Lo scrittore è uno psichiatra, il protagonista ha la sindrome di Asperger. Ma non è un caso clinico
Tradotto in italiano da Prehistorica il romanzo dello scrittore e psichiatra francese Emmanuel Venet ha un io narrante del tutto singolare: un uomo di 45 anni interessato al gioco dello Scarabeo e ai disastri aerei. Da sempre innamorato di una compagna di classe, che non vede dai tempi della scuola
È un uomo quanto meno singolare il protagonista e narratore di "Fila dritto, gira in tondo", romanzo dello scrittore e psichiatra francese Emmanuel Venet, tradotto in italiano da Prehistorica. Un uomo che non ci somiglia, ma di cui riusciamo a comprendere il pensiero, i moti dell’animo, lo sgomento dinanzi a un’umanità segnata da azioni illogiche e contraddittorie. È il potere della letteratura, che più della saggistica, e perfino più dell’esperienza diretta, riesce a condurci per mano nei labirinti dell’animo altrui, svelandocene le mappe segrete.
Il protagonista senza nome di questo romanzo godibile per l’umorismo e la leggerezza con cui affronta argomenti altrimenti deprimenti, come il destino fallimentare della comunicazione tra gli esseri umani, ha la sindrome di Asperger, un tipo di autismo cosiddetto ad alto funzionamento oggi cancellato dal Dsm 5, il manuale diagnostico universalmente riconosciuto come la Bibbia della psichiatria. Un tipo di autismo che, senza intaccare le capacità cognitive, si caratterizza comunque per le difficoltà di interazione e comunicazione così come per gli interessi limitati e ripetitivi. Ma anche, come nel caso del nostro uomo, per un’implacabile e lucida lettura delle abitudini, i pensieri, le convinzioni dei membri di quella strana tribù chiamata famiglia. Gente che il nostro ha avuto modo di studiare da vicino nell’arco dei suoi 45 anni di vita, comprendendone a fondo debolezze e ipocrisie, ma alle cui incoerenze non riesce ancora a fare il callo.
Così, sul principio e poi lungo l’intero corso di questo breve romanzo, sempre lui, il protagonista, rimane costernato dinanzi all’elogio funebre fatto in onore di sua nonna Marguerite, che un’officiante prezzolata vorrebbe far passare per donna generosa e gentile, revisionismo storico di cui nessuno degli astanti sembra indignarsi. "Spesso mi obiettano che tendo a schematizzare situazioni complesse per via della sindrome di Asperger da cui sono affetto, ma in realtà io mi limito a ragionare in modo logico, come tutti dovrebbero sforzarsi di fare". Non a caso, dei disastri aerei di cui non si sazia mai di ottenere informazioni il narratore ama proprio la logica stringente, comprensibile a partire da indizi apparentemente esili, ma in realtà fondamentali. Allo stesso modo adora lo Scarabeo, per la sua obbedienza a regole rigorose che travalicano il significato stesso delle parole. Non è però impermeabile all’amore, che coltiva nella persona di Sophie Sylvestre Lachenal, amata dai tempi del liceo e mai dimenticata nonostante l’assenza della benché minima relazione, il matrimonio e successivo divorzio di lei e perfino un divieto di avvicinamento decretato dal giudice.
Prima della pubblicazione il romanzo è stato letto da alcune persone con sindrome di Asperger, che lo hanno reputato verosimile, ha assicurato Venet in un’intervista. E pur non trattandosi della descrizione di un caso clinico, il volume rappresenta senz’altro un valido modo di avvicinarsi a questa sindrome che, negli ultimi tempi, ha tanto affascinato lettori e scrittori.
L’articolo è tratto dal numero di agosto-settembre di SuperAbile INAIL, il mensile dell’Inail sui temi della disabilità)
Antonella Patete