Migranti, il mondo al centro. Domenica 27 marzo, alle 16, il vescovo Claudio celebra con le comunità cattoliche straniere

Questa domenica, alle 16 in Cattedrale il vescovo Claudio celebra l’eucaristia con le comunità cattoliche straniere presenti in Diocesi

Migranti, il mondo al centro. Domenica 27 marzo, alle 16, il vescovo Claudio celebra con le comunità cattoliche straniere

Nella Diocesi di Padova ogni domenica si celebrano messe in lingua inglese, francese, spagnola, rumena, polacca, ucraina, poi in tagalog, hindi, cingalese, cinese. Sono undici le comunità cattoliche delle varie etnie con altrettanti sacerdoti, coordinati dall’Ufficio diocesano di pastorale dei migranti (conosciuto come Migrantes), di cui è direttore don Gianromano Gnesotto. Domenica 27 marzo alle 16 si ritrovano in Cattedrale per vivere insieme l’eucaristia celebrata dal vescovo Claudio.

Questa è la prima Festa delle comunità etniche cattoliche: che significato ha?
«Di una Chiesa europea dalla tradizione millenaria che riceve l’entusiasmo con cui la fede viene vissuta in altri continenti. Di una Chiesa che con impegno e dedizione offre un messaggio di sana inclusione: non ci sono stranieri o extracomunitari, nessuno – tantomeno i battezzati – sono fuori dalla comunità».

In questo si può riconoscere alla Chiesa un suo ruolo sociale?
«Certamente, perché immette linfa di fraternità e di comunità in un terreno altrimenti arido. Si intraprendono percorsi di corretta integrazione, valorizzazione, restituzione di una dignità spesso perduta. Le messe celebrate dalle comunità etniche ogni domenica, sono il segno profetico di questa realtà».

È la prima volta di questo appuntamento, si diceva: com’è nato?
«Con il consiglio pastorale di Migrantes, che comprende i rappresentanti di tutte le comunità di immigrati della Diocesi di Padova, si è pensato a un momento di festa da celebrare con il vescovo, per dare rilievo a questa pluralità di tradizioni, riti e devozioni particolari: è la ricchezza nelle diversità». 

Come mai si è scelta la “forma” dell’eucarestia?
«La parola significa “rendimento di grazie”: vogliamo ringraziare il Signore per la presenza di queste comunità». 

Che significato ha la presenza del vescovo Claudio in questa giornata?
«La messa celebrata nella chiesa “madre” della Diocesi con la presenza del nostro pastore sta a significare che le periferie sono al centro e coloro che di solito vengono considerati in qualche modo lontani o estranei sono invece i primi nella comunità cristiana».

Cosa significa per lei ritrovarsi con tante etnie diverse tra cui quella ucraina?
«Che nulla è estraneo alla Chiesa, anzi, facciamo parte di un unico grande corpo dove le gioie, i dolori, le speranze sono di ciascuno e di tutti. Il significato profondo di questa festa è di fare di tutti i popoli un’unica grande famiglia dove nessuno è indifferente all’altro». 

Qual è la situazione dell’immigrazione in Italia?
«Innanzitutto va ristabilito uno sguardo realistico sugli immigrati in Italia, anche conoscendo documenti quali Erga migrantes caritas Christi e Lettera alle comunità cristiane. Inoltre bisogna tenere presente che le proiezioni dell’Istat sulla popolazione che abiterà l’Italia nel 2065 mostrano che si passerà dagli attuali cinque milioni di immigrati ai 18, questo a fronte di una dinamica negativa tra nascite e decessi. Avremo bisogno degli immigrati. Se questo scenario non sarà accompagnato da una cultura dell’accoglienza, rimarremo degli attori incoscienti in una società conflittuale».

Via Crucis: il 13 aprile in Cattedrale (dalle 20.30)
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“...E tu come stai?” è il titolo scelto per l’edizione 2022 della Via Crucis diocesana dei giovani, che si terrà mercoledì 13 aprile in Cattedrale (non all’Opsa, come da tradizione) e in diretta sul canale Youtube della Diocesi. I partecipanti, a cui è chiesto di iscriversi dato che i posti sono limitati, riceveranno qualche giorno prima una traccia audio per “prepararsi”. Info: giovanipadova.it

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