L’allarme di Caritas Europa: stiamo criminalizzando la solidarietà
Il caso Sea Watch è solo “la punta dell’iceberg” di un problema ben più ampio.
Lo sottolinea Caritas Europa sulla base di uno studio condotto da Migration Policy Group e Centre for European Policy Studies che porta alla luce 158 casi di persone indagate o formalmente perseguite dal 2015 ad oggi per avere offerto assistenza umanitaria a rifugiati: 79 solo nell’anno corrente.
«Oltre alla situazione italiana – denuncia Michel LeVoy, direttore della Platform for international cooperation on undocumented migrants (Picum) – la criminalizzazione della solidarietà si è diffusa in tutta Europa e ha coinvolto tanto le ong quanto civili, tra cui guardie costiere, pompieri, dottori, preti, giornalisti, insegnanti e volontari».
Offrire cibo e acqua, rendersi disponibili per un passaggio in macchina, dare un posto letto o cure mediche a coloro che arrivano illegalmente sulle nostre coste può tradursi per i volontari in condanne o multe salatissime. Secondo i dati dello studio, oltre a rappresentare un trend europeo, con punte di “eccellenza” per Grecia, Italia e Francia, i processi alla solidarietà aumentano con il diminuire degli sbarchi.
L’espansione di questo fenomeno è dovuta soprattutto all’irrigidimento delle politiche di accoglienza e all’inasprimento delle normative in merito. Un esempio lampante è il recente decreto sicurezza bis. Varato con lo scopo di scoraggiare e incriminare gli scafisti del Mediterraneo che lucrano sulla pelle di migliaia di uomini e donne, in realtà sanziona anche le ong come Sea Watch, con multe che vanno dai 10.000 ai 50.000 euro per ogni persona salvata, non distinguendo quindi i trafficanti di esseri umani dagli equipaggi delle organizzazioni non governative.
Persone che salvano i migranti in mare, come Carola Rackete, hanno quindi lo stesso peso davanti alla legge di chi incoraggia e lucra sulla loro pelle. «Questi cittadini perseguiti non sono soli – continua LeVoy – organizzazioni civili europee si stanno unendo in loro difesa, da Amnesty international a Caritas Europa, Medici senza frontiere, Picum, Croce rossa. Le leggi che criminalizzano la solidarietà colpiscono tutti noi, sempre più persone hanno paura che aiutare un altro essere umano possa portarle in tribunale e, potenzialmente, in prigione».
Oltre ad esprimere appoggio, sia economico, per le spese legali, sia morale, Caritas Europa esterna una preoccupazione: criminalizzare, frenare o disincentivare la solidarietà che prospettiva offre per il nostro futuro?
Giulia Morotti