Lo scrivo al direttore… Etica, politica, società
Gentile direttore, dopo aver letto l’articolo di pagina 16 del 27 agosto scorso del settimanale diocesano in cui un medico chirurgo definisce non immorale l’atto dell’utero in affitto se non quando c’è il lucro, vorrei esprimere a lei e ai lettori due riflessioni.
Prima di tutto mi sarei aspettato, come avete fatto altre volte nella sezione “Idee” del giornale, che ci fosse un parere diverso da questo del medico, così da dare il senso di un vero confronto di idee e non di una presa di posizione: messa così sembrerebbe di tutta la Chiesa. La seconda riflessione la farei sul merito dell’articolo; cioè io sono stato esterrefatto che un medico dica cosa è morale o no su un argomento così delicato e importante: sarebbe stato meglio si attenesse a una distinzione terminologica o dicesse chiaramente che quella è una sua opinione. Credo che il tema della maternità surrogata o utero in affitto non si possa mettere solo dentro una distinzione di ordine economico, né dentro il buonismo della solidarietà, che fanno passare tutto per il “bello senza la verità” (come la bella foto delle due donne felicissime della loro scelta solidale!). C’è ben altro che lo rende immorale e giuridicamente reato universale: la natura stessa della persona umana che è la base di confronto con tutte le cose belle e buone di questa nostra vita. A meno che non si preferisca cadere verso il baratro della semplificazione del corpo (non solo femminile) come insieme di organi interscambiabili e soprattutto verso la banalizzazione disumana di tutte le altre componenti legate alla maternità. Auspico che le donne stesse (cristiane e non) esprimino chiaramente il loro dissenso verso l’utero in affitto in qualunque modalità venisse presentato in questa nostra società.
don Moreno Bagarella
IMMIGRAZIONE E CHIESA Migranti impattano nelle città, la Chiesa soffre
Caro direttore, mi permetta di dissentire in alcuni punti del suo ultimo editoriale nella Difesa del popolo di domenica 27 agosto, ancora in merito ai migranti che ormai in 110 mila hanno varcato il suolo italiano, in un’Europa sempre più lontana e disinteressata. Intanto mi sembra che continuare ad attaccare l’operato del Governo, che sembra non ne azzecchi una sul grave problema degli sbarchi di immigrati, la maggior parte “economici”, sia pura demagogia e una battaglia ideologica che viene combattuta sulla pelle dei migranti, non solo da parte della politica. Se ne arrivano pochi, ecco l’accusa di creazione di muri; se ne arrivano troppi, non sanno gestire i flussi migratori, ecc... Ma, si può sapere come devono comportarsi per inseguire la strada giusta? Si è vero, «l’Africa intera in Italia non ci sta, aiutiamoli a casa loro». Per fortuna che è la gente che lo dice con tanto buon senso e ragionevolezza, di fronte a un “buonismo” esasperante che poi non si traduce nella realtà dei fatti. Abbiamo bisogno dei migranti perché l’Italia e l’Europa non fanno più figli, sembra che il vecchio continente europeo si stia estinguendo a differenza dell’Africa e di altri Paesi noti, dove la “bomba demografica” sembra rappresenti in gran parte la causa di tutto quello che sta succedendo nel mondo. Se gli imprenditori hanno bisogno di immigrazione da immettere nel mondo del lavoro, come si sostiene, comincino a investire più concretamente nella loro formazione e preparazione a un’occupazione stabile e magari accolgano tante di queste persone nei loro non pochi immobili, visto che ormai c’è il pericolo che si creino delle disumane tendopoli. Se c’è necessità di immigrati per l’economia, non c’è certamente bisogno di alimentare l’esercito di spacciatori, come a Padova, resa tra le città più degradate d’Italia dove si assiste, quasi quotidianamente, a episodi di violenza che talvolta sfociano nel sangue, come da cronaca recente. Leggo anche che papa Francesco sta lavorando alla seconda parte di Laudato si’. Niente in contrario, ma mi sembra che nel mondo di ecologisti ce ne siano fin troppi e forse ci sarebbe bisogno di pensare sì al “pianeta malato”, ma anche alla Chiesa che non gode di ottima salute, basti vedere la desertificazione nelle nostre chiese. Perché questa disaffezione? Dove vanno i nostri ragazzi dopo la frettolosa amministrazione di Comunione e Cresima il sabato Santo, in un unico “pacchetto”, proposta dal nuovo corso dell’Iniziazione cristiana? Penso all’infelice definizione dell’ultimo percorso di formazione ai sacramenti dei ragazzi: Ultima Quaresima. Il termine non poteva essere più che azzeccato, perché quella è veramente l’ultima Quaresima, poi non li vedi più.
Gianni Degan Cervarese Santa Croce
LA PERSONA EDUCATA Perché non ripristinare i cartelli degli anni ‘40?
Egregio direttore, lei no che è giovane, ma io che di anni ne ho parecchi sul groppone, ricordo che attorno agli anni Quaranta del secolo scorso apparivano (mi chiedo ancora per opera di chi) in alcuni luoghi di aggregazione come uffici pubblici, negozi, cinema, teatri e simili, dei cartelli in ferro smaltato formato (pressapoco) 30x40 con la scritta: “La persona educata non sputa in terra e non bestemmia”. Ora, non penso che dal momento che oggi nessuno, o quasi, scatarra in pubblico, e che la bestemmia mi pare piuttosto ridimensionata, il merito sia solo di quei cartelli, ma contributo, anche se piccolo, l’hanno certamente dato. E allora, perché non proviamo ad appendere nelle vicinanze di night clubs, balere, discoteche, cinema a luci rosse, e nei luoghi della cosiddetta “movida”, dei cartelli come quelli più sopra citati, con la scritta “La persona educata rispetta la donna e non si ubriaca”? Non mi illudo che con ciò stupri e gravi incidenti stradali abbiamo molto a diminuire: ma anche se per merito di quei cartelli solo poche donne fossero strappate ai loro aguzzini, e se qualche pedone non fosse più ammazzato da automobilisti sbronzi, penso varrebbe la pena tentare.
Giovanni Zannini Padova
5,4 milioni di euro dall’Europa a quattro ricercatori
Il Consiglio europeo della ricerca ha selezionato quattro giovani scienziati dell’Università di Padova (Ivano Alessandro Ciardelli, Onelia Gagliano, Irene Gallina e Gabriele Stevanato) e finanzierà i loro progetti con 5,4 milioni di euro
In Veneto ci sono quasi 100 mila case vuote
Nei sette capoluoghi di provincia veneti ci sono 95.605 case vuote, che se messe assieme costituirebbero una vera e propria città fantasma. Ad affermarlo è la relazione sui dati catastali 2022 elaborata dall’Agenzia delle Entrate che analizza anche la percentuale di occupazione degli immobili.