L’approfondimento del GrsWeek: sport e diritti, democratizzare il Cio nel nome di De Coubertin
E’ la questione sollevata dallo storico Patrick Clastres, uno dei massimi esperti di storia dell’olimpismo, professore all’Università di Losanna, in un articolo pubblicato sul quotidiano svizzero Le Temps. GrsWeek ha intervistato Nicola Sbetti, storico dello sport dell’università di Bologna
Attualmente il Comitato olimpico internazionale ha le chances per fare i conti con la propria storia e diventare un faro internazionale per i diritti umani e civili, come immaginato da Pierre De Coubertin, il fondatore delle moderne Olimpiadi (era il 1896) il cui obiettivo era di realizzare “un mariage des muscles et de l’ésprit”. Per riuscire in questo compito all’insegna dei diritti umani e civili, il Cio dovrebbe porre fine ai suoi demoni, come quello delle Olimpiadi di Berlino del 1936, e diventare il mito democratico ed emancipatorio che afferma di essere. E’ questa l’opinione espressa dallo storico Patrick Clastres, uno dei massimi esperti di storia dell’olimpismo, professore all’Università di Losanna, in un recente articolo pubblicato sul quotidiano svizzero, in lingua francese, Le Temps. Si tratta di una riflessione che centra tematiche di attualità come la democraticità del Cio e il futuro dei valori che rappresenta.
Per affrontare la questione, il Giornale radio sociale ha chiesto a Nicola Sbetti, storico dello sport dell’Università di Bologna, di ricostruire la storia del Cio in tema di diritti. Sbetti ha argomentato su come e se il Cio può tornare ad essere un avamposto delle libertà civili, mettendo in pratica azioni contro paesi antidemocratici o prendendo posizioni rigide in merito alla tutela dei diritti.
Secondo Patrick Clastres, di fronte a nuove minacce poste da regimi autoritari e da impulsi antidemocratici, è urgente che il Cio compia “il suo aggiornamento storico, ideologico e istituzionale, sia per garantirne la sopravvivenza sia per favorire un nuovo corso sportivo e democratico all’umanità intera”.
“Dopo aver completato la sua trasformazione economica, e mentre è impegnato in una riforma del suo programma sportivo e in un aggiornamento delle discipline olimpiche, il Cio deve entrare pienamente nell’era democratica. Per questo, sembrano necessarie diverse riforme. Innanzitutto, deve porre fine alla sua mania per la storia ufficiale che gli fa ignorare, tra le altre cose, l’orchestrazione nazista dei Giochi di Berlino del 1936 o il boicottaggio dei Giochi di Mosca del 1980 e di Los Angeles del 1984, e che gli impedisce di onorare gli atleti afroamericani che hanno alzato i pugni sul podio di Città del Messico nel 1968. Avere coscienza della propria storia significa poter guardare al futuro.
Il Cio deve anche migliorare il modo in cui si protegge dalle intrusioni politiche o commerciali al suo interno – prosegue il professor Clastres -. Prima di fare riforme democratiche più profonde, potrebbe reclutare i massimi leader sportivi che siano riconosciuti difensori dei diritti umani, utilizzando il principio di cooptazione dei suoi membri”.
Per ascoltare integralmente l’approfondimento: www.giornaleradiosociale.it.