Lettera “al maligno indesiderato”. La novantunenne nonna Anna scrive al Coronavirus
Anna nella sua vita ha imparato che la prima cosa da fare, quando ti trovi un avversario di fronte, è guardarlo negli occhi.
Anna, classe 1928, ha vissuto la guerra e il dopoguerra, il boom economico italiano e la grande recessione del 2008. Sa cosa significa lottare e avere fame. Una vita carica di anni e di sacrifici, la sua. Nata a Benevento, nel 1956 si trasferisce al Nord. “91 anni – racconta su Facebook il figlio Sergio – quinta elementare, ‘orgogliosamente terrona’, lavoratrice instancabile, onesta, corretta. Una vita di sacrifici, prima per crescere fratelli e sorelle, poi per occuparsi dei figli e dei nipoti”.
Anna non ha mai smesso, neanche un giorno, di rimboccarsi le maniche. Neanche a dicembre dello scorso anno, quando per festeggiare i suoi 91 anni, ha invitato figli e nipoti a casa sua e ha preparato il pranzo per tutti.
Da oltre un mese Anna non mette il naso fuori di casa. “È per la tua sicurezza, questo virus è molto pericoloso”, le hanno detto i figli. E lei, donna energica e instancabile, ha accettato questa prigionia. Per amore dei figli.
Stare chiusa in casa le costa fatica, ma non si lamenta. Malinconia e sconforto non arrivano nemmeno a suonare al campanello di casa sua.
L’essere costretta a guardare il mondo da dietro una finestra non ha fatto venir meno la sua grinta. Perché lei, così come tutti quelli della sua generazione, non è “solo un’anziana”.
Anna nella sua vita ha imparato che la prima cosa da fare, quando ti trovi un avversario di fronte, è guardarlo negli occhi. Anche quando è un nemico subdolo e invisibile come il Covid-19. Lo ha osservato con pazienza e attenzione, e ne ha studiato il modus operandi. Senza tamponi, microscopi, test sierologici e app, ma con la saggezza e la concretezza maturate nella quotidianità della vita.
Qualche giorno fa, mentre in sottofondo rimbalzava il botta e risposta di virologi e immunologi, intenti a confrontarsi “a distanza” in uno dei tanti salotti televisivi, lei ha deciso di affrontare il nemico a viso scoperto. Ha preso la penna e due piccoli foglietti di carta e ha scritto una lettera al “maligno indesiderato”. Una manciata di parole appuntite come frecce, scoccate con precisione chirurgica, con cui nonna Anna è andata diritta al punto. Senza se e senza ma. Parole che il figlio Sergio ha pubblicato in questi giorni su Facebook.
“Coronavirus, non so chi ti ha dato questo nome così altisonante che non ti si addice, visto che sei una carogna ed un vigliacco che te la prendi con chi è più debole e malandato. Ricordati però, cattivo intruso, noi siamo più forti di te e ti eliminiamo.
Puoi star sicuro che tutti uniti ce la facciamo. Se io fossi in te, farei una cosa sensata: mi inabisserei nei meandri da dove sei arrivato.
Farai lo stesso una brutta fine.
Virus ‘corona di spine’ ti avrei chiamato io.
Sei un maligno indesiderato.
Ti stai accanendo contro gli indifesi. Stai distruggendo, portandotela via, la mia generazione che ha dato al mondo saggezza e comprensione.
Ma sappi che prima o poi la pagherai.
Siamo tutti uniti e puoi starne certo che ti abbattiamo”.