Il volontariato si candida come bene immateriale dell'umanità Unesco
È l'eredità dell'anno di Padova capitale europea del volontariato. L'annuncio poco fa, al termine della quattro giorni che conclude ufficialmente l'avventura padovana, da parte del presidente del Csv Emanuele Alecci. Presentata anche la nuova "Carta dei valori dell'azione volontaria" curata dalla Fondazione Zancan.
Il Volontariato diventi Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. È la proposta lanciata da Emanuele Alecci, presidente del Centro servizi per il volontariato di Padova e Rovigo, oggi pomeriggio durante l’evento di chiusura dell’anno di Padova capitale europea del volontariato 2020. Una candidatura dalle basi solide, assicura Alecci, dal momento che senza i volontari affrontare la pandemia da Covid-19 iniziata più di un anno fa sarebbe stato impossibile.
Si tratta di un lascito prezioso che travalica i confini cittadini e nazionali. «Il volontariato è un elemento di crescita morale e civile di ogni Nazione – spiega Alecci - È un bene prezioso, un capitale e un patrimonio che dobbiamo proteggere e sostenere. Per questo è necessario che il volontariato ottenga il riconoscimento Unesco quale bene immateriale. Questa candidatura vuole avere l’appoggio e il sostegno di tutte le forze attive in Italia a partire dal mondo Istituzionale, politico, accademico e culturale. Perché soltanto correndo tutti insieme si potrà raggiungere questo importante risultato».
Così, da Padova capitale del volontariato nasce il Comitato promotore di questa iniziativa. La “Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio culturale immateriale” voluta dall’Unesco, è nata per valorizzare e salvaguardare gli elementi del Patrimonio intangibile e per questo assegna un ruolo fondamentale alle “comunità” che hanno il compito di trasmettere il Patrimonio alle generazioni future. La proposta parte da Padova ma sarà un Comitato aperto a tutti a dare gambe al progetto internazionale che dovrebbe essere pronto per la primavera prossima. E intanto c’è già l’adesione dell’Anpas nazionale.
Nello stesso evento, concluso la quattro giorni on line che si è svolta nella città del Santo, è stata presentata la “Carta dei valori dell'azione volontaria”, il documento nato da un lungo percorso curato da Fondazione Zancan. Per chi crede e pratica il volontariato come una tra le più alte forme (o bellezza, considerandola nella sua accezione latina) di impegno sociale, la nuova Carta è emozionante fin dalle sue prime righe. È una piccola quanto corposa Magna carta con principi e doveri innestati intorno a quattro pilastri fondamentali che si conseguono: giustizia, carità, fraternità e generazioni.
Incoraggiata a essere stesa direttamente dal presidente Sergio Mattarella l’8 febbraio 2020, in occasione dell’apertura dell’anno di Padova Capitale europea del volontariato, la carta rilancia idee, progetti e innovazione elaborati nel corso del 2020, un anno faticoso, unico, eppure vissuto con idealità nuove anche “per merito” della pandemia che ha fatto riscoprire l’indispensabile ruolo del volontariato come garante di democrazia e l’immenso valore di una comunità civile unita a servizio dei più fragili.
«Con la Carta abbiamo avuto la necessità – sottolinea Tiziano Vecchiato, presidente della Fondazione Zancan – di ripartire dai profeti e dai padri fondatori per riscoprire i valori essenziali, affinché il volontario non diventi solo un pratico logista a tutti i livelli. La ripartenza dopo quest’anno così carico di stimoli non solo per Padova significherà rivedere la propria azione volontaria riscoprendosi essenzialmente persone: lo dicono il Vangelo, la Costituzione, l’Onu, le grandi religioni, seppur con parole differenti».
Da qui l’idea di strutturare la carta, mettendo in dialogo le persone volontarie con protagonisti universali della storia: la giustizia con la Costituzione italiana, attraverso i suoi articoli fondamentali; la carità con Paolo di Tarso, non tanto come cristiano ma come persona dialogante con ogni cultura nella direzione di un’umanità fraterna; la fraternità con papa Francesco e la sua ultima enciclica Fratelli tutti; le generazioni, infine, rappresentate dalla voce di bambine e bambini, persone anziane e giovani.
La Carta dei valori non vuole restare chiusa nei cassetti delle associazioni: intende progredire insieme alle persone, farsi strada nella concretezza dell’impegno per cittadini sempre più custodi consapevoli della democrazia. «La clausola finale – conclude Vecchiato – è una sorpresa perché chiede esplicitamente di farsi portatori dei suoi valori attraverso l’azione».
E il primo ente in assoluto a riconoscersi nella Carta e a sottoscriverla proprio a conclusione del seminario della Zancan è stato l’Istituto Serafico di Assisi, che si prende cura di bambini e giovani adulti con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali con attività riabilitativa, psicoeducativa e assistenza socio-sanitaria. La speranza è che molti altri ne prendano presto esempio.