che il commissario per gli affari economici e monetari Pierre Moscovici ha descritto aprendo la presentazione oggi a Bruxelles delle “previsioni economiche estive”, quelle “intermedie”, e quindi “più leggere”, che riguardano solo la crescita dei Paesi europei. Si conferma la crescita del Pil per la zona euro nel 2019 all’1,2 % mentre quelle per il 2020 sono date all’1,4%, dato leggermente riviste al ribasso rispetto alla primavera (1,5%), a motivo del “ritmo più moderato della crescita” previsto di qui fino a fine 2019. Relativamente ai 28, le previsioni restano invariate all’1,4 % nel 2019 e all’1,6 % nel 2020. Il trend è in crescita “per il settimo anno consecutivo”, addirittura “più forte di quanto previsto” a inizio 2019 per “fattori temporanei”: le miti condizioni atmosferiche dell’inverno (che hanno favorito il settore dell’edilizia), l’aumento delle vendite di automobili, insieme a misure di politica di bilancio che hanno aumentato il reddito disponibile delle famiglie in diversi Stati membri e “un tasso della disoccupazione che è il più basso degli ultimi 10 anni”, ha sottolineato Moscovici. Ma sul futuro si addensano nubi nere a motivo delle “tensioni commerciali a livello mondiale e significative incertezze a livello di politiche”, che hanno fiaccato la fiducia nel settore manifatturiero.
Tra i fattori di rischio per il futuro anche “una Brexit senza accordo”. “Tutti i Paesi dell’Ue sono previsti in crescita sia nel 2019 che nel 2020 grazie a un forte mercato del lavoro che sostiene la domanda”, ha ancora affermato il commissario Moscovici, ma dati i rischi incombenti bisogna “intensificare gli sforzi per rafforzare la resilienza delle nostre economie e della zona euro nel suo complesso”. Perché potrebbero compromettere il ritmo di crescita dell’Europa. “Le prossime previsioni complete saranno presentate dal mio successore all’inizio di novembre. Non so chi sarà, ma lo farà benissimo”, ha aggiunto il commissario francese.
A guidare la classifica europea, sono le economie di Malta e Polonia, che avanzano più velocemente: la prima con un ritmo di crescita del Pil per il 2019 a +5,5%, la seconda al 4,2%. Se il segno più connota tutte le economie europee, ampio è il ventaglio di differenze. Significativa è certo la crescita dell’Irlanda (3,8%) e di tanta parte dell’est europeo: Slovacchia (3,8%), Ungheria (3,7%), Bulgaria (3,3%), Slovenia, Cipro e Lettonia (tutte e tre al 3,1%). Tra il 2 e il 3 punti percentuali crescono invece l’Estonia (2,8%), la Grecia (2,2%), la Spagna (2,1%), la Lituania (2,7%), il Lussemburgo (2,5%), la Repubblica ceca (2,6%), la Croazia (2,6%). Tra l’1 e il 2% sono il Belgio (1,2%), la Francia (1,3%), insieme a Paesi Bassi, Portogallo, Austria, Finlandia, Danimarca, Svezia e Regno Unito. Le economie più lente sono in questo momento, e lo resteranno fino a fine 2019, la Germania, che cresce a ritmo dello 0,5% e l’Italia, praticamente immobile (0,1%). Per il 2020 la classifica presenta leggeri aggiustamenti, ma senza stravolgimenti. Sarà ancora l’Italia la più lenta, l’unica con una crescita sotto l’1% (previsione del +0,7%). La Germania invece dovrebbe lentamente ripartire con un +1,5%.
La crescita italiana che la Commissione ha definito “marginale” è legata al fatto che il “contesto esterno è difficile” anche per l’Italia; in più a marzo, la produzione manifatturiera “è scivolata di nuovo in contrazione e ha continuato a ridursi ad aprile”; sul fronte delle imprese e dei consumatori ci sono segnali di “attività economiche modeste nel breve periodo”. Quindi si resta incollati allo 0,1% fino a fine anno. Per il 2020 ci si può attendere uno 0,7% di crescita, dato il previsto “graduale miglioramento delle prospettive commerciali globali” e per il semplice fatto che il 2020 avrà due giorni lavorativi in più rispetto al 2019. La Commissione però avverte: “I rischi per le prospettive di crescita rimangono pronunciate, soprattutto nel 2020, quando la politica fiscale affronterà sfide particolari”.
Se in Italia crescita ci sarà, avverrà grazie ai consumi privati, sostenuti da prezzi dell’energia più bassi e dal nuovo schema di reddito di cittadinanza, che dovranno comunque fare i conti con “un mercato del lavoro meno dinamico e la diminuzione della fiducia dei consumatori associata a un aumento dei risparmi precauzionali”.
Le recenti politiche monetarie e gli aggiustamenti di bilancio del Governo italiano hanno alleviato le tensioni sui mercati finanziari, riconosce Bruxelles, che segnala come “la relativa compressione dei tassi sul debito, se sostenuta, potrebbe alleviare i costi di finanziamento delle banche e sostenere i prestiti alle imprese”. Quanto alle esportazioni, che rallenteranno nel 2019, dovrebbero gonfiarsi l’anno prossimo “sulla scia di una crescente domanda esterna”. Se il tasso di disoccupazione è sceso sotto il 10% a maggio, “la debole attività economica probabilmente peserà sul mercato del lavoro”, come già dimostra il “crescente numero di lavoratori” in cassa integrazione. Si prevede anche un aumento dei prezzi al consumo dello 0,8% nel 2019 e dell’1,0% nel 2020.