In attesa di un figlio dall’Africa. Una coppia di coniugi padovani attende da sei anni di abbracciare il figlio adottivo

Una coppia di coniugi padovani spera di abbracciare presto il figlio adottivo, dopo sei anni dall’inizio delle pratiche formali. Nel frattempo è grata per il dono delle relazioni

In attesa di un figlio dall’Africa. Una coppia di coniugi padovani attende da sei anni di abbracciare il figlio adottivo

Stefano e Laura, 46 e 45 anni, project manager in un’azienda lui, progettista sociale lei, sono due coniugi padovani in attesa da sei anni dell’arrivo di un figlio. Si sono sottoposti a un iter lungo e talvolta faticoso, scegliendo tra gli enti autorizzati per le adozioni internazionali il Ciai (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia); il bambino che attendono arriverà dal Burkina Faso, Paese dell’Africa occidentale. «L’attesa è molto lunga ma abbiamo cercato di viverla come occasione da non sprecare – raccontano – cerchiamo di spendere questo tempo, come suggeritoci dal Ciai, per prepararci e, soprattutto, migliorarci. Non sappiamo con quale bambino verremo abbinati, ma soltanto che la nostra documentazione è depositata da due anni presso le istituzioni del Burkina. Questo periodo è il più difficile di tutto il percorso perché abbiamo terminato le pratiche burocratiche e percepiamo un po’ di vuoto; del resto sapevamo che i tempi sarebbero stato lunghi. Siamo consapevoli che i bambini adottabili possono presentare delle complessità, dei bisogni speciali di tipo sanitario, psicologico o psichiatrico». Nel frattempo la coppia si dedica alla conoscenza del Paese africano. «C’è un filo che ci lega da sempre all’Africa – sottolinea Laura – entrambi seguiamo e ammiriamo persone che hanno dato e ricevuto molto da questo continente, cerchiamo di informarci e di seguirne le vicende politico-sociali. Stiamo costruendo inoltre delle belle amicizie con alcune famiglie del nostro territorio e questo ci gratifica. Certo, il tempo che passa ci dà del dispiace re perché invecchiamo e vorremmo trascorrerlo con lui, con il bambino che arriverà; inoltre dobbiamo consolare i nostri cari, familiari e amici, che fremono per il suo arrivo. La fede ci aiuta a mantenere la speranza e ci dona la pazienza». Il loro iter adottivo è iniziato nel 2017 ed è passato attraverso studi di coppia, singoli colloqui, incontri psico-sociali, visite domiciliari. I due coniugi si sentono di offrire un consiglio a chi vuole intraprendere la strada dell’adozione internazionale. «Per affrontare questo percorso è necessario mettersi in discussione, guardarsi dentro e sapere che non si fa nulla da soli, servono le relazioni, la famiglia “sociale” – spiega Stefano – entrambi non siamo più le stesse persone che hanno presentato la domanda iniziale, ora siamo più forti, forgiati e sereni nell’attesa».

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