Gli usurpatori della sovranità

Il presidente della Repubblica ha denunciato il “grave rischio” rappresentato dalla “concentrazione in pochissime mani di enormi capitali e del potere tecnologico”

Gli usurpatori della sovranità

Lo strapotere economico ma anche politico di quelli che il presidente Mattarella ha definito “usurpatori di sovranità” è l’aspetto più inquietante della sfida che oggi la democrazia si trova ad affrontare su scala globale. Ma il problema si pone anche all’interno degli Stati come il nostro, con le forze politiche chiamate a scegliere tra la tentazione di complicità con coloro che attraverso enormi risorse finanziarie e tecnologiche sono in grado di condizionare radicalmente la formazione del consenso e il coraggio di opporre a questa deriva il consolidamento delle istituzioni democratiche e il rilancio della partecipazione popolare.
Le dinamiche in corso non sono del tutto nuove, ovviamente. Affondano le loro radici nella vicenda stessa delle comunità umane organizzate e la storia delle dottrine politiche ne conserva ampiamente traccia. Nel Novecento, tuttavia, si è registrata un’accelerazione vistosa di questo processo e la riflessione su di esso è testimoniata in modo esemplare dal radiomessaggio di Pio XII del Natale 1944 di cui proprio in questi giorni si ricorda l’anniversario. In quel celebre discorso, papa Pacelli si soffermava tra l’altro sulla differenza tra popolo e massa, con accenti veramente profetici. “Il popolo – diceva il Pontefice ottant’anni fa – vive della pienezza della vita degli uomini che lo compongono, ciascuno dei quali…è una persona consapevole delle proprie responsabilità e delle proprie convinzioni. La massa, invece, aspetta l’impulso dal di fuori, facile trastullo nelle mani di chiunque ne sfrutti gl’istinti o le impressioni, pronta a seguire, a volta a volta, oggi questa, domani quell’altra bandiera”.  Quando poi Pio XII sottolineava “il pericolo che l’egoismo del dominio o degli interessi prevalga sulle esigenze essenziali della morale politica e sociale, e che le vane apparenze di una democrazia di pura forma servano spesso come di maschera a quanto vi è in realtà di meno democratico”, prefigurava uno sviluppo, o per meglio dire un’involuzione, di cui solo oggi cogliamo appieno la portata.
Torna alla mente il già citato discorso alle alte cariche dello Stato in cui il presidente della Repubblica ha denunciato il “grave rischio” rappresentato dalla “concentrazione in pochissime mani di enormi capitali e del potere tecnologico”, con “potenze finanziarie private” che sono capaci di “sfidare le prerogative statuali”, assicurandosi di fatto “il monopolio in diversi settori fondamentali”, fino alla “costruzione di circuiti monetari paralleli”. “Pochi soggetti con immense disponibilità finanziarie” (“non uno soltanto”, come ha precisato Mattarella consapevole che il pensiero sarebbe corso inevitabilmente a Elon Musk) che “tendono a sottrarsi a qualsiasi regolamentazione” e perseguono “il progressivo svuotamento del potere pubblico”, intaccando “la stessa idea di Stato per come l’abbiamo codificata e conosciuta nei secoli”.
Su questa prospettiva incombono incognite radicali – che ne sarà delle libertà e dei diritti? Chi potrà/dovrà garantirli?  – e una certezza: a pagare il prezzo più alto saranno i più vulnerabili, non soltanto coloro che oggi siamo soliti considerare tali, ma tutti coloro che lo diventeranno in quanto vittime di una selvaggia e verticistica selezione. Altro che costi della globalizzazione! Il dramma è che manca o è inadeguata la consapevolezza collettiva di questo andamento e una delle cause principali di tale carenza è proprio nel monopolio delle reti di comunicazione da parte degli stessi soggetti che bisognerebbe sottoporre a controllo critico. Un ruolo fondamentale in controtendenza potrebbe essere svolto dalla politica e dai partiti, se questi fossero capaci di convergere nel ridare valore allo spazio pubblico, in una chiave di autentica partecipazione democratica. Ma per ora sembra prevalere in molti la preoccupazione di accreditarsi come interlocutori privilegiati dei vincitori di questa fase.

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Fonte: Sir