Maltrattamenti all’infanzia. Emmi (Cesvi): “Agire subito per non ipotecare il futuro”
“Se non interveniamo oggi, il costo sociosanitario per le prossime generazioni sarà insostenibile”. Il messaggio lanciato dalla fondazione Cesvi sul maltrattamento dei minori non potrebbe essere più chiaro. Per il quinto anno consecutivo, l’organizzazione internazionale pubblica l’indice dedicato alla problematica, nelle diverse regioni italiane. Anche quest’anno, attraverso 64 indicatori, il documento analizza i fattori di rischio, da quelli individuali, come il grado di istruzione dei genitori, a quelli relazionali, ad esempio il numero dei componenti del nucleo familiare. Al contempo, l’indice individua i servizi e le politiche intraprese nelle venti regioni per far fronte alle criticità.
“Se non interveniamo oggi, il costo sociosanitario per le prossime generazioni sarà insostenibile”. Il messaggio lanciato dalla fondazione Cesvi sul maltrattamento dei minori non potrebbe essere più chiaro. Per il quinto anno consecutivo, l’organizzazione internazionale pubblica l’indice dedicato alla problematica, nelle diverse regioni italiane. Anche quest’anno,
attraverso 64 indicatori, il documento analizza i fattori di rischio, da quelli individuali, come il grado di istruzione dei genitori, a quelli relazionali, ad esempio il numero dei componenti del nucleo familiare.
Al contempo, l’indice individua i servizi e le politiche intraprese nelle venti regioni per far fronte alle criticità.
Per i curatori, il maltrattamento all’infanzia rimane un problema particolarmente grave e pervasivo che produce conseguenze drammatiche sulla salute dei maltrattati e più in generale, su tutta la comunità. Gli ex bambini maltrattati diventano adulti che vivono con un pesante fardello di dolore che spesso scaricano sui propri figli, generando un circuito vizioso di trasmissione intergenerazionale, che solo un intervento esterno può interrompere.
Obiettivo della rilevazione non è offrire una stima dei casi ma è dare rilevanza a un’emergenza sociale che mette in luce le diverse facce dell’Italia.
Ci sono infatti regioni come l’Emilia Romagna, il Trentino o il Veneto, in cima alla classifica degli indicatori. E quelle relegate in fondo, come la Campania, ultimissima, la Sicilia, la Calabria e la Puglia. “Chi nasce al Sud ha più probabilità di subire maltrattamenti di chi nasce al Nord. Questa differenza nei fattori di rischio è inconcepibile”, commenta al Sir Valeria Emmi, curatrice dell’Indice che spiega come il lavoro sia ragionato in termini propositivi: “dobbiamo guardare alle regioni più virtuose per poter replicare le stesse tipologie di approccio di modo che facciano da guida nazionale. Ci vuole una centralità programmatica per la prevenzione e il contrasto”.
Focus scelto per l’edizione 2022 è il futuro, ovvero, le prospettive che le bambine e i bambini coltivano dopo due anni di pandemia. Proprio le misure adottate per contenere il virus hanno avuto effetti pesantissimi rendendo più fragili i piccoli.
“L’anno scorso abbiamo lanciato l’allarme. Quest’anno gli operatori hanno iniziato a toccare con mano quello che si preventivava”, spiega Emmi, a proposito delle interviste qualitative svolte sulla tematica. “C’è un aumento del disagio legato alla salute mentale, sono in crescita i casi di suicidio e di tentato di suicidio. Così come i disordini alimentari, la depressione, gli episodi di bullismo. In più c’è una riduzione delle capacità genitoriali, specie nei genitori più giovani. Anche la forte pressione socio-economica crea le condizioni di stress e un potenziale maltrattamento familiare. L’impatto della didattica a distanza infine è stato deleterio sulle relazioni degli adolescenti”.
Un’altra preoccupazione è per la violenza sulle donne consumata dentro casa. Secondo le stime dell’Istat, infatti, circa il 50% dei figli assiste ai maltrattamenti, mentre il 10% la subisce.
“La violenza domestica specie nelle fasi di lockdown è aumentata. In Italia sono cresciute le richieste di aiuto ma sono in calo le denunce. Anche da parte delle forze dell’ordine c’è preoccupazione del calo delle denunce perché significa che la pandemia non ha consentito alle donne di intraprendere percorsi di autodeterminazione e autonomia”.
La sensazione di fragilità, che secondo l’esperta “sta ipotecando il futuro dei nostri bambini”, è stata messa a dura prova anche dallo scoppio della guerra in Ucraina. “Gli effetti sono stati già rilevati tramite le interviste degli esperti.
Il conflitto ha esacerbato l’angoscia e l’incertezza.
L’impatto è su tutte le fasce sociali e di età. Ma in particolare va a colpire le situazioni già vulnerabili”.
La preoccupazione della curatrice è per tutti i casi che restano sommersi e che non vengono intercettati dai servizi sociali:
“L’allarme degli esperti è per tutte le fasce socio economiche, anche quelle più abbienti”. Da qui l’appello che Cesvi lancia ai decisori politici di intervenire subito. “Chiediamo – dice Emmi – un intervento urgente di medio e lungo termine. Le varie crisi, la pandemia e la guerra, rischiano di distrarci da una problematica da affrontare in maniera forte e decisa che è endemica e va risolta per avere un futuro di benessere”.
Per fare fronte a questa emergenza Cesvi nel corso degli anni ha aumentato il proprio impegno a favore dei minori in difficoltà nel nostro Paese, portando l’esperienza consolidata nel resto del mondo anche in diverse città d’Italia, dove si occupa di lotta e contrasto al maltrattamento e alla trascuratezza, protezione, contrasto alla dispersione scolastica e, mediante azioni di recovery, incentiva i ragazzi al raggiungimento delle proprie ambizioni. È possibile sostenere il programma Case del Sorriso inviando un Sms al 45580.
Elisabetta Gramolini