Guardando Francesco di Assisi oggi…
Quale stile di vita ci propone Francesco di Assisi, uomo che, nella sua prima fase di vita, si sarebbe trovato bene anche nel nostro tempo? Riflettendo su alcuni tratti del suo percorso, si rileva che, secondo la mentalità del 1200, fu educato dai genitori fin dalla culla con eccessiva tolleranza e dissolutezza. Le figure di attaccamento perciò non contribuirono positivamente alla formazione della struttura della personalità di Francesco e, quindi, alla crescita integrale della sua persona. Egli conduceva infatti l’esistenza alla ricerca affannosa di soddisfazioni immediate, investiva le sue risorse nell’apparenza, nella visibilità per essere qualcuno, sfruttando anche le amicizie nobiliari del suo tempo
Quale stile di vita ci propone Francesco di Assisi, uomo che, nella sua prima fase di vita, si sarebbe trovato bene anche nel nostro tempo?
Riflettendo su alcuni tratti del suo percorso, si rileva che, secondo la mentalità del 1200, fu educato dai genitori fin dalla culla con eccessiva tolleranza e dissolutezza (cfr.1Cel I,1: FF 318).
Le figure di attaccamento perciò non contribuirono positivamente alla formazione della struttura della personalità di Francesco e, quindi, alla crescita integrale della sua persona. Egli conduceva infatti l’esistenza alla ricerca affannosa di soddisfazioni immediate, investiva le sue risorse nell’apparenza, nella visibilità per essere qualcuno, sfruttando anche le amicizie nobiliari del suo tempo.
Connotato da forte egocentrismo, inseguiva i suoi bisogni materiali o psicologici che non riusciva a gestire, perché, idolatrando narcisisticamente se stesso, non aveva individuato ancora dentro di sé la capacità di saper orientare l’esistenza secondo un senso da dare alla propria vita. Rimanendo in uno stato adolescenziale, viveva nella frammentarietà e, perciò, non favoriva l’unificazione della persona.
Anche oggi molti rincorrono la gratificazione immediata in tutti i campi, ma spesso non riescono ad approdare a nulla, perché privi di un orientamento. La mancanza di speranza è data proprio dal fatto che attualmente gli individui non cercano obiettivi da raggiungere capaci di dare, passo dopo passo, un significato all’esistenza. Quando ciò accade, vengono meno le forze. Solo un appiglio alla vita autentica può offrire ai cercatori di speranza un aggancio per risalire la china.
E Francesco?
Smette di adorare se stesso, quando incontra il Signore e scopre di essere amato da Lui.
Decide di dare una svolta alla sua esistenza e, dalla ricerca individuale del successo e del riconoscimento sociale, passa all’accoglienza incondizionata dell’Altro/altri, anche dei lebbrosi verso i quali prova un’istintiva ripugnanza. L’incontro con Cristo e con i reietti della società lo portano a vivere da minore nel mondo degli esclusi.
Scoprendo il senso della propria vita nel Crocifisso con il suo smisurato amore e dolore della sua passione (Fior: FF 1952) , Francesco si lascia raggiungere dalla sua misericordia che veicola tra gli emarginati che non sperano più. In questa circolarità d’amore egli riconosce la sua unificazione interiore e sceglie di “osservare perfettamente e sempre il santo Vangelo e seguire fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l’impegno, con tutto lo slancio dell’anima e il fervore del cuore l’insegnamento del Signore nostro Gesù Cristo e di imitarne le orme (1Cel XXX, 84: FF 466).
Quale messaggio oggi ci offre Francesco che ha scelto di liberarsi di tutto per imitare alla lettera Cristo e vivere radicalmente il Vangelo?
È urgente rimettere al centro Gesù e il Vangelo, coltivare la relazione con Lui per una vita di fede, conoscerlo attraverso la sua Parola, per essere riflesso della Sua costante presenza nella storia, saper cogliere in ogni altro/a e nel creato l’azione dello Spirito che conduce sempre alla custodia della comunione fraterna e universale.
Non si può imitare Gesù alla lettera come Francesco, se non Lo si conosce! Solo la cura della relazione affettiva con Cristo povero e crocifisso per amore ci permette di vivere radicalmente il Vangelo e ci consente di assumere come Francesco lo stile di Gesù soprattutto tra gli esclusi del nostro tempo.
Oggi c’è fame di senso, di appartenenza, di relazioni. Spesso, quando si fa riferimento a coloro che sono rifiutati, il pensiero corre solo ai poveri a livello materiale. La povertà prende forma anche tra coloro che non sanno gestire la propria vita, che non curano nella gratuità le relazioni, che consumano l’esistenza nel groviglio dell’attimo presente, che non hanno contatto reale con la profondità esistenziale abitata da Dio, che credono che la vita inizia e finisce con il proprio io, che calpestano le creature, che chiudono il proprio orizzonte esistenziale nei social, che trascurano l’approfondimento culturale che apre nuovi file per il bene dell’umanità, ecc.
In questo tempo c’è bisogno di persone autenticamente umane capaci di ascolto, disposte ad attendere i tempi per non giungere a conclusione affrettate, a guardare gli eventi secondo la prospettiva di Dio e anche dell’altro/a trovando punti di connessione, ad accogliere i dissensi e ad attivarsi per tenere aperti i ponti relazionali…
In questo tempo sinodale e di attesa dell’apertura dell’anno giubilare ognuno è interpellato dal Signore e dalla storia ad incarnare i valori evangelici, per costruire il Regno di Dio.
Come può aiutarci l’esperienza di Francesco? Dove siamo noi adulti battezzati e a che punto ci troviamo nel cammino cristiano?
Diana Papa