La salute di un’economia si misura nei numeri più che dagli auspici
Ogni Paese, e ogni Governo, ha bisogno di economie in salute e almeno ogni trimestre tutti i dati andranno esaminati per valutare se le scelte hanno ottenuto il meglio compatibilmente con la congiuntura in corso. Qualche scadenza c’è già: ad aprile il Def (Documento di economia e finanza) che fissa gli impegni programmatici e può essere l’occasione con l’annesso Piano Nazionale di Riforma per rivedere o confermare alcuni obiettivi. Mancherà poco più di un mese alle elezioni europee. A giugno dopo le elezioni, nel giro di una settimana Eurogruppo (il coordinamento dei ministri delle Finanze) e Consiglio europeo esamineranno la situazione economica generale e di singoli paesi sulla base di un monitoraggio effettuato con tutti i dati disponibili. A quel punto sapremo se il 2019 dell’economia potrà essere “bellissimo” o se bisognerà prepararsi a inghiottire qualche medicina amara
Che cosa ha spinto prima il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, e poi il premier Giuseppe Conte al totale ottimismo quando il mondo è impegnato ad arginare il rallentamento? “Io credo che un nuovo boom economico possa nascere, come negli anni ’60 quando abbiamo costruito le autostrade. Oggi creiamo le autostrade digitali” ha detto il primo a metà gennaio parlando a una platea di Consulenti del lavoro. E per il numero uno dell’Esecutivo “ci sono tutte le premesse per un bellissimo 2019 e per gli anni a venire”. Sono frasi molto impegnative, rilanciate rapidamente, diventate oggetto di polemica politica e di battute. In controtendenza con le previsioni economiche di queste settimane che dimezzano le attese di crescita per l’anno in corso.
Diffondere una visione non negativa ha una sua efficacia in molti ambiti: dire “non troverò mai lavoro!” scoraggia lo studio; “non guarirò mai” disincentiva la reazione del paziente; “non andranno mai in prigione” porta a chiudere gli occhi davanti alle illegalità. Anche nelle fasi economiche, come ha spiegato un ministro tecnico per l’Economia, Giovanni Tria, “guardare con pessimismo al futuro non è una forma di realismo, sarebbe una forma si sabotaggio. Ci sono tutte le condizioni per una ripresa italiana”.
L’Esecutivo è convinto, e vuole convincere, che soprattutto nella seconda parte dell’anno si entrerà in una fase talmente positiva da far dimenticare i trimestri di Pil (Prodotto Interno lordo) in arretramento. Punta su maxi-privatizzazioni per 18 miliardi, investimenti pubblici e privati e un boom dei consumi interni. Ritiene che la sequenza di dati di ordinativi, produzione, export e consumi interni, occupazione sarà virtuosa e andrà a smentire le “cassandre” dei vari centri previsivi nazionali e internazionali. Il Governo dichiara per il 2019 una crescita dell’1% e mentre i grandi centri di analisi economica si fermano a +0,6/0,7 percento.
Per chi vorrà seguire l’evoluzione dello stato di salute dell’economia italiana, che non è l’indice di Borsa o un match sportivo perché tocca le speranze di famiglie, imprese, enti locali, ogni mese saranno disponibili dati dell’Istat, di Banca d’Italia, Inps e delle Camere di commercio oltre agli organismi internazionali (Eurostat, Bce e altri) che raccolgono all’origine i numeri acquisiti, certamente meno contestabili delle previsioni. Il calendario delle date di pubblicazione è già disponibile sui relativi siti. Dati alla mano tutti potranno ragionare meglio evitando di screditare le stime altrui, siano queste tecniche o più politiche.
Ogni Paese, e ogni Governo, ha bisogno di economie in salute e almeno ogni trimestre tutti i dati andranno esaminati per valutare se le scelte hanno ottenuto il meglio compatibilmente con la congiuntura in corso. Qualche scadenza c’è già: ad aprile il Def (Documento di economia e finanza) che fissa gli impegni programmatici e può essere l’occasione con l’annesso Piano Nazionale di Riforma per rivedere o confermare alcuni obiettivi. Mancherà poco più di un mese alle elezioni europee. A giugno dopo le elezioni, nel giro di una settimana Eurogruppo (il coordinamento dei ministri delle Finanze) e Consiglio europeo esamineranno la situazione economica generale e di singoli paesi sulla base di un monitoraggio effettuato con tutti i dati disponibili. A quel punto sapremo se il 2019 dell’economia potrà essere “bellissimo” o se bisognerà prepararsi a inghiottire qualche medicina amara.
Paolo Zucca