La religione cattolica al tempo del Covid-19
La pandemia sta ponendo la scuola di fronte a una sfida epocale dal punto di vista metodologico.
Per l’insegnante di religione essa rappresenta un’opportunità da cogliere per una nuova primavera che apre a un mondo di significati finora inesplorato. Mai infatti come oggi i ragazzi hanno toccato con mano la gravità di alcune domande profondamente esistenziali: chi siamo? Quale futuro avremo noi e i nostri cari? Cosa possiamo fare, oggi? Studenti che vivono anche con i propri nonni mi dicono di avvertire responsabilità nei loro confronti e di dover rinunciare alle uscite con gli amici per il timore di trasmettere contagi. Di fronte al perché del dolore e della morte, i ragazzi sono stati colpiti come non mai dalle vicende e dagli interrogativi raccontati nel libro di Giobbe. Altrettanto posso dire delle conferenze di Valter Giantin su “Sistema sanitario nazionale, bioetica e legge sulle Dat” tra le attività di educazione civica. Mi sono chiesta se fosse proprio il caso di proporle in un periodo così difficile, per taluni doloroso: non è che i ragazzi abbiano solo bisogno di “pensare felice”? Fidandomi del collaudato relatore, la conferenza è stata “assaporata” sia dai ragazzi sia dai colleghi.
Sebbene la pandemia penalizzi le mie preferite attività sul campo – come, ad esempio, le uscite sul territorio per conoscere in modo diretto il patrimonio storico, artistico e religioso – è comunque possibile proporre esperienze altrettanto significative come l’incontro con i volontari della Comunità di Sant’Egidio appena tornati dai campi in Bosnia).
Certo l’emergenza sanitaria sta penalizzando anche le relazioni, specialmente degli studenti già fragili. Avverto il rischio che gli adolescenti si “abituino” a stare in casa da “isolati”, ritenendolo inconsapevolmente l’unico modo possibile di vivere. Non dobbiamo favorire lo stare soli: seppur isolati, devono mantenere vive le relazioni! Anche nelle modalità di valutazione non in presenza degli apprendimenti, atipiche e diverse rispetto a quelle della didattica in classe, occorre puntare sull’acquisizione di responsabilità e sulla coscienza del significato del compito nel processo di apprendimento, così da permettere loro, che gradiscono lavorare in gruppo anche da casa, l’utilizzo in Zoom di stanze virtuali, nelle quali l’insegnante “saltellando” dall’una all’altra, osservi e intervenga.
Se l’essere umano è relazione, l’insegnamento della religione cattolica può diventare davvero una materia affascinante in tempo di pandemia perché porta in sé il marchio del presente.
Chiara Deppieri