Minori, l’appello delle famiglie affidatarie: “Più controlli e sostegno”
Implementare il sistema degli affidi, aumentando le risorse e il personale a disposizione. Fare formazione, monitorare con équipe multidisciplinari: secondo Laura Roncaglia dell'associazione ferrarese "Dammi la mano" è questa la strada per prevenire situazioni come quelle al centro dell’inchiesta "Angeli e Demoni"
FERRARA – “Il primo sentimento che abbiamo provato e continuiamo a provare è il dolore. E poi certo, anche preoccupazione”. Laura Roncaglia è membro del consiglio direttivo dell’associazione Dammi la mano, che da 25 anni si occupa a Ferrara, di appoggio, adozione e affidamento familiare. Oggi raggruppa 58 famiglie affidatarie, tra cui quella di Roncaglia: “Nella vicenda dei presunti affidi illeciti in Val d’Enza tante voci ci hanno dipinto come mostri, come una realtà che ruba i bimbi. Hanno strumentalizzato l’affido a fini politici, hanno chiamato in causa l’omosessualità. Ci troviamo di fronte a uno spettacolo becero, che ci fa una tristezza immensa. Noi da tempo chiediamo più controlli, chiediamo di avere più sostegno da parte delle istituzioni, ma non si muove nulla”.
La ferita di Laura Roncaglia è ancora aperta e continua a bruciare: racconta di come, sul territorio, tutte le famiglie affidatarie si conoscano e supportino a vicenda, di come la routine giornaliera sia nota a chiunque, di come si lavori sempre per mantenere un contatto con la famiglia e, contemporaneamente, ci si impegni per costruire un futuro sano per i ragazzi. “Un aspetto mi lascia particolarmente perplessa, riguardo l’inchiesta in corso (da ieri suddivisa in due filoni, il filone bis riguarda i casi denunciati dal 27 giugno in avanti, ndr): le situazioni che vengono portate alla luce riguardano sempre affidi seguiti a separazioni conflittuali tra coniugi, con il bimbo al centro della guerra tra genitori. Non sono emerse – al momento – denunce su affidi legati a riscontri di situazioni particolarmente gravi, come genitori in ospedale, con una dipendenza o psichiatrici. Forse dovremmo affrontare anche questo tema”.
Abusi, violenza assistita, gravi fragilità, paura, dolore, insicurezza sono solo alcune delle situazioni che, come spiega Roncaglia, una famiglia affidataria si ritrova sotto gli occhi. E affrontarle non è mai semplice: “Noi non ci sogniamo nemmeno di parlare male di mamma e papà, con i quali, anzi, manteniamo sempre un rapporto. Un caffè, una telefonata, una passeggiata anche solo tra noi adulti. Sappiamo bene che il bambino che abbiamo in affido è di quella mamma e di quel papà e che la sua serenità passa anche da un rapporto sereno con loro. Faccio un esempio: abbiamo avuto in affido un bimbo vittima di violenza assistita. Mi chiedeva della sua mamma, io gli dicevo sempre che la sua mamma non stava tanto bene, ma che si stava curando e presto sarebbe stata meglio, pronta per tornare da lui. È doloroso sentirsi accusati di arricchirsi sulle spalle dei bambini affidati: non c’è nulla di più lontano da quello che ci spinge a diventare famiglie affidatarie. E, così facendo, si perde di vista il vero orizzonte: quello della sicurezza e della salute del bambino”.
“È impossibile che tutta questa vicenda sia stata realizzata ad arte – considera –, qualcosa deve essere successo. E i responsabili di questo qualcosa devono essere giudicati e poi, se colpevoli, estromessi dal sistema. Ma non facciamo, come si suol dire, di tutta l’erba un fascio: se un ortopedico inserisce una protesi dove non serve per tornaconto personale, nessuno punta il dito su tutta la classe ortopedica. Per chi si occupa di affidi deve valere la stessa accortezza”. Come fare, allora, per evitare casi come quelli che stanno emergendo nei due filoni dell’inchiesta Angeli e Demoni? Per l’associazione Dammi la mano la parola d’ordine deve essere "investire": aumentare i fondi per il sostegno e il numero delle persone che lavorano nell’affido, investendo nella loro formazione; offrire maggior supporto e sostegno – e dunque monitorare con puntualità – alle famiglie affidatarie, meglio se mettendo in campo équipe multidisciplinari. “Implementare, investire. Fino a oggi ho sentito parlare solo di smantellare il sistema degli affidi. Esattamente quale sarebbe l’alternativa? Tornare agli istituti? I bambini hanno bisogno di una famiglia in cui crescere. E poi, teniamolo a mente, l’affido a terzi non è che ‘l’ultima spiaggia’, se così possiamo dire. Perché quando c’è un allontanamento, come prima cosa si cerca nella famiglia d’origine qualcuno che possa farsene, responsabilmente, carico”.
Tra le attività realizzate da Laura Roncaglia a Ferrara anche il progetto “Volontariato accogliente ”, progetto di comunità che coinvolge associazioni, volontari e cittadini per offrire sostegno e accompagnamento alle famiglie in difficoltà nel conciliare i propri impegni di lavoro con la cura dei figli, spesso prive di una rete familiare o amicale. C’è chi accompagna i bimbi a scuola e chi a nuoto, chi li aiuta a fare i compiti e chi li porta al parco, quando mamma e papà non riescono a esserci. “Questo progetto nasce proprio su iniziativa delle famiglie affidatarie, pronte a mettere a disposizione un po’ del proprio tempo per aiutare una famiglia in difficoltà. Nel frattempo, i bimbi crescono, e spesso cessa la necessità di aiuto: con un po’ di solidarietà preveniamo il precipitare di certe situazioni che, forse, senza il supporto dei nostri volontari accoglienti avrebbe potuto portare all’allontanamento del figlio dalla famiglia e, dunque, all’affido”. Nel 2018 47 volontari accoglienti si sono presi cura di 32 nuclei in difficoltà, per un totale di 6 mila ore di volontariato.