L’Unione europea è a trazione femminile
Cresce l’impronta femminile sulle istituzioni europee. Con l’elezione di Roberta Metsola alla guida dell’assemblea di Strasburgo, si rafforza la presenza femminile ai massimi livelli istituzionali. Insieme a Ursula Von der Leyen (presidente della Commissione europea) e Christine Lagarde (presidente della Banca centrale europea) formano un trio dai grandi poteri e dalle altrettanto gravose responsabilità. C’è un filo rosso che unisce queste tre donne: la loro esperienza squisitamente politica esercitata sulla scena dei Paesi di provenienza.
Cresce l’impronta femminile sulle istituzioni europee. Con l’elezione di Roberta Metsola alla guida dell’assemblea di Strasburgo, si rafforza la presenza femminile ai massimi livelli istituzionali. Insieme a Ursula Von der Leyen (presidente della Commissione europea) e Christine Lagarde (presidente della Banca centrale europea) formano un trio dai grandi poteri e dalle altrettanto gravose responsabilità.
Roberta Metsola ha preso il posto del compianto David Sassoli morto prematuramente che aveva rinunciato a ricandidarsi per tener fede al patto sottoscritto dal Partito popolare europeo e dal Partito socialista di un’alternanza di metà mandato ai vertici dell’assemblea generale.
Espressione di un grande partito ma proveniente da un piccolo Paese periferico come Malta,
l’elezione di Metsola porta con sé un dato di assoluta novità.
Infatti, con i suoi 43 anni non è solo la donna più giovane ad assumere un ruolo così importante, ma soprattutto
per la prima volta in assoluto, una donna fermamente convinta contro l’aborto, presiede uno dei ruoli più rappresentativi dell’Unione.
L’elezione della Metsola restituisce quindi agibilità politica a quanti hanno posizioni che non rispondano ai riflessi di un determinato e molto diffuso modo di agire e a un determinato pensiero politico, senza per questo essere automaticamente esclusi dall’assunzione di più importanti responsabilità all’interno dell’Unione.E il fatto che questa novità si sia fatta strada grazie a una donna è un ottimo segno, perché forse dimostra quanto la dimensione femminile porti con sé una spinta alla conciliazione, alla moderazione, al dialogo.Ma torniamo a questo vento di rinnovamento femminile in Europa che non si ferma certo alla coerenza valoriale di Roberta Metsola.Grandi, infatti, sono in tal senso i meriti sia della Von der Leyen che della Lagarde.Nel caso della presidente della commissione non si può sottovalutare il ruolo svolto nel corso della gravissima crisi causata dall’epidemia di Covid. Fondamentale è stato il suo contributo nel superamento dei gravosi vincoli di bilancio che avrebbero strangolato i Paesi europei più fragili, sino alla scelta coraggiosa di adottare le misure finanziarie stabilite nel Pnrr. Un’opera di sapiente tessitura fra le Cancellerie che ha portato al varo di ingenti finanziamenti a fondo perduto, oltre che all’apertura di una gigantesca linea di credito in favore dei partner più colpiti.E forse, in questa scelta dettata dalla solidarietà operosa, sembra rendersi visibile la presenza di mano materna.
Non è scontato che questo risultato sarebbe stato raggiunto se, al comando della commissione, ci fosse stato un uomo. Magari uno di quei rappresentanti del fronte del rigore che hanno dettato legge per decenni in Europa. E non è neppure un caso che la tedesca Von der Leyen potesse contare sul sostegno della connazionale Angela Merkel, allora alla guida della potente Germania, Paese guida dell’Unione.
E ancora, la francese Christine Lagarde ha avuto certamente il merito, dopo un iniziale momento di indecisione, di confermare e sostenere le misure finanziare espansive varate dal suo predecessore, l’italiano Mario Draghi. Il ruolo decisivo giocato dalla Bce nel difendere il sistema Europa attraverso la moneta comune è sotto gli occhi di tutti. La Lagarde non ha mostrato solo coraggio e lungimiranza, ha messo in luce anche le sue capacità e la sua visione politica continentale.
C’è un filo rosso che unisce queste tre donne: la loro esperienza squisitamente politica esercitata sulla scena dei Paesi di provenienza.
Metsola infatti è cresciuta nel partito popolare di Malta e ha scalato posizioni in Europa. Vod der Leyen, da sempre nelle file della Cdu, per tanti anni è stata ministro (Famiglia, Lavoro e infine Difesa) nei gabinetti presieduti da Angela Merkel. Infine Christine Lagarde: ministro nei governi francesi guidati da Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy e poi presidente del Fondo monetario internazionale.
Tre donne di valore (una giovane promessa e due certezze collaudate) cresciute nella fornace ardente della politica.
Tutto ciò suona di monito e come invito, per le giovani donne europee, italiane comprese: non c’è limite alcuno alle ambizioni buone e alla possibilità di fare bene, di costruire.
In ogni campo e settore. Politica compresa, Anzi, soprattutto in politica.