L’indescrivibile e l’impensabile. L’atomica e gli Hibakusha, le armi robot e la risoluzione Onu
Il Premio Nobel per la Pace è stato assegnato all’organizzazione giapponese Nihon Hidankyo che raggruppa quanti sopravvissero ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki
“Onorare tutti i sopravvissuti che, nonostante le sofferenze fisiche e i ricordi dolorosi, hanno scelto di utilizzare la loro costosa esperienza per coltivare la speranza e l’impegno per la pace”. Questa la motivazione del Premio Nobel per la Pace assegnato l’11 ottobre all’organizzazione giapponese Nihon Hidankyo che raggruppa quanti sopravvissero ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. La testimonianza di queste persone – chiamate Hibakusha in giapponese – è servita e serve “a descrivere l’indescrivibile, a pensare l’impensabile e in qualche modo comprendere la pena e la sofferenza causata dalle armi atomiche”.
Testimonianza e parole che rimbombano in un mondo continuamente sotto la minaccia del ricorso alle armi nucleare mentre sul terreno non si contano più le morti, le distruzioni e le angosce.
“In questo momento della storia umana – sottolinea il Comitato Nobel – vale la pena ricordarci che le armi nucleari sono le armi più distruttive che il mondo abbia mai visto”.
Non sono purtroppo le uniche a seminare il terrore.
Nella corsa al riarmo c’è oltre a quella del nucleare la minaccia delle armi autonome, dei robot che guidati a distanza uccidono persone e distruggono città mentre compiono interventi di chirurgia bellica.
L’acronimo che in inglese le definisce è Laws, Lethal autonomus weapons system, (Sistema di armi letali autonome), fa parte di una “dottrina militare” che oggi è già applicata sul campo, come documentano le guerre in corso nell’ Est europeo e nel Medio Oriente.
L’applicazione diabolica dell’intelligenza artificiale offre forse la garanzia di centrare il bersaglio, ma certamente non rende conto delle sconvolgenti conseguenze che comporta il raggiungimento dell’obiettivo.
In sede Onu la questione è all’ordine del giorno, anche se la diversità di posizione dei Paesi membri rende difficile il percorso verso un trattato giuridicamente vincolante contro le armi autonome.
In Italia un convegno, i cui promotori sono stati ricevuti l’8 agosto dal presidente Mattarella, e una mobilitazione promossa da movimenti per il disarmo, sono segnali di una presa di coscienza e di una iniziativa popolare per sensibilizzare l’opinione pubblica a sostegno della risoluzione Onu.
Dovrebbe essere chiaro a tutti che, prima di colpire e uccidere, il robot ha ucciso l’uomo che lo istruisce per ottenere il tragico risultato.
All’assemblea dell’Onu che prenderà in esame la risoluzione sulle armi autonome per giungere a un trattato vincolante entro il 2026 arriverà la voce degli Hibakusha di Hiroshima e Nagasaki? Risuonerà nell’assemblea il grido “mai più la guerra” di chi non confonde la vittoria con la pace? Si potrà porre fine all’indescrivibile e all’impensabile?