Lavoro e famiglia, l'effetto (negativo) della pandemia sulle madri

L’indagine di 4 economiste per  studiare i cambiamenti di comportamento all’interno delle famiglie durante la pandemia: le donne hanno dedicato più ore dei loro partner al lavoro domestico, anche quando entrambi lavorano da casa

Lavoro e famiglia, l'effetto (negativo) della pandemia sulle madri

Su chi è pesato di più il lavoro familiare durante le due ondate del Covid-19 del 2020? Se lo sono chieste quattro economiste dell'Università di Torino e della Bocconi di Milano  - Daniela Del Boca, Noemi Oggero, Paola Profeta e Mariacristina Rossi – che, nell’ambito del progetto europeo Clear , hanno monitorato la divisione di ruoli in famiglia durante le due ondate di coronavirus del 2020: quella di febbraio, a cui è seguito il lockdown tra il 9 marzo e il 3 maggio, e quella di ottobre, quando i nuovi casi  hanno raggiunto livelli circa sei volte più alti della prima ondata. Oggetto dell’indagine un campione rappresentativo di donne italiane occupate nel 2019, che è stato re-intervistato alla fine del mese di aprile e di novembre 2020 con un questionario  che comprendeva anche informazioni riguardo i partner. Questo ha permesso alla ricercatrici di “studiare e confrontare i cambiamenti di comportamento all’interno delle famiglie durante le varie fasi della pandemia” e verificare che “le donne italiane hanno dedicato al lavoro familiare più tempo dei loro partner”. I risultati sono stati pubblicati su lavoce.info
“Nella prima ondata, - si legge - più uomini che donne hanno continuato a lavorare al posto di lavoro usuale, più donne che uomini hanno lavorato da casa e un numero maggiore di uomini ha perso il lavoro. Nella seconda ondata invece più donne e più uomini restano al lavoro usuale rispetto alla prima fase (perché le misure sono meno restrittive e continuative), ma più donne che uomini lavorano da casa e perdono il lavoro”.

Se si analizza la distribuzione del lavoro familiare tra i partner, i dati evidenziano alcune differenze tra le due ondate: le donne dedicano un numero maggiore di ore al lavoro domestico rispetto ai partner sia prima dell’emergenza Covid-19 che durante la prima e la seconda ondata. Il numero di ore è comunque più alto per le donne soprattutto nella prima ondata. Le donne dedicano un maggiore numero di ore alla cura dei figli più nella prima che nella seconda ondata e i partner aiutano di più nella cura dei figli che nel lavoro domestico. Anche nell’aiuto per lo studio dei figli a casa le donne fanno più degli uomini, soprattutto durante la prima ondata.

“L’analisi della distribuzione del tempo dedicato al lavoro familiare, nelle varie combinazioni di modalità di lavoro, illustra come le donne lavorino più ore in famiglia. – sottolineano le osservatrici - In quasi tutte le possibili combinazioni di modalità lavorative le donne dedicano, infatti, più ore dei loro partner al lavoro domestico. La differenza più significativa emerge nelle famiglie in cui gli uomini continuano a lavorare sul posto di lavoro mentre le donne lavorano da casa (1,81 ore). Nella situazione opposta, in cui le donne continuano il lavoro precedente alla pandemia e gli uomini lavorano da casa, le donne dedicano comunque più tempo al lavoro familiare degli uomini (2,92 contro 1,40 ore al giorno). La distribuzione del lavoro familiare penalizza le donne anche nelle situazioni simmetriche, ossia anche quando entrambi i membri della coppia lavorano da casa”.

"Le donne italiane, già prima della pandemia più responsabili della famiglia dei loro partner, hanno continuato a dedicare al lavoro familiare più tempo durante tutto il 2020. - si legge - Questo è dovuto anche alla chiusura delle scuole, che in Italia è stata la più lunga di tutta Europa: 105 giorni dal marzo a giugno 2020 contro meno di 60 giorni in altri paesi europei .  Ha contribuito a questa situazione anche la mancanza dell’aiuto dei nonni, che prima della pandemia erano responsabili (almeno occasionalmente) della cura dei nipoti e ora non più, a causa dei rischi di contagio (Indagine Istat Multiscopo ). Anche i dati Istat per il 2020 evidenziano un peggioramento del lavoro delle donne. Il tasso di occupazione femminile è passato dal 50 al 48,6 per cento nel 2020, mentre per gli uomini è rimasto quasi invariato . L’offerta di lavoro femminile si è ridotta, come evidenziato da un tasso di inattività femminile molto più alto di quello maschile".
"I nostri dati confermano risultati di ricerche precedenti di altri paesi  che hanno analizzato l’impatto della pandemia su occupazione, disoccupazione e tassi di inattività, riportando un effetto negativo più significativo sulle donne e in particolare sulle madri. - chiariscono le ricercatrici -  Sia fattori relativi alla domanda di lavoro (sovra-rappresentazione delle donne nei settori dei servizi più vulnerabili con contratti a tempo determinato e part-time) che fattori relativi all’offerta (difficoltà di conciliazione lavoro e famiglia dovuta alla chiusura delle scuole e aggravio del lavoro familiare) hanno contribuito a questo risultato. La situazione di emergenza che continua anche nel 2021 può provocare un potenziale peggioramento del divario di genere nel mercato del lavoro. Come mostra il rapporto Global Gender Gap 2021  se l’Italia è migliorata nella classifica generale, grazie ai progressi nell’ambito della partecipazione politica, è invece crollata agli ultimi posti per quanto riguarda la partecipazione economica .

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)