Parlamento Ue: dibattito su aborto e diritti delle donne. In aula posizioni contrastanti. Jourova (Commissione), “ambito di competenza nazionale”
Mentre in Italia si discute della proposta-choc del Presidente francese Emmanuel Macron di inserire il “diritto all’aborto” (assieme alla tutela dell’ambiente) nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, a Strasburgo questa mattina è in corso un dibattito in emiciclo sulla salute sessuale e riproduttiva e i diritti nell’Ue.
È sufficiente seguire il susseguirsi di interventi per misurare la preponderanza delle posizioni favorevoli all’aborto e al suo riconoscimento giuridico come “diritto fondamentale”. Diversi interventi fanno riferimento alle parole di Macron, altri chiamano in causa la presidente dell’Euroassemblea, Roberta Metsola, che più volte si è dichiarata contraria all’aborto, ma che, come presidente – ha affermato nel discorso di insediamento – assumerà, per dovere istituzionale, le posizioni maggioritarie dell’Assemblea.
“Il corpo è mio, la scelta è mia”, ha dichiarato una deputata. “Basta con le decisioni contrarie alle donne e ai loro diritti”, ha affermato una collega. “L’inferno delle donne continua”, ha aggiunto un’altra eurodeputata. “Se fossero stati gli uomini a dover abortire, oggi questo dibattito non si terrebbe e il diritto sarebbe già riconosciuto”, ha aggiunto una eurodeputata. Diversi oratori citano Simone Veil, presidente del Parlamento europeo a cavallo degli anni ‘70 e ’80, che era favorevole all’aborto. Molti interventi insistono per il riconoscimento dell’aborto nella Carta. Peraltro l’interruzione volontaria di gravidanza è generalmente riconosciuta nei sistemi giuridici, pur con norme e casistiche differenti tra loro. Sotto esame, in particolare, la posizione del governo polacco, che ha deciso di restringere le possibilità di abortire, e quello di Malta, dove l’aborto è tuttora illegale.
Su posizioni diverse dalla maggioranza quelle di alcuni parlamentari polacchi, maltesi, ungheresi, slovacchi. “Se il diritto all’aborto fosse stato inscritto nella Carta dei diritti, state pur certi che Polonia e Ungheria non avrebbero aderito all’Unione”, ha sottolineato un esponente ungherese. “Questo dibattito non si dovrebbe neppure tenere in questa sede”, ha osservato un membro del Parlamento; “qui infatti si parla di un tema che non è di competenza europea ma nazionale”.
“I bambini non si producono in fabbrica. Per cui sentire parlare di ‘salute riproduttiva ‘ mi dà l’orticaria – ha detto un deputato -. I bambini vengono concepiti, amati, nascono, sono curati dalla madre e dal padre… Usiamo termini veritieri, per favore”.
“Qui sembra in corso un dibattito tra la civiltà della vita e la civiltà della morte”, ha aggiunto un’altra deputata. Parliamo dell’aborto, ma perché non parliamo delle tragiche conseguenze sulla donna del dramma dell’aborto”.
Diverse le osservazioni sulle differenze fra i sistemi sanitari nazionali, sulle attività di prevenzione e di cura, “sulla possibilità effettiva di abortire in modo legale e sicuro negli ospedali pubblici”, sui “diritti delle donne nel campo della famiglia e del lavoro che consentano loro una vera libertà di scelta”, sulla violenza di genere, sull’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole, sul calo demografico “grave minaccia che incombe sull’Europa”. Il dibattito in corso conferma, come ha osservato un oratore, che “per parlare di aborto qui si trova sempre il tempo, mentre dimentichiamo tante altre violazioni della dignità umana e dei diritti fondamentali in Europa e nel mondo”. Infine un quesito: gli europarlamentari, donne e uomini, contrari all’aborto sono così pochi o sono silenti e preferiscono non intervenire in aula?
“Siamo in un ambito di competenza degli Stati. Questo non significa che la Commissione sarà indifferente ai temi della salute riproduttiva e continuerà a monitorare la situazione negli Stati”: così è intervenuta nel dibattito la commissaria Vera Jourova. “Occorrono – ha aggiunto – investimenti in servizi sanitari, assistenziali e di cura negli Stati”. “Quando le donne hanno figli, sono loro che pagano sulle proprie spalle questa scelta. Per cui occorre intervenire in altri campi: assistenza e cura dei bambini con servizi pubblici, orari di lavoro che favoriscano le donne, superando anche l’ingiusto e persistente divario salariale. Questi sì, sono temi che rientrano nelle competenze dell’Ue”.
Clement Beaune, segretario di Stato francese, a nome della presidenza di turno Ue, ha ribadito l’opportunità di un “dibattito consacrato ai diritti e alle libertà”. “I diritti non sono scolpiti nella pietra, cambiano nel tempo. Riconosco che non ci sono competenze Ue per entrare in un tema che spetta alle legislazioni nazionali. Ciò non toglie che non si possa parlare dell’ampliamento del diritto all’aborto e il suo inserimento nella Carta dei diritti fondamentali”