Padre Massimiliano Kolbe, patrono dei tempi difficili. A Rubano una mostra dall'8 al 10 marzo
Martire della fede e campione di umanità: la parrocchia di Rubano, dall'8 al 10 marzo dedica una mostra a padre Massimiliano Kolbe, morto nel 1941 nel campo di concentramento di Auschwitz al posto di un compagno di prigionia. Proclamato santo nel 1982 la mostra lo definisce come "patrono dei nostri difficili tempi". L'iniziativa si inserisce nella Settimana della Comunità delle quattro parrocchie del Pim.
Nemmeno nel campo di concentramento di Auschwitz in cui era stato internato ha mai smesso di testimoniare l’amore e la fede che lo animavano. E che lo hanno spinto a prendere il posto di un padre di famiglia, salvandolo da una morte terribile. Padre Massimiliano Kolbe, frate polacco morto nel 1941 e proclamato santo nel 1982 da papa Giovanni Paolo II, non è soltanto un campione della fede, ma anche un grandissimo esempio di valore civile. È a lui che la parrocchia di Santa Maria Assunta di Rubano ha deciso di dedicare una mostra audiovisiva, definendolo «patrono dei nostri difficili tempi».
L’inaugurazione si tiene giovedì 8 marzo alle 16, in patronato, dove fino a domenica parrocchiani e cittadini hanno modo di conoscere il santo attraverso pannelli audiovisivi. Venerdì la mostra resta aperta dalle 16 alle 19.30, sabato dalle 15 alle 20, domenica dalle 9 alle 12.30. L’entrata è libera e c'è anche la possibilità di fare delle visite guidate.
L’iniziativa, proposta quest’anno per la prima volta, è frutto della collaborazione tra la parrocchia e le Missionarie dell’Immacolata di Verona, che fanno parte dell’ordine monastico fondato proprio da padre Kolbe. A mettere in contatto queste due realtà è stata un’insegnante delle elementari, che da qualche anno prepara i ragazzi di quinta all’affidamento a Maria, a cui padre Kolbe era molto devoto. La sua vocazione, del resto, è legata proprio a un’apparizione mariana ricevuta da bambino.
«Come cristiani padre Kolbe ci insegna a metterci al servizio degli altri – afferma il parroco don Danilo Miotto – Lui ha vissuto questa sua vocazione a tal punto da sacrificare la vita salvando quella di un padre di famiglia. Noi possiamo farlo attraverso i piccoli gesti quotidiani compiuti con amore nelle nostre comunità». Ma, secondo don Danilo, il francescano polacco è capace di parlare anche al cuore dei non credenti: «La sua è una testimonianza di altissimo valore civile perché nel campo di concentramento, proprio dove la dignità umana veniva annullata e calpestata, è riuscito ugualmente a compiere gesti di solidarietà e di amore, culminati nella nobile azione di morire al posto di un suo compagno di prigionia».
La mostra è inserita all’interno della Settimana della comunità, una finestra in cui la parrocchia insieme alle “consorelle” del Pim (Popolo in missione), ovvero Sarmeola, Villaguattera e Bosco di Rubano, si mette in ascolto della Parola in preparazione della Quaresima e poi della Pasqua.