L’agriturismo è sempre più importante per l’economia agroalimentare, ma deve fare i conti con i problemi del Paese
L’agriturismo è probabilmente la massima manifestazione di quella caratteristica unica del settore agricolo che è la multifunzionalità.
Agriturismo in prima fila. Come accade, d’altra parte, da ormai molti anni. Questione di moda, ma anche di portafoglio. Senza contare l’apporto di questa attività ai bilanci delle imprese agricole. L’ospitalità rurale macina successi che devono essere riconosciuti, che dicono molto sul grado di flessibilità delle aziende agricole ma che non devono far dimenticare il primo obiettivo della loro attività: produrre alimenti per tutti.
Per capire il valore dell’agriturismo oggi, basta guardare agli ultimi numeri (definitivi) dell’attività turistica nazionale indicati dall’Istat (quelli del 2018). Secondo le elaborazioni Coldiretti, l’attività di ospitalità rurale conta arrivi registrati per 3,4 milioni di persone, il 47% delle quali in arrivo da altri Paesi. Mediamente, Istat ha registrato un incremento del 6,3% negli agriturismi ma l’aumento di clienti provenienti da altri Paesi è, tuttavia, quasi più del doppio di quello domestico (8,6% contro 3,5%) ed anche la permanenza è più alta per gli stranieri (4,8 notti contro le 3,1 degli italiani). A vincere nel mercato del turismo in campagna sono soprattutto le imprese agricole del Centro Italia e poi quelle del Nord-Est; il totale delle attività coinvolte supera orami le 23.600 unità. Il valore della produzione è miliardario.
Agriturismo dunque che vince e che fa vincere molte imprese che – occorre dirlo -, in altro modo probabilmente sarebbero già scomparse o comunque ridotte al lumicino. E’ qui che serve molta chiarezza. Agriturismo è infatti solo l’offerta di ospitalità e ristorazione da parte di aziende agricole vere, la cui principale attività, in altre parole, deve continuare ad essere quella della produzione agricola o zootecnica. Si tratta di un punto fondamentale, che qualifica l’agriturismo, lo distingue dal settore turistico propriamente detto, dall’offerta alberghiera e delle ristorazione. Questione importante, questa. Agli albori dell’agriturismo, infatti, la distinzione fra i due settori di appartenenza, l’agricoltura e il turismo, è stata fondamentale. E lo è ancora oggi.
L’agriturismo, in ogni caso, è probabilmente la massima manifestazione di quella caratteristica unica del settore agricolo che è la multifunzionalità e cioè la capacità di esprimere attività produttive diverse ma tutte basate sulla terra e sulle sue produzioni. Capacità determinante per il futuro dell’agricoltura e dell’agroalimentare. D’altra parte, come hanno sempre fatto rilevare i coltivatori diretti, il cibo “è diventato la prima ricchezza del Paese” con quella che gli esperti chiamano “filiera agroalimentare estesa” e cioè il percorso che il cibo (e tutto ciò che gli ruota attorno) fa dai campi agli scaffali e alla ristorazione. A conti fatti tutto questo vuol dire 538 miliardi di euro (il 25% del Pil) e 3,8 milioni di occupati. Coldiretti ha reso noto questo dato nel corso della prima Giornata nazionale Cibo e cultura a Matera e ne ha tratto subito una conclusione: quella del cibo è “una leva strategica per la crescita del Paese, che cresce più e meglio degli altri e che in poco tempo è stato capace di diventare un traino per l’intera economia Made in Italy nei confini nazionali e all’estero, oltre ad essere di fondamentale importanza per l’ambiente e la salute degli italiani”. Oltre che naturalmente per i conti del Paese. Basta pensare, oltre che al Pil, al valore delle esportazioni che ha oltrepassato i 41 miliardi di euro.
Tutto bene quindi? Non proprio. Il valore dell’agroalimentare, e dell’agriturismo in particolare, ricorda anche le cose che l’Italia deve mettere a posto: dall’assetto del territorio a quello delle strade, dalla burocrazia ai costi del lavoro, dalla necessità di aggregarsi di più e meglio al bisogno di efficienza nell’apparato statale. Ciò che serve, dicono in molti fra cui anche gli agricoltori, è una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo che porrebbe l’agricoltura nelle condizioni di essere più competitiva. Ma questo, a ben vedere, è un problema di tutto il Paese e non certo solo dell’agriturismo e dell’agricoltura in senso lato.