La Lessinia: biodiversità, tracce di storia e impronte di dinosauri

L’anello intorno a Castel Malera, passando per Cima Trappola, è uno dei sentieri più interessanti del Veronese, per via dei panorami mozzafiato, ma anche per le numerose peculiarità storiche e naturalistiche che si incontrano durante il cammino.

La Lessinia: biodiversità, tracce di storia e impronte di dinosauri

Il percorso si sviluppa nel Parco naturale regionale della Lessinia (che prende il suo nome dall’omonimo altopiano), nato per tutelare la natura, l’ambiente e la storia di quest’area; ci troviamo nella zona nord del pianoro, la cosiddetta Alta Lessinia, al confine con le province di Trento e Vicenza. Dai fossili alla Grande Guerra, dal carsismo alle malghe, dalla flora tipica agli animali con le loro tracce: ogni escursionista troverà molti spunti per incuriosirsi e appassionarsi a questo magnifico territorio. L’escursione non presenta tratti particolarmente esposti o pericolosi e si svolge interamente su sentieri con fondo naturale e strade sterrate; l’itinerario può essere percorso anche nella stagione invernale, ma in questo caso è necessario conoscere molto bene il percorso o affidarsi a una guida, in quanto potrebbero essere possibili delle deviazioni in base alla quantità di neve presente.

L’itinerario
L’itinerario prende avvio da Malga San Giorgio, nel comune di Bosco Chiesanuova (Vr), al confine tra la Lessinia e il massiccio del Carega; la località è un impianto sciistico, da cui in estate partono numerosi percorsi escursionistici, come ad esempio quello descritto in quest’articolo. Appena usciti dalla frazione di San Giorgio, dove è possibile lasciare l’auto, ci si immette nel sentiero segnalato, che si inoltra attraverso il vallon Malera, circondato dalle cime montuose, dove, oltre ai diversi ambienti naturali, è possibile ammirare quasi immediatamente dei reperti di Lythiotis problematica, un fossile appartenente a un mollusco bivalve, tipico dei calcari grigi qui presenti e testimone dell’esistenza di un antico mare poco profondo in questa zona, una sorta di laguna; lungo il sentiero sono possibili avvistamenti di marmotte e di altri esemplari tipici della fauna dell’altopiano. Si prosegue dunque all’interno del vallon, seguendo le indicazioni per il rifugio Gaibana (che però non verrà raggiunto con quest’itinerario), iniziando a scorgere alcune conformazioni carsiche, tipiche dell’Altopiano della Lessinia; la più impressionante di tutte è senza dubbio il Buso del Vallon di Malera, una cavità profonda circa 70 metri dove da pochi anni, a causa dell’innalzamento delle temperature medie, è sparita la neve perenne che la caratterizzava. Superata la voragine carsica, si riprende la salita, fino al bivio per il rifugio Gaibana, dove tuttavia si imbocca la direzione opposta, attraverso la quale, seguendo un sentiero tra prati e mughi, si giunge fino a Cima Trappola (1865 metri sul livello del mare), vetta più alta della Lessinia, lungo il confine con il Trentino, da cui si può godere di un meraviglioso panorama su una buona parte dell’Altopiano sottostante, ma anche sul vicino massiccio del Carega e sulla più lontana Pianura Padana.

Inizia ora la discesa, attraverso un percorso diverso da quello per il quale si è saliti, che, passando nei pressi di alcune pozze d’alpeggio (elementi tipici dei rilievi carsici e veri e propri hotspot di biodiversità), ci conduce fino a passo Malera; prestando attenzione, poco prima di raggiungere il passo, è possibile ammirare anche la Bella Lasta, parete in cui si possono osservare le impronte di Kayentapus, dinosauri teropodi carnivori comparsi nel Giurassico superiore (160- 145 milioni di anni fa), che contano ancora oggi numerosi discendenti: se il tempo lo permette, il sito vale di certo una piccola deviazione. Altro punto di interesse in zona, sono le trincee presenti a Bocca Malera, risalenti alla Prima guerra mondiale. Superato, dunque, passo Malera, punto di incrocio tra la Lessinia e il massiccio del Carega, si prosegue attraverso una strada militare, anch’essa risalente alla Grande Guerra, fino a giungere al baito di malga Malera di sopra, da poco ristrutturato; poco lontana si trova la Spluga di Castel Malera, una dolina carsica che d’inverno ha raggiunto più volte la temperature vicine ai trenta gradi sotto lo zero. Si conclude, infine, l’anello raggiungendo la strada sterrata che in breve tempo riconduce al punto di partenza.

Luca Grotto
Guida ambientale escursionistica presso la cooperativa Biosphaera. Classe 1997, laureato in Storia, vive a Zanè, nell’Alto Vicentino.

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