“Ho 18 anni: rivoglio la mia vita”. La lettera di un diciottenne al Corriere della Sera riporta la gravità del momento
Il problema di fondo che traspare dalla lettera è ben più ampio della “semplice” chiusura/riapertura delle scuole e riguarda piuttosto la considerazione della gioventù.
La gravità del momento a proposito di emergenza pandemica e chiusura delle scuole è ormai sotto gli occhi di tutti. Se ne discute nel Paese un po’ a tutti i livelli e naturalmente possiamo immaginare che se ne parli nelle case, tra genitori e figli e soprattutto nelle chat, dove in particolare ragazzi e ragazze si incontrano – ma ci sarebbe di che riflettere su questo termine – e scambiano pensieri.
Nei giorni scorsi una lettera sul “Corriere della sera” ha acceso una luce speciale sull’argomento. L’ha scritta un giovane, “uno studente di un liceo toscano”, e indica molti degli argomenti che si sovrappongono sintetizzati nel titolo che presenta lo scritto: “Ho 18 anni: mi avete tolto tutto, rivoglio la mia vita”. Una frase forte, ma efficace. Spiega il giovane costretto alla “dad” alternata fin da settembre: “Non posso prendere la patente perché c’è una fila tremenda per fare l’esame e non saprei se ce la farei a fare la pratica senza far scadere la teoria. Ho comprato un abbonamento per il tram per andare a scuola e in palestra, ma hanno chiuso prima la palestra e adesso la scuola. Vivo in un paese, non posso vedermi con i miei amici né con i compagni di classe. Direte che non è una situazione grave. Certo, non li avete voi 18 anni nel 2020”.
Cose semplici, situazioni pratiche, ma rendono molto bene l’idea di una vita bloccata. Il giovane aggiunge una considerazione: “Potrei fare molte cose per non cadere in depressione: andare a fare la spesa per le persone fragili, chiamare i parenti dei ricoverati per informarli del loro stato di salute, ma nessuno ha pensato a sfruttare noi giovani, spesso asintomatici, per aiutare chi non deve correre rischi. Ci hanno solo chiesto di rinunciare a tutto. E questo pesa molto”. Nella sua lettera ci sono anche la difficoltà – e la immaginiamo diffusa – di chi non ha a disposizione un pc, lo sfogo e la frustrazione di chi vorrebbe ma non può.
Quanti giovani si trovano nella situazione descritta? E il problema di fondo che traspare dalla lettera pubblicata dal “Corriere della Sera” come si può capire, è ben più ampio della “semplice” chiusura/riapertura delle scuole e riguarda piuttosto la considerazione della gioventù, l’importanza data da un Paese alle nuove generazioni. In fondo, la scommessa sul futuro. Vale la pena di riflettere.
Tornando al tema scuola, un’altra sottolineatura sull’importanza della riapertura è venuta in questi giorni dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, e dall’Unesco, i cui rappresentanti si sono incontrati (in “call”, naturalmente) con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. L’Oms – spiega una nota di Viale Trastevere – “sulla base di dati e informazioni aggiornati, ha affermato che l’impatto dei contagi nelle scuole risulta essere limitato, che la trasmissione tra gli studenti avviene soprattutto fuori da scuola e che, in ogni caso, la probabilità di contagio risulta più bassa nei bambini. È stata ribadita, dunque, l’opportunità di rendere i provvedimenti di chiusura delle scuole il più possibile limitati e circoscritti, garantendo sempre la massima attenzione agli studenti con difficoltà”.
E la Ministra? “Sono convinta – ha detto – che dobbiamo fare ogni possibile sforzo per tenere le scuole aperte. È un nostro dovere garantire un’istruzione di qualità alle nostre studentesse e ai nostri studenti”. E ha aggiunto: “Quando le regole sono rispettate le scuole sono fra i luoghi più sicuri per i nostri ragazzi”.
Parole sante. Chissà che non si cambi passo.