L'ultimo saluto a Mario Stramazzo. Il ricordo di don Cesare Contarini, Guglielmo Frezza e Giorgio Ronchetti
L’addio a Mario Stramazzo. Alla Difesa scoprì la scrittura e diventò ambasciatore del nostro territorio e delle sue eccellenze, generando un universo di relazioni
Da pubblicitario a giornalista, da critico enogastronomico a foodblogger. Si potrebbe riassumere così l’ultimo ventennio professionale di Mario Stramazzo, almeno per gli aspetti a me noti. Arrivò nell’orbita della Difesa del popolo quando Nordest pubblicità, concessionaria del settimanale, tentò un salto di livello per sostenere Telechiara: con l’esperto direttore commerciale Giorgio Ronchetti giunse anche Mario. Ben presto s’ingolosì della scrittura giornalistica e chiese di entrare nel numero, elevato a quel tempo, dei collaboratori del settimanale: dopo il canonico periodo di "gavetta", Mario raggiunse la qualifica di giornalista pubblicista. La specializzazione in agricoltura e in enogastronomia, con la base degli studi di medicina, divenne il trampolino di lancio per rapporti sempre più stretti con le associazioni agricole, produttori, ristoratori, organizzatori di eventi promozionali. Un periodo intenso di nuove idee e grandi soddisfazioni, di crescita del sodalizio delle “penne enogastronomiche” del Veneto, di relazioni vivaci mantenute fino agli ultimi giorni in cui la malattia fulminante l’ha vinto lasciando costernati i tantissimi che lo conoscevano.
Le testimonianze addolorate e partecipi dei social alla notizia della morte, insieme alla folta partecipazione alle esequie nel duomo di Chioggia, sono state un omaggio al suo stile di uomo prima che alle iniziative da lui promosse: «una bellissima persona, buono come un pezzo di pane, arguto, ricco d'animo»… «un vero ambasciatore del nostro territorio, delle eccellenze enogastronomiche»… «un amico, un punto di riferimento sicuro»... «combattente, ironico e sornione»… «bella persona, positiva, vero credente»… e potrei continuare a lungo!
Queste e altre attestazioni parlano di una vita densa di relazioni che diventa rete di amicizie; raccontano una passione culturale, politica, fatta di curiosità e competenze varie, di paziente costruzione di confronto con le persone per perseguire traguardi di bene comune: negli ultimi giorni di vita, per esempio, aveva fondato un gruppo Facebook per promuovere il miglioramento dei pasti in ospedale; il 30 settembre m’inviava suggerimenti su come valorizzare Twitter a beneficio del Barbarigo. Il dono finale delle cornee ha ben suggellato questo stile di “essere per”. Da molti era apprezzata, ricercata quasi, la sua ironia, nutrita di finezza e rispetto e capace di narrazioni efficaci e apprezzate: il 6 agosto, quando fu ricoverato in ospedale per accertamenti, ha scritto una recensione piacevole, originale sulla sua «camera 32, quella che Booking non trova».
Mario, figlio unico, è sempre stato molto legato alla famiglia di origine (il padre morì nel gennaio scorso, la madre vive) e ha poi vissuto un fortissimo legame e grande dedizione alla famiglia costruita con Emanuela («quanto amore per me e la figlia Giulia!»). Il 17 ottobre, giorno delle esequie, era il 33° anniversario di matrimonio, dopo dieci anni di fidanzamento!
Personalmente ho colto anche una fede vera, non esibita, di sostanza più che di discorsi, espressa nell’onestà dei comportamenti e nella generosità verso le persone: e non è quello che diciamo sempre, che la fede serve se fa vivere bene? E che il rapporto con Dio si misura sulla vita di ogni giorno prima che sulla pratica religiosa?
Al saluto finale delle esequie ho augurato, in particolare ai giornalisti e tante persone legate a “zio Mario”, che «il suo ricordo resti in benedizione», che parlare di lui o continuare le sue iniziative porti al bene, a “dire bene” (benedizione) e “fare bene” (benefici, beneficenza). Ed è proprio questo che auguro anche alla Difesa e a chi ha lavorato con lui in questi anni: il ricordo di Mario porti bene, faccia crescere il bene, aiuti tutti a costruire «un mondo di cose belle e buone».
don Cesare Contarini
direttore della Difesa del popolo dal 1993 al 2009
La professione e la passione
Ho conosciuto Mario Stramazzo all'epoca di Nordest pubblicità, la società che faceva parte del sistema dei media diocesani curando la raccolta pubblicitaria per la Difesa, Bluradioveneto e Telechiara. Lavoravamo tutti insieme in via Cernaia, in quella che era definita "la casa della comunicazione", in un quotidiano susseguirsi di incontri, discussioni, progetti in cui si coniugavano tante diverse professionalità.
A quel progetto ambizioso, che voleva assicurare una presenza autorevole e cristianamente ispirata nel mondo dell'informazione, anche Mario ha offerto il suo contributo per molti anni. Pubblicitario di professione ma giornalista per passione, ha trovato il modo di coniugare entrambi i talenti dedicandosi a quella delicata "area di confine"
Guglielmo Frezza
Ha aperto strade ancora preziose
L’approdo alla Nordest pubblicità Alcune delle strade aperte da Stramazzo nella concessionaria pubblicitaria a partire dal 2000 sono tuttora percorse dal settimanale diocesano
Mi risulta difficile in questo momento pensare che Mario non sia più qui. È vero: da un po' non ci si sentiva, ma dieci anni di vita lavorativa in comune sono stati importanti per conoscerci meglio. Abitiamo nella stessa cittadina, Sottomarina, quindi ci si vedeva, in qualche occasione abbiamo condiviso le stesse compagnie ed è stato con vero piacere che a un aperitivo, parlando di lavoro, sia nata l’opportunità per averti con me in azienda.
Avere un braccio destro con la tua grande esperienza a cui affidare parte di quel rinnovamento che la concessionaria stava cercando per il rilancio dei suoi prodotti in portafoglio, rappresentava per me, che da poco stavo cercando di formare una struttura efficiente, un validissimo aiuto. Si avvicinava tra l’altro, il centenario della Difesa del popolo, e una persona di… spessore poteva rappresentare la molla per quel salto di qualità tanto auspicato. Sei arrivato portando la tua pluriennale esperienza pubblicitaria, unita alla gran voglia che avevi di scrivere.
Ed ecco i grandi supplementi: economia, edilizia ma soprattutto agricoltura. Già allora avevi individuato in questo settore quello che sarebbe stato nelle sue specificità - enologia, ristorazione, gastronomia, prodotti a km zero - trainante per la raccolta pubblicitaria.
Caro Mario, hai aperto strade che ancora oggi, e sono passati una decina d’anni dal mio pensionamento, vedo ancora ripercorrere con soddisfazione leggendo le pagine della Difesa. Ti immagino in un’altra dimensione, sigaretta in bocca, chino sulla tastiera del pc, avvolto da una nuvola di fumo, battere un tasto dopo l’altro, la cornetta del telefono appoggiata sulla spalla sinistra fare l’occhiolino a Umberto Simonetto per confermargli lo spazio pubblicitario.
Mario, in concessionaria i tuoi suggerimenti preziosi ci sono stati di grande aiuto.
Ci mancherai
Giorgio Ronchetti,
direttore Nordest pubblicità nei primi anni Duemila