Galassie e Quaresima. L’anomalia più grande
La Risurrezione non è una scoperta scientifica, ma può cambiare il nostro modo di approcciarci alla morte e alla vita, ci mette in gioco, ci sfida

C’è un momento, nella vita di uno scienziato, nel quale la vera scoperta non è un risultato che conferma una teoria, ma uno che arriva seriamente a sfidarla. Dati raccolti che si muovono al di là del limite, anche se di poco, sono in grado di mettere in crisi quanto conosciuto fino a quel momento e costringono ad aprire la teoria ad altre ipotesi, a cercare soluzioni diverse, spiegazioni alternative. La vita, in quel momento, chiede un surplus di energia: la meraviglia, un po’ di sana incredulità, la ricerca di soluzioni in un clima di confronto continuo danno nuovo impulso alla propria attività di ricerca, con la consapevolezza che non si tratta di soli e semplici traguardi personali, ma di un patrimonio che sarà a beneficio di tutti. È quello che sta succedendo con i nuovi, sorprendenti dati raccolti dal James webb space telescope, che ha intercettato la luce di galassie lontanissime da noi nello spazio ma soprattutto nel tempo. Una in particolare, JADES-GS-z13-1 (dal nome del programma che ha permesso di catturarla), è una delle galassie più distanti mai osservate, con un redshift record di circa 13 (il redshift è la misura dello “stiramento” della luce dovuto all’espansione dell’universo nel corso del tempo), che la pone in un universo giovanissimo, a soli 330 milioni di anni dopo il Big Bang. Che cosa rende questa galassia speciale, oltre alla sua lontananza e alla sua giovane età? Il fatto che mostri una produzione di atomi ionizzati di idrogeno molto più alta rispetto al previsto. A quell’età l’universo dovrebbe essere immerso in una nube di idrogeno neutro capace di assorbire quell’energia, e quindi di bloccarla alla nostra ricezione. Invece è arrivata fino a noi, probabilmente a causa di una forte formazione stellare o per la presenza di un nucleo galattico attivo. Ciò significa che quella nube di idrogeno neutro probabilmente è stata ionizzata e resa trasparente a quella specifica radiazione prima di quanto ci si aspettasse. La conseguenza è che, se i dati sono confermati, sarà necessario rivalutare l’evoluzione dell’universo primordiale così come ipotizzato finora. La scoperta di JADES-GS-z13-1 pone interessanti punti di domanda, ma soprattutto mette in evidenza quanto poco ancora conosciamo dell’Universo nelle prime fasi della sua esistenza e quanto le nostre teorie siano in continua evoluzione. La postura di chi si occupa di scienza è proprio questa apertura costante e necessaria alla novità, anche quando disturba, perché ancora non compresa. Bisogna fare ogni volta la fatica di ricominciare, passare tutto in rassegna a partire da un sano scetticismo, fino ad arrendersi all’evidenza di qualcosa che necessita di una ricomprensione.
Ma queste considerazioni non si fermano solo alle scoperte astrofisiche o alla scienza in generale: nella quotidianità siamo più propensi ad aspettarci conferme piuttosto che smentite. Le novità che non rispettano i nostri requisiti ci fanno paura, cerchiamo di evitarle, di far rientrare tutto nella norma. L’eccezione alla regola ci può stare, ma solo se è un caso sporadico che non intacca il risultato atteso. Eppure ci sono novità che non possiamo evitare, che ci rimettono in gioco, che ci chiedono di rivalutare la storia, di cercare punti di vista alternativi e di allargare lo sguardo oltre l’ordinarietà. E quando non si vuole raccogliere la sfida, a causa di interessi troppo alti, si finisce per eliminare direttamente il problema alla radice. È quello a cui stiamo assistendo oggi in ambito internazionale, dove basta la parola di un presidente per cancellare problemi come il cambiamento climatico, o annullare anni di ricerche solo per motivi ideologici. Ma è ciò che è accaduto anche a Gesù con scribi e farisei o davanti a Pilato; è la difficoltà dei discepoli di Emmaus ad accettare che la croce sia un momento fondamentale per la storia della salvezza; è il rifiuto di credere davanti a una tomba vuota al punto di inventare il furto di un cadavere per non perdere la faccia. In questi ultimi giorni di Quaresima ci troviamo a dover fare i conti con qualcosa di inaudito. Non è una scoperta scientifica, ma può cambiare il nostro modo di approcciarci alla morte e alla vita. Mette in gioco la nostra esperienza di fede, la capacità di vivere la speranza, l’orientamento del nostro cammino su questa terra. Chiede di lasciar aprire sguardo e orizzonti oltre la linea di confine con quanto siamo disposti ad accettare. La risurrezione è l’anomalia più grande della storia dell’universo. Può lasciarci indifferenti, o può cambiarci la vita.