Paola, una vita in istituto dopo l’abbandono dei genitori. “Oggi sono felice”

La storia di una ragazzina in Toscana che, dopo aver perso la madre e aver avuto un padre difficile, si è ritrovata a trascorrere l’adolescenza in comunità. Oggi studia infermieristica grazie al progetto Care Leavers. L’assessora Spinelli: “Ampliare il progetto”

Paola, una vita in istituto dopo l’abbandono dei genitori. “Oggi sono felice”

Sua mamma è scomparsa quando lei era ancora piccola, mentre suo padre era alcolizzato. Così Paola, a soli 9 anni, è stata allontanata dall’unico genitore rimastole. E’ stata affidata prima alla sorella più grande, poi ad una famiglia di Grosseto. L’esperienza non è

andata bene e così a 15 anni Paola viene trasferita in una struttura per minori in Versilia, dove è rimasta fino a 21 anni e dove grazie a una borsa di studio di circa 2mila euro ha potuto cominciare una vita in autonomia, sia da un punto di vista abitativo che professionale. Oggi studia infermieristica e convive con un’inquilina che è stata la sua migliore amica nella struttura per minorenni. Un’adolescenza complicata, difficile e molto sofferta, quella di Paola, che però oggi si definisce felice, pur tra alti e bassi. Oltre a studiare infermieristica, lavora in una azienda di pulizie ed è contenta della sua vita.

Il percorso che ha permesso a Paola di raggiungere i propri obiettivi è stato possibile anche grazie al  progetto sperimentale “Care Leavers”, promosso a livello nazionale dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti, nell’ambito del Fondo per la Lotta alla Povertà e all'Esclusione Sociale. L’obiettivo generale del progetto è quello di accompagnare all'autonomia i ragazzi che al compimento della maggiore età vivono fuori dalla famiglia di origine sulla base di un provvedimento dell’autorità giudiziaria. Il percorso prevede la  messa a sistema tutte le risorse presenti a livello nazionale e locale (RdC, Garanzia Giovani, GiovaniSì, Diritto allo studio, ecc.) e la creazione dei supporti necessari per consentire ai care leavers di costruirsi gradualmente un futuro e di completare il percorso di crescita dal momento in cui escono dal sistema di tutele fino al compimento del 21esimo anno.

La peculiarità della sperimentazione è quella di prevedere il coinvolgimento diretto del care leaver nella predisposizione del proprio progetto per l’autonomia con il supporto di un tutor e dei servizi sociali.

Il programma “Care leavers” integra e implementa le opportunità di sviluppo dell’autonomia dei giovani già avviate fin dal 2015 con la realizzazione, sul territorio toscano, di “gruppi appartamento”, prevalentemente gestiti dagli enti del terzo settore, che accolgono fino 6 ragazze e ragazzi dai 16 ai 21 anni seguiti dai servizi sociali. “Care Leavers” è attuato in via sperimentale a livello nazionale in alcuni Ambiti Territoriali selezionali per ogni regione. La Regione Toscana ha aderito con quattro zone territoriali, allargando il sistema integrato di prevenzione, promozione e protezione nei confronti minori e delle famiglie allo sviluppo dell’empowerment e dell’autonomia. Tutto questo grazie alla collaborazione dei diversi livelli istituzionali e all’integrazione delle competenze sociali, sanitarie e del terzo settore presenti sul territorio.

“È un progetto sperimentale di grande valenza – commenta Serena Spinelli – perché va a sostenere giovani che, per il loro percorso di vita, hanno una necessità concreta di un accompagnamento verso le responsabilità e le potenzialità che emergono a partire dalla maggiore età, con percorsi di autonomia rispettosi delle loro caratteristiche e aspirazioni, ampliando le opportunità e sviluppando competenze”. L’idea, ha spiegato Spinelli, è adesso quella di “ampliare progressivamente il progetto sul territorio regionale e renderlo più strutturale, per diventare un riferimento anche per altri giovani che provengano da percorsi di affidamento o di comunità e che si trovino, all’avvento della maggiore età, con maggiori difficoltà a gestire in autonomia le proprie scelte di vita”.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)