Pfas. Nuovo rapporto sul piano di sorveglianza sanitaria. 72.100 invitati, 69.100 appuntamenti fissati, 42.400 visite effettuate
Continua ad estendersi il Piano di Sorveglianza Sanitaria sulla Popolazione Esposta a Pfas, nell’ambito del quale, a metà dicembre 2019, erano 72.100 i residenti nell’area rossa invitati a sottoporsi allo screening, dalle caratteristiche uniche in Italia, gestito dalla Direzione Prevenzione dell’Area Sanità e Sociale della Regione Veneto, in collaborazione con le Ulss del territorio.
Lo rivela l’undicesimo Rapporto, del dicembre 2019, redatto dalla Direzione regionale Prevenzione.
Le visite di primo livello finora effettuate sono state 42.400, delle quali 37.200 hanno disponibili le analisi e gli esiti completi. Il programma coinvolge i 21 Comuni inseriti in area rossa sin dall’inizio della vicenda, più 9 Comuni (di cui 7 coinvolti solo parzialmente) inseriti successivamente con una delibera del maggio 2018.
Nella gigantesca operazione di screening sono stati coinvolti fin dall’inizio i nati dal 2002 al 1951, chiamati progressivamente in ordine di età crescente. Con la delibera del maggio 2018, la sorveglianza sanitaria è stata ampliata anche ai soggetti in età pediatrica residenti nell’area rossa e ai nuovi 14enni.
L’estensione del Piano di Sorveglianza Sanitaria ha complessivamente già superato il 68% dei soggetti eleggibili nati tra il 1951 e il 2002. La chiamata dei nuovi 14enni e dei ragazzi in età pediatrica segue un programma quinquennale che per il 2019 è stato rispettato.
L’adesione alla chiamata per sottoporsi allo screening (che è su base volontaria) si attesta oggi al 61,4% di tutta la popolazione chiamata e mostra come, dopo un’alta percentuale di aderenti per le prime classi di nascita, ci sia stata una flessione per i soggetti tra 25 e 35 anni, mentre la risposta all’invito è stata molto alta per i nuovi 14enni (71%) e per l’età pediatrica (72%).
Per quanto riguarda gli esiti degli esami bioumorali, emerge che non risultano differenze tra i soggetti di pari età residenti nell’area rossa A e in quella B. Come nei precedenti rilievi, il valore con una maggior percentuale di sforamento è il colesterolo totale (34,31% nei soggetti dai 14 anni in su e 12,76% nei soggetti di età pediatrica).
Gli esperti della Regione hanno valutato 12 diversi tipi di sostanze Pfas su 37.158 persone, rilevando che, con il passare del tempo della chiamata (il momento in cui viene fatto il prelievo), le concentrazioni si riducono.
Valutando gli andamenti per le concentrazioni mediane di PFOA, PFOS e PFHxS in base alla durata della residenza nell’area rossa, risalta una netta crescita delle concentrazioni nel siero con l’aumentare del tempo trascorso nell’area identificata.
Gli adulti (con più di 14 anni) residenti nell’area rossa A presentano inoltre concentrazioni mediane sieriche di PFOA, PFOS e PFHxS quasi doppie rispetto a quelli residenti nell’area rossa B. Più contenuta è la differenza nei soggetti pediatrici. In generale, le concentrazioni sieriche sono maggiori nei maschi rispetto alle femmine. Tale differenza si annulla nell’età pediatrica, il che, secondo gli esperti, avvalora l’ipotesi che il flusso mestruale rappresenti una via di escrezione dei Pfas nelle donne in età fertile.
La presa in carico di secondo livello delle persone con i valori bioumorali alterati e presenza di Pfas, con l’attivazione degli ambulatori di medicina interna e di cardiologia, è stata già offerta a 24.000 persone.
La tutela sanitaria in atto comprende anche approfondimenti sulle patologie tiroidee. A partire da marzo 2019, le donne residenti nell’area rossa A, nate tra il 1989 e il 1998, che abbiano presentato agli esami di primo livello concentrazioni di PFOA e/o PFOS superiori al valore di riferimento, sono state invitate ad eseguire un’ecografia tiroidea gratuita. Su 1.428 donne eleggibili, 1.077 sono state invitate dall’Ulss 8 Berica a effettuare un’ecografia tiroidea al 30 di novembre. Di queste, 831 (77%) hanno aderito all’invito e in 671 casi (81%) il referto non ha rivelato patologie, mentre in 160 casi (19%) il referto è risultato patologico o dubbio, per cui sono stati richiesti esami bioumorali di approfondimento e una visita internistica presso l’ambulatorio Pfas di secondo livello.
Fonte: Regione Veneto