I giovani padovani in fila per le confessioni alla GMG: «Qualunque sia l’errore, c’è sempre modo di rimediare e di cambiare»
Peccato, misericordia, perdono. E sì, anche confessione. Per i giovani padovani qui a Lisbona, per la Giornata Mondiale della Gioventù, sono temi ancora attuali. Certo, distanti per molti della loro generazione. Ma non per loro.
Venerdì mattina, nello spazio dedicato alla catechesi, dopo le parole del vescovo Claudio, in centinaia non hanno avuto alcuna remora di presentarsi, sotto il sole, davanti alle decine di sacerdoti da Padova e da altre diocesi italiane lì schierati per amministrare loro il perdono tramite la Chiesa. C’è chi ha atteso di potersi confessare con il suo prete, chi invece si è fatto guidare dalla sorte verso il primo posto disponibile. Le idee, però, sono chiare.
«È stata una mattinata intensa soprattutto dal punto vista emotivo», confida Benedetta di sant’Angelo di Piove, «per la prima volta, dopo un po’ di anni, mi sono sentita davvero compresa, accolta nei miei errori e nelle mie difficoltà, abbracciata da un amore più grande».
Anche per Maria Chiara, dell’Unità Pastorale di Piove di Sacco, la confessione è un momento «strong». «Mi emoziono – racconta – mi viene quasi da piangere. Ma è un pianto positivo, mi sento più leggera, abbracciata da qualcuno di più grande». Sebbene sia chiara la consapevolezza che «siamo umani, e dunque siamo anche tutti peccatori», «non è sempre facile rendersi conto di quali siano i nostri peccati e trovare la forza di diventarne consapevoli. Non siamo però soli in questo: c’è qualcuno che ci accompagna e che ci aiuta, con questo Sacramento a chiedere il perdono». Fondamentale l’umiltà.
Edoardo di Vigonza aggiunge: «Il peccato è simile alla rottura di una relazione, una relazione tra uomo e uomo, tra uomo e Dio e anche uomo e sé stesso. Quando fai un torto a un amico molto caro, viene spontaneo bussare alla sua porta e chiedergli perdono. Sicuramente ti perdonerà con un abbraccio».
Elisa, di Villanova di Camposampiero, preferisce usare il termine “sbaglio” al posto di termine peccato. Ma le conclusioni sono le stesse: «La confessione è un modo per avvicinarmi maggiormente a Dio, rendendomi effettivamente conto di ciò che sto compiendo nella mia vita in questo preciso momento».
Stefano, 23 anni di Noventa Padovana, enfatizza le tentazioni: «Viviamo in una società nella quale con i telefonini possiamo vedere certe cose o pensarne certe altre. Dovremmo dunque distaccarci dal pensiero comune e pensare con la nostra testa, senza per questo giudicare o pensare male delle altre persone». Con la confessione, anche grazie alla mediazione del proprio “don”, «possiamo arrivare a una soluzione per le nostre inquietudini».
Andrea Fasolo riconosce che la prospettiva di questi giovani padovani alla Gmg non è l’unica: «In giro c’è molta indifferenza, in molti preferiscono riderci su, ma è meglio andare in fondo alle cose. La misericordia sta anche nel pensare che qualunque sia l’errore, c’è sempre modo di riflettere, di rimediare, di superare i propri limiti e di non essere più ciò che si era prima».