Padova è la sesta città più inquinata d'Italia
Nel 2018 sono state 26 le città (un capoluogo su quattro) ad oltrepassare il limite quotidiano del Pm10 fissato per legge a 50 μg/mc, come media giornaliera, da non superare per più di 35 giorni l’anno.
A guidare la top ten delle città più critiche per le polveri sottili: Torino con 87 giorni, Frosinone con 83 e Lodi con 78 sono sul podio della speciale classifica, seguite da Milano 74, Venezia 63, Padova 60. Per quanto riguarda l’Ozono, nel 2018 sono stati ben 53 capoluoghi di provincia hanno superato il limite di 25 giorni con una media mobile sulle otto ore superiore a 120 microgrammi per metro cubo. Genova e Brescia le città peggiori per questo inquinante con 103 giorni, seguite da Monza (89), Lecco (88), Bergamo (85), Piacenza (80), Varese (78), Alessandria (77), Venezia (76). Padova collezione 70 superamenti.
“Anche nel 2018 Padova si colloca tra le 10 città più inquinate d’Italia – commenta Lucio Passi, responsabile politiche antismog di Legambiente Padova- e nel nel Veneto solo Venezia fa peggio di noi con 63 superamenti. Dietro a Padova con 60 tutti gli altri capoluoghi. Treviso con 53 giorni di superamenti del limite di legge, Rovigo con 49, Vicenza con 46, Verona con 44. Belluno con 4.
"E’ doverosa - continua Passi - la limitazione della circolazione dei mezzi più inquinanti prevista fino al 31 marzo: per altro dovrebbe scattare nuovamente anche il blocco degli euro 4 visto che dal 29 dicembre per 4 giorni consecutivi il Pm10 ha superato il limite di legge. Ma per battere lo smog vanno potenziate e incentivate le alternative all’uso dell’auto, come l’aumento delle frequenza degli autobus. Un’altra di queste è l’uso della bicicletta.
Va cioè riconosciuta la vocazione ciclopedonale del centro storico permettendo alle bici di percorrerlo in tutti i sensi di marcia (ciclabilità diffusa). Va poi istituita la Bicipolitana, progettata da un gruppo di associazioni tra cui Legambiente e assunta tra i progetti dell’amministrazione: si tratta di alcuni assi ciclabili forti che attraversano la città nelle varie direzioni, già ora di grande percorrenza da parte dei ciclisti, messi in totale sicurezza. Va poi riorganizzata – conclude Passi - la politica della sosta, con un incremento dei costi via via che si ci si addentra in città: ma allora perché insistere a voler fare nuovi parcheggi al PP1 e alla Prandina? Di park in centro, che non fanno altro che attrarre traffico, ce ne sono fin troppi, mentre gli 11 parcheggi scambiatori previsti nei Comuni contermini sono di là dal venire”.
Fonte: Legambiente