Perché i bambini nella notte? Una domanda che dall’Ucraina si allarga a tutto il resto del mondo
Lo sgomento che si prova per tanto dolore innocente riaccende la domanda su Dio ma anche la domanda sull’uomo.
L’ aggressione della Russia di Putin all’Ucraina, ha rubato vita e sogni a 7, 8 milioni di bambini. Secondo i dati del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), i bombardamenti, le mine antiuomo o i residuati bellici ne hanno uccisi 438 e feriti 854. Fra il 24 febbraio 2022 e il 15 febbraio 2023 la missione delle Nazioni Unite di monitoraggio dei diritti umani in Ucraina ha verificato che 75 bambini sono morti o rimasti feriti a causa di mine e residuati bellici inesplosi. «I bambini dell’Ucraina hanno vissuto un anno di orrore», ha dichiarato Catherine Russell, direttore generale dell’Unicef che, in occasione dell’anniversario dall’escalation del conflitto, stima circa 3,4 milioni di bambini bisognosi di assistenza umanitaria nel Paese. L’Unicef stima, inoltre, che 1,5 milioni di minori ucraini, fuori e dentro i confini, sono a rischio di depressione, ansia, disturbo da stress post-traumatico e altre patologie mentali. Anche per quelli che sono riusciti a fuggire dalla guerra, l’istruzione resta carente. Infatti, 2 bambini ucraini rifugiati su 3 non sono attualmente iscritti al sistema scolastico del Paese ospitante. Preoccupa la sorte dei bambini strappati alle famiglie e di cui si sono perse le tracce.
Lo sgomento che si prova per tanto dolore innocente riaccende la domanda su Dio ma anche la domanda sull’uomo. Dove sono entrambi nella tragedia ucraina e in tutte le altre che sulla terra e in mare si susseguono incessantemente?
“Dio è appeso a quella forca…” rispose Elie Wiesel a chi gli chiedeva dove fosse Dio mentre un bambino moriva impiccato nel campo di concentramento nazista. Una risposta fatta di silenzio e di pianto. Una risposta difficile se non umanamente impossibile da accettare ma che esprime la debolezza di Dio di fronte all’uomo che lo esclude.
Sono domande e risposte che si sono ripetute e si ripetono nel tempo senza mai perdere di intensità e di inquietudine. Il filosofo Martin Buber, in una conferenza del 1947 ripresa nel libro “Il cammino dell’uomo”, offre una risposta con le parole di un Rabbi: “Dio abita dove lo si lascia entrare”. Con questa apparente battuta Buber chiama in causa la libertà e la responsabilità dell’uomo di fronte al male.
Non ci sono risposte facili, il silenzio è rotto dal suono delle sirene, dal frastuono delle bombe, dal pianto e dalla disperazione. Rimangono le domande: perché i bambini nella notte? Fino a quando durerà la notte per loro?
Domenico Quirico un giornalista inviato nelle zone di guerra ha scritto “Quando il cielo non fa paura”, un libro che racconta la guerra ai ragazzi. Chissà, forse saranno proprio loro a rispondere.