"Povertà educativa triplicata in 10 anni"
L'allarme arriva da Marco Rossi-Doria, presidente dell'impresa sociale "Con i Bambini" che gestisce i bandi dell'apposito fondo per combattere questo fenomeno: "C'è un aggravio per le persone in crescita straordinariamente difficile da accettare"
In Italia il numero di bambini in situazione di povertà educativa relativa è raddoppiato negli ultimi 10 anni e quelli per cui la povertà educativa è assoluta sono triplicati. Un quadro che la pandemia non ha aiutato. L'allarme arriva da Marco Rossi-Doria, presidente dell'impresa sociale "Con i Bambini" che gestisce i bandi dell'apposito fondo per combattere questo fenomeno minorile, fondo creato da Governo e associazione delle Fondazioni Bancarie (Acri). Nel seminario online di venerdì per la conclusione del progetto nazionale "Face" sulle "comunità educanti", con capofila la Fondazione Reggio Children di Reggio Emilia, Rossi-Doria afferma: "I divari e le diseguaglianze, soprattutto tra i minori italiani, sono aumentati". Numeri alla mano "c'è un aggravio per le persone in crescita straordinariamente difficile da accettare per una società che fa pochi figli, di un Paese che fa parte del G8, e che questo livello di esclusione di quasi un terzo del proprio futuro non se lo dovrebbe e non se lo può permettere, non solo per ragioni inerenti ai diritti inalienabili dei bambini".
Il "27 maggio scorso- ricorda il presidente- sono passati 30 anni da quando il nostro Parlamento, all'unanimità, ratificò la convenzione di New York e la fece diventare legge della Repubblica, ma nessuno lo ha scritto sui giornali. Non penso sia un caso che vi sia poco ricordo di ciò, così come durante la pandemia c'è stata poca attenzione ai bambini e ai ragazzi". Mentre ora "si oscilla tra una rimozione un po' meno silente del problema e il mettere i nostri minori dentro una scatola della generazione dimenticata".
Ma, spiega Rossi-Doria, "i nostri progetti, per fortuna, fanno esattamente l'opposto di tutto questo. Il compito è farli diventare sistema, rendere politiche pubbliche e dispositivi costanti nel tempo le nostre ricche esperienze di sperimentazione come questa di Face". Per l'infanzia, osserva l'esponente del Terzo settore, "sta arrivando dal piano nazionale di ripresa e da altri canali una quantità di soldi che non si vedeva dalla seconda guerra mondiale, dopo 15 anni di penuria e di tagli al sistema scolastico". Quindi "siamo in controtendenza e le nostre esperienze possono diventare politica pubblica generale".
Tuttavia "il rischio che i soldi possano cadere a pioggia senza il rispetto per le buone pratiche e per la grande esperienza è un rischio vero", avvisa Rossi-Doria. Pertanto "noi dobbiamo combattere per fare in modo che le 'comunità educanti' possano fare uso costante di queste risorse per poter innovare negli anni le loro azioni e prospettive". Rossi-Doria sottolinea infatti: "La scuola è un grande presidio della Repubblica e lo è soprattutto nei territori di crisi. Ma da sola non ce la può fare. Serve davvero una grande alleanza territoriale e a me pare che questo progetto sia una bella esperienza che dimostra anche come le città capaci di includere tutti i bambini, sono città migliori anche per gli adulti". "Con i Bambini" ha intanto già avviato un secondo bando dedicato ai minori 0-6 anni perchè, conclude il suo presidente, "noi attribuiamo grande importanza alle esperienze sperimentali e innovative di questo tipo".
Romano Sassatelli, presidente della Fondazione Manodori di Reggio Emilia, aderente all'Acri, commenta: "La pandemia ha sicuramente acceso i riflettori su alcuni problemi già presenti e ci ha fatto capire la necessità di connessioni reciproche per investire su bisogni più significativi". L'educazione "è una delle priorità per la fondazione Manodori che la sostiene con due modalità: il sostegno ai bisogni e la valorizzazione di idee locali e destinando ad Acri una parte del proprio avanzo di bilancio, che lo utilizza attraverso il 'braccio esecutivo' di 'Con i bambini'". In questo modo, spiega Sassatelli, "la fondazione esce all'esterno e si proietta in una dimensione globale e noi realmente ci sentiamo partecipi di qualcosa di più grande e condividiamo un'idea complessiva che, specie in questa fase, può rappresentare un po' di luce fuori dal tunnel".