Migranti, accordo tra Diocesi e Provincia di Padova. «Uniamoci per accogliere con dignità ed efficacia»

Migranti. Diocesi e Provincia di Padova hanno promosso un incontro sul Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) per evitare che con la crescita di sbarchi sulle coste italiane le prefetture debbano ricorrere ai Cas sul modello di Cona e Bagnoli. Ogni Comune può fare la propria parte

Migranti, accordo tra Diocesi e Provincia di Padova. «Uniamoci per accogliere con dignità ed efficacia»

È giunto il momento di uscire dalla logica emergenziale con cui si è trattato fino a questo momento lo sbarco di uomini e donne di origine africana e asiatica sulle coste italiane. Accogliere all’insegna della dignità è possibile, rispondendo allo stesso momento a due bisogni: quello di futuro, per il quale chi emigra è disposto a rischiare la vita sulle carrette che solcano il Mediterraneo, e quello di nuova linfa vitale che ogni giorno esprimono la nostra società (sempre più anziana)e meno feconda) e la nostra economia, incapace di trovare addetti in tutti i settori produttivi. È questo il senso dell’incontro promosso giovedì 22 giugno all’Istituto Barbarigo dalla Diocesi e dalla Provincia di Padova alla presenza di ottanta sindaci sui 110 del territorio provinciale, dei vicari foranei, raggiunti anche dal senatore Antonio De Poli e dalla consigliera regionale Elisa Venturini. Protagonista dell’occasione di confronto è stato il Sai (il Sistema di Accoglienza e Integrazione) che dal 2019 ha preso il posto del vecchio Sprar. Si tratta di una rete di enti locali che per la realizzazione dell’accoglienza e integrazione accedono al Fondo nazionale per le politiche e i servizi di asilo. Il sistema si rivolge a chi è già riconosciuto come titolare di protezione internazionale e ai minori non accompagnati e punta a creare accoglienze in piccoli numeri che, oltre al vitto e all’alloggio, provvedano percorsi di accompagnamento per la conoscenza del territorio, l’accesso ai servizi locali e l’inserimento sociale ed economico. «Quando parliamo di migranti tendiamo a pensare immediatamente ai Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria, ndr) dove centinaia di persone vengono collocate tutte insieme in condizioni non sempre accettabili – ha detto mons. Claudio Cipolla aprendo l’incontro – I Cas rappresentano un imbuto da cui è complesso uscire, con un aggravio in termini economici e sociali per Comuni, parrocchie e per i cittadini stessi. Il Sai viceversa è sostenibile, dal punto di vista economico perché sostenuto dallo Stato, dal punto di vista sociale perché basato sui piccoli numeri. Diocesi e Provincia sono i due enti che hanno uno sguardo d’insieme sul territorio, se ci uniamo siamo una forza e su scala locale possiamo fare la differenza. Le parrocchie non possono non collaborare con i Comuni su questo versante, infatti come Diocesi abbiamo già 600 accoglienze in atto, tra migranti e altre persone». Il presidente della Provincia Sergio Giordani ha posto l’accento sull’importanza umanitaria del Sai: «Proviamo a metterci nei panni dei migranti: se fossimo noi al posto loro? L’integrazione funziona – ha aggiunto – Lo vediamo a Padova dove ospitiamo 70 adulti e 30 ragazzi con il Sai».

Presente anche il sindaco di Treviso Mario Conte, in qualità di presidente di Anci Veneto il quale ha detto senza mezzi
termini che «da sindaco, da presidente dell’Anci regionale e da leghista sono assolutamente favorevole al Sai». La
stessa Treviso è comune capofila con 39 adulti e dieci bambini: «Questo sistema mi sta dando molte soddisfazione dal
punto di vista dell’integrazione sociale – ha spiegato Conte – consente di offrire dignità a queste persone che hanno già attraversato molti travagli». Ma il primo cittadino non ha voluto nascondere le problematiche che pure non mancano. Spesso infatti i Comuni non hanno beni di proprietà adeguati o non riescono a a sensibilizzare adeguatamente il territorio «e poi, nel contesto post-Covid si sono moltiplicate le richieste di aiuto da parte di famiglie in difficoltà. Ogni settimana a Treviso diventano operativi sei sfratti di media: persone che escono di casa ed entrano in municipio per avere un supporto». Infine c’è la questione dei minori non accompagnati che di fatto costano ai Comuni circa 200 euro al giorno, ma lo Stato riconosce solo la metà dell’esborso: un fattore che a Padova pesa in bilancio per 3,5 milioni di euro l’anno. In Provincia, oltre a Padova, i Comuni capofila di progetti Sai sono Montegrotto, Piazzola sul Brenta ed Este. Gli interventi degli amministratori hanno registrato l’iniziale diffidenza del territorio, ma la sostanziale ricchezza scaturita da questa accoglienza. La vicesindaca di Montegrotto Elisabetta Roetta ha sottolineato l’importanza di informare la cittadinanza e collaborare con altri enti. La vicesindaca di Piazzola, Cristina Cavinato, ha raccontato come, dopo alcuni anni, oggi i fondi destinati all’inserimento lavorativo di questi migranti sono stati portati al minimo perché assai richiesti dalle aziende del territorio. Il sindaco di Este Matteo Pajola ha spiegato come la presenza di un migrante ogni 600 abitanti rappresenti un impatto del tutto sostenibile.

Il Sai, una possibilità concreta per tutti i Comuni
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Le principali caratteristiche del Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) sono la governance pubblica multilivello (Ministero e Comuni), la volontarietà nella partecipazione, il decentramento degli interventi (mentre i Cas sono grossi centri come quelli di Cona e Bagnoli), la sinergia con i gestori (enti del terzo settore, cooperative), la creazione di reti locali per l’integrazione.

Crosta (Cciiaa): aziende in crisi, mancano addetti

Nel mese di giugno nella Regione Veneto si sono registrate circa 51.500 assunzioni, una su cinque a tempo determinato, nel 69 per cento dei casi nel settore servizi e nel 61 per cento in aziende con meno di 50 dipendenti. Ebbene nel 53 per cento dei casi le imprese hanno avuto difficoltà a trovare addetti. E lo stesso vale per la provincia di Padova, dove la percentuale degli imprenditori per cui è stato complesso trovare impiegati sale al 55 per cento. Siamo quindi di fronte a un quadro preoccupante, quello disegnato dal segretario della Camera di commercio di Padova, Roberto Crosta, all’incontro sul Sai del 22 giugno promosso da Diocesi e Provincia. «Dal mondo delle imprese oggi si alza un grido di allarme, c’è l’assoluta necessità di personale – ha detto Crosta – Pochi giorni fa, parlando con un’impresa che si appresta a chiudere il bilancio con cifre importanti, ho saputo che prevedono un taglio dell’utile per il
prossimo anno e forse la chiusura nel triennio. Non si trovano nuovi lavoratori da impiegare». A livello regionale, sono tre le figure professionali richieste: operatori del turismo (cuochi, camerieri), metal- elettromeccanici e infine tecnici delle vendite e del marketing.

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