Passata la "Notte del Liceo Classico". Ed è un Classico vivo
È passata anche la “Notte del Liceo Classico”. Quest’anno ha conosciuto la quinta edizione e l’evento ha raccolto l’adesione di ben 433 istituti d’Italia, con partecipazione in crescita rispetto allo scorso anno, quando i Licei aderenti erano stati 407.
La Notte ha avuto tante diverse interpretazioni, sia pure in una cornice comune: i Licei hanno aperto le loro porte in contemporanea – dalle 18 alle 24 – offrendo a tutti svariate performance messe in atto dagli studenti, con maratone di lettura di poeti antichi e moderni, recitazioni teatrali, anche in lingua straniera, concerti, dibattiti, presentazioni di volumi, incontri con gli autori, cortometraggi, cineforum… ma anche esperimenti scientifici e addirittura degustazioni a tema. Insomma, fantasia e creatività – solitamente di casa nelle scuole – protagoniste per una notte, architettate e messe in atto da studenti e docenti, con un tema catalizzatore: la cultura classica, peraltro coniugata in chiave moderna.
L’idea della Notte del Liceo Classico viene da un docente di Latino e Greco, Rocco Schembra, che insegna al “Gulli e Pennisi” di Acireale, in Sicilia. Da subito ha raccolto consensi e anche l’approvazione del Ministero dell’Istruzione.
In effetti si tratta di un’iniziativa capace di provocare, mettendo al centro il tema della cultura antica e, per certi versi, del valore immateriale del percorso scolastico. Si ragiona spesso, infatti, sulla scuola propedeutica al lavoro, su come formare i nostri giovani in rapporto alle esigenze del “domani”, inteso normalmente come tempo dell’occupazione. Le nostre scuole attrezzano in modo adeguato i ragazzi e le ragazze? Offrono loro quello che chiedono le imprese? Quante volte ci si pone queste domande. E adesso, ad esempio, in tempo di iscrizioni scolastiche, uno dei criteri che viene considerato in vista della possibile scelta di una scuola piuttosto che di un’altra è proprio lo “sbocco”, anche occupazionale che propone.
Ebbene: cosa ha a che fare tutto questo con il Latino e il Greco? Con “lingue morte” e culture ritenute talvolta “da biblioteca”, lontane, quasi aliene dal mondo tecnologico e digitale che va sempre più affermandosi?
Eppure “i Classici ci riguardano”, scriveva l’ex Ministro dell’Istruzione Fedeli, approvando l’iniziativa. E a ben vedere, proprio i risultati delle iscrizioni scolastiche – con un drappello tenace e in aumento di iscritti ai Licei Classici – confermano l’efficace espressione. Ci riguardano perché – direbbero i sostenitori di tali Licei – aiutano a comprendere la complessità, permettono di scavare nelle radici della cultura occidentale e non solo. Ci riguardano, anche, perché mettono l’attenzione, provocatoriamente, su qualcosa che a prima vista appare quasi “inutile”, senza finalità “pratiche”. E rimanda tra l’altro un’immagine forte della scuola che non “serve” immediatamente al lavoro, ma “prepara alla vita”, promuove la crescita personale. Integrale.
La “Notte del Liceo Classico” ha permesso di accendere i riflettori su un’istituzione che ha tanta storia in Italia. Ma quegli stessi riflettori allargano il fascio di luce su i tanti altri indirizzi scolastici – quelli, semplificando, dove il curricolo non prevede Latino e Greco – e in qualche modo richiamano le finalità di tutta la scuola.
Alberto Campoleoni