I volontari di Lesvos calling partiti da Padova: “La situazione resta tesa. Continuano gli sbarchi senza sosta”
La situazione è sempre più drammatica nell'isoletta greca del mar Egeo davanti alle coste turche. Sono emersi i primi casi di Coronavirus e il governo di Atene stringe le maglie dell'accoglienza.
Lesbo “galleggia” nel mar Egeo, dove si consuma lo stesso conflitto fra Turchia e Grecia della frontiera di terra. E alla catastrofe umanitaria nel campo profughi di Moria si aggiungono emergenze, tensioni e paure.
Il governo di Atene ha scelto un drastico giro di vite, sull’onda della nuova legge entrata in vigore da gennaio: nuovi “hub” nelle isolette disabitate; rigido censimento delle ong; sospensione, di fatto, delle richieste d’asilo; tribunali pronti a sentenze esemplari.
Al porto di Mytilene, la capitale dell’isola di Lesbo, una nave militare greca – ormeggiata semi-nascosta oltre le banchine dei traghetti – ha già “stivato” da giorni circa 500 migranti. E ha attraccato anche la motovedetta CP 268 della Guardia Costiera italiana.
Intanto, è stato confermato il primo caso di Coronavirus a Lesbo: si tratta di una donna, rientrata da un viaggio in Israele. Madre di due bambini, è ricoverata in terapia intensiva. La catena di supermercati Masoutis ha chiuso del negozio a Plomari (circa 6 mila abitanti nel sud dell’isola), dove la donna lavora come commessa.
E ci sarebbero già due casi sospetti fra i migranti: un albanese e un somalo avrebbero manifestato sintomi. Di qui il ricovero nell’ospedale della capitale e la quarantena, in attesa del risultato dei test spediti ad Atene, secondo alcune fonti locali.
E domani alle ore 18 a Sapfous Square, al centro di Mytilene, è convocata la manifestazione anti-fascista anche in risposta allo “sbarco” la scorsa settimana dei militanti di Alba Dorata con al seguito i neonazisti Mario Müller e Fabian Rusnjak, leader di Generazione Identitaria in Germania e Austria.
Nel campo profughi di Moria sono tornati i volontari e attivisti di Lesvos calling partiti da Padova: «La situazione è sempre tesa, tuttavia abbiamo di nuovo fatto il possibile per aiutare chi vive nelle tende di un campo profughi sempre più grande, visto che gli sbarchi sono proseguiti. Le statistiche di Aegean boat report (2-8 marzo) parlano di 57 imbarcazioni con oltre 2 mila persone partite dalla Turchia verso le isole greche: 33 sono state fermate dalla Guardia costiera e dalla polizia. A Lesbo, sono 21.770 i profughi censiti su 42.176 delle isole dell’Egeo» raccontano.
Sono per lo più afghani uomini, donne e bambini che popolano Moria. «Hanno costruito una sorta di edificio in legno, destinato ad ospitare la moschea e la scuola. Quella di One Happy Family è stata bruciata, perché le ong sono “nel mirino” dei gruppi di residenti spalleggiati da neo-nazisti: auto vandalizzate, aggressioni, incendi, blocchi stradali».
Nelle acque antistanti Lesbo è presente “Mare liberum”, il cutter olandese del 1917 rimesso a nuovo dai volontari della tedesca Sea watch per le missioni umanitarie nel mar Egeo. Il 2 marzo nel porto di Mytilene aveva subito un attacco durante le proteste anti-migranti.
Infine, sulla crisi greco-turca è intervenuta la senatrice Emma Bonino: «L’Europa muore a Lesbo? Questa l’ho già sentita, quando agli inizi degli anni ’90 si diceva e scriveva: l’Europa muore a Sarajevo. Da allora, niente è cambiato. Ovviamente possiamo mettere dei “cerotti umanitari” ma il nocciolo della nostra debolezza rimane sempre: l’Europa delle Nazioni, l’Europa delle patrie, contrapposta alla patria europea. E questo sta succedendo anche con il coronavirus…».