Istat: 20.525 donne si sono rivolte ai Centri antiviolenza nei primi 5 mesi del 2020

Dopo il calo di utenze, in corrispondenza del lockdown di marzo 2020 i Centri hanno trovato nuove strategie di accoglienza. Per l'8,6% la violenza ha avuto origine da situazioni legate alla pandemia (convivenza forzata, perdita del lavoro). Sono state 649 le donne ospitate nelle Case rifugio (-11,6%)

Istat: 20.525 donne si sono rivolte ai Centri antiviolenza nei primi 5 mesi del 2020

Nei primi 5 mesi del 2020 sono state 20.525 le donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza (CAV), per l'8,6% la violenza ha avuto origine da situazioni legate alla pandemia (es. la convivenza forzata, la perdita del lavoro da parte dell'autore della violenza o della donna). Lo rileva l'Istat nel rapporto "Le richieste di aiuto durante la pandemia. I dati dei centri antiviolenza, delle Case rifugio e delle chiamate al 1522 - Anno 2020".

Dopo il calo di utenze, in corrispondenza del lockdown di marzo 2020, i Centri hanno trovato nuove strategie di accoglienza (il 78,3%). Solo sei CAV hanno dovuto interrompere l'erogazione dei servizi. Essenziale è stato il ruolo della rete territoriale antiviolenza per supportare i Centri nel loro lavoro. Nella maggioranza dei casi (95,4%) i CAV hanno supportato le donne tramite colloqui telefonici, nel 66,5% dei casi hanno utilizzato la posta elettronica mentre nel 67,3% i colloqui sono stati in presenza nel rispetto delle misure di distanziamento.

Per quanto riguarda le Case rifugio, nei primi 5 mesi del 2020 sono state ospitate 649 donne, l'11,6% in meno rispetto ai primi 5 mesi del 2019. Le Case hanno, infatti, segnalato più difficoltà dei CAV a organizzare l'ospitalità delle donne e a trovare nuove strategie (55,3% dei casi). Per il 6% delle donne accolte, le operatrici hanno segnalato che è stata la pandemia ad avere rappresentato la criticità da cui ha avuto origine la violenza.

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)