Foggia, feriti altri tre lavoratori migranti. “Scia di violenze gravissime”
L’ultimo caso ieri. La denuncia di Intersos: “Da dieci giorni, dalle minacce verbali si è passati ai fatti con una serie di eventi molto simili"
ROMA - L’ultimo episodio risale a ieri: tre ragazzi in bicicletta, mentre andavano al lavoro, sono stati colpiti alla testa ad altezze diverse della stessa strada statale. Una di queste è ora ricoverata in ospedale, con una frattura scomposta orbitozigomatico destra con evidente lesione cutanea ed edema palpebrale, ora in attesa di operazione e di consulenza oculistica. A denunciare la scia di violenza nei confronti dei lavoratori agricoli nel foggiano è Intersos. “Da mesi i lavoratori, in massima parte migranti dell'Africa sub-sahariana, che assistiamo con il nostro progetto sanitario mobile nei ghetti della provincia di Foggia, ci riferiscono crescenti intimidazioni da parte di italiani - sottolinea Alessandro Verona, referente dell’area medica -. Riferiscono minacce verbali di violenza e anche di morte, subite spesso quando transitano a Foggia da e per il lavoro, a piedi o in bicicletta. 'L'aria è cambiata, vi ammazziamo tutti', ci hanno raccontato di aver sentito in questi mesi”.
Secondo Intersos negli ultimi 10 giorni dalle minacce si è passati ai fatti. Una serie di eventi gravissimi e violenti, ripetuti, alla stessa ora dell'alba e nella stessa prima periferia della città di Foggia, in un'area dove abitano diversi lavoratori africani. Il 13 luglio due persone sono state colpite alla testa da pietre lanciate da un’auto. Il 15 luglio, con la stessa dinamica, nella stessa area e sempre all’alba, vengono colpite tre persone, tutte alla testa. Il 17 luglio, di nuovo nella medesima zona e all’alba, mentre si reca al lavoro in motorino, un lavoratore viene speronato da un’auto. Nell'impatto perde un dente e si procura una ferita lacerocontusa al labbro inferiore. Mentre è riverso a terra sente una persona scendere dall’auto e colpisce con forza il motorino. Il 23 luglio, tre persone in bicicletta, ognuna in viaggio da sola verso il lavoro, vengono colpite alla testa ad altezze diverse della stessa strada statale. Una di queste è ora ricoverata in ospedale".
“Già lo scorso anno si sono verificate aggressioni simili, con lancio di bottiglie d'acqua, da auto in corsa, sistematicamente denunciate delle vittime - aggiunge il responsabile di Intersos -. Queste violenze sono state inflitte sempre al sorgere del sole, sempre e soltanto a spese di lavoratori africani. Le vittime hanno riferito che i responsabili sono italiani”. Le persone, dopo aver ricevuto le cure ospedaliere, sono assistite da Intersos per l'aspetto sanitario, da Asgi per l'aspetto legale, e dalla Cgil. “Sono fortemente scosse, e così come il resto della comunità dei lavoratori vivono nella preoccupazione di questo clima persecutorio, che si aggiunge alla precarietà dello sfruttamento lavorativo e delle difficili condizioni abitative, senza valide alternative date dalle istituzioni - conclude Verona -. Segnali molto preoccupanti che sono stati poco narrati, così come poco narrato dai media è stato l'omicidio di Daniel Nyarko, 51 anni, cittadino ghanese, ucciso il 28 marzo scorso con due colpi di arma da fuoco sparati da ignoti pochi chilometri ad est di Borgo Mezzanone, mentre tornava a casa in bicicletta dopo aver fatto la spesa. Era custode di una masseria, la comunità ghanese ci ha riferito che in passato l'aveva difesa da tentativi di furto, facendo arrestare i ladri. Oltre ad interrompere questa violenza di stampo razzista arrestando gli aggressori, deve essere condannata anche la narrazione politica discriminatoria e strumentale su cui si generano queste brutalità, in clima sempre più inumano”. (ec)