Oltre 300 difensori dei diritti umani uccisi: 2 su 3 in America Latina
Il dato è contenuto nel report 2019 della fondazione Front Line Defenders. Oltre agli attacchi fisici, gli attivisti hanno dovuto subire diffamazioni, invasioni nella privacy, molestie giudiziarie e discriminazioni di genere
Nel corso del 2019 sono stati 304 i difensori dei diritti umani ammazzati a causa della loro attività. E oltre agli attacchi fisici hanno dovuto subire diffamazioni, invasioni nella privacy, molestie giudiziarie e discriminazioni di genere. È quanto emerge dall’ultimo recente report annuale della fondazione Front Line Defenders.
La mappa. In due casi su tre le vittime di assassinio sono state colpite in America Latina (208 omicidi), che continua a essere l’area più pericolosa al mondo per i difensori dei diritti. In particolare, spicca ancora una volta, per la terza volta consecutiva, la Colombia, dove 106 difensori hanno perso la vita. Seguono Filippine (43 omicidi), Honduras (31), Brasile e Messico (23). Preoccupante il trend in Honduras, dove il numero delle vittime è quadruplicato in appena un anno.
Mancata protezione. Che i difensori uccisi fossero in pericolo, nella maggior parte dei casi era un fatto noto già prima dell’attacco. Concentrando l’analisi sugli eventi di cui l’organizzazione irlandese è riuscita a raccogliere il maggior numero di informazioni, infatti, ben l’85% delle vittime era stato già minacciato in passato. Inoltre, nel 75% dei casi era già stato attaccato in prima persona o lo era stato un collega. Quattro vittime su dieci si occupavano della protezione della terra, dei popoli indigeni e dell’ambiente. E il 13% delle persone uccise era donna.
In piazza. Il direttore esecutivo di Front Line Defenders, Andrew Anderson, ha osservato: “Nel 2019 abbiamo visto i difensori dei diritti umani letteralmente in prima linea per difendere e far avanzare i diritti a Hong Kong , in Cile, Iraq, Algeria, Zimbabwe, Spagna. E, nonostante la repressione, continuano ad avanzare visioni delle loro società e del mondo che fanno vergognare non solo i propri governi e leader, ma anche la comunità internazionale”. Nell’anno appena concluso, infatti, sono state tante le rivolte pubbliche “di peso”. Tanto che spesso l’impegno dei difensori dei diritti si è concentrato nella partecipazione a vario titolo ai movimenti di piazza, alla denuncia delle violazioni ai danni dei manifestanti e all’assistenza nei loro confronti.
Pericoloso occuparsi d’immigrazione. Chi ha provato a difendere i diritti dei migranti è stato spesso attaccato nel 2019. Negli Usa, per esempio, si sono svolti processi contri chi ha aiutato chi attraversava il deserto di Sonora, così come è stato minacciato chi si è impegnato nel Mediterraneo. E gli attacchi nei loro confronti sono stati anche di natura informatica, come l’uso di software per spiare i difensori dei diritti umani .
L’articolo integrale di Emanuela Barbiroglio, Difensori dei diritti umani: nessuna protezione per loro in America Latina , può essere letto su Osservatorio Diritti.